Non tutti hanno chiaro cosa significhi il termine inflazione, a molti, infatti, non è sufficientemente evidente che il processo col quale il danaro si polverizza, perdendo valore, si denomina appunto inflazione. Da qui, è più facile comprendere che il tasso di inflazione è la velocità con la quale la moneta perde il suo valore, il suo potere d’acquisto, si “polverizza” insomma, arrivando, a volte, a diventare anche cartastraccia. E qui, non pochi sono gli esempi che ci offre la storia, anche molto recente.
A ciò va aggiunto che l’argomento inerente all’inflazione non si affronta più con una certa forza, almeno in Italia, da circa un trentennio, perché la velocità di perdita d’acquisto della moneta è stata bassissima, fatta esclusione del biennio 2002-2004, quando entrò in vigore l’Euro.
Nelle ultime settimane tra gli argomenti centrali nel grande sistema dei Media, riappare l’inflazione, che non interessa solo l’Italia, ma tutta l’Europa e giunge sino agli USA. L’allarme è scattato qualche mese fa, quando il ritmo di perdita del valore del danaro è diventato significativo e insolito, rispetto ai decenni precedenti. Le ultime rilevazioni ci dicono che in Italia la moneta sta perdendo valore di circa l’8-9% all’anno, mentre in Europa abbiamo superato il 10%. Questo significa che, facendo riferimento a 1.000 Euro, questi l’anno prossimo conserveranno solo la dicitura 1.000 Euro, ma di fatto con essi potremo acquistare solo merce che oggi vale 900 Euro.
Ma quali le origini dell’inflazione? Sostanzialmente sono due. L’inflazione si mette in moto o perché i consumatori e gli investitori spendono troppo, creando tensioni nel sistema produttivo, che si vede costretto ad aumentare i prezzi in quanto non riesce a produrre di più, o perché i produttori, specialmente di beni primari, decidono di alzare i prezzi e rastrellare danaro.
A tal proposito, l’ultima grande inflazione a cui noi italiani abbiamo assistito e vissuto è stata quella che si avviò negli anni ’70, per effetto dell’aumento, peraltro anche improvviso e inaspettato, del prezzo del petrolio da parte degli stati arabi.
Quella attuale appare identica, essendo dovuta all’aumento dei prezzi al consumo di gas e petrolio, che nel 2022 sono stati altissimi. E tutto lascia immaginare che non vi siano altre giustificazioni che quella di rastrellare denaro. Si parla di rastrellamento e non di profitti, perché il profitto non l’unico obiettivo del capitalismo, anzi appare di secondo piano. Il rastrellamento di danaro, per chi detiene i poteri forti, ha varie funzioni, che non è il caso di trattare in questa sede.
Ma vediamo chi risulta colpito dall’inflazione. Innanzitutto chi ha molta liquidità, e tutti sanno che gli italiani hanno molte liquidità. Negli ultimi tre anni il livello dei depositi in Italia è aumentato velocemente e in maniera insolita. In seconda battuta, chi soffrirà per quest’inflazione saranno i percettori di reddito fisso. E questo perché le pensioni e le remunerazioni dei dipendenti crescono molto lentamente all’inflazione che è molto più veloce. Al riguardo v’è da dire che in questi giorni le posizioni di molti percettori di reddito fisso sono state migliorate. L’esempio ne è l’aumento degli stipendi nella Sanità, nella Scuola e nell’Università, ma anche alcune imprese private di grandi dimensioni hanno corretto le remunerazioni dei loro dipendenti. Per i pensionati s’è invece fatto poco, e sono coloro che più di tutti soffriranno.
Va da sé che l’inflazione colpisce soprattutto le remunerazioni più basse, quelle che a mala pena contribuiscono alla sussistenza del percettore.
Ed ancora soffriranno per l’inflazione chi ha crediti di vario genere, soprattutto con scadenze lunghe. In sintesi, coloro che pagheranno il prezzo dell’aumento della benzina e del gas, saranno coloro che hanno grosse disponibilità liquide, chi ha un reddito fisso e basso, e chi ha molti crediti.
Chi si avvantaggia, invece, del processo inflazionistico? Ma di sicuro chi ha molti debiti a tasso fisso e tra questi in Italia abbiamo lo Stato italiano che è indebitato sino al collo, che sicuramente si avvantaggerà della perdita di valore del suo Debito Pubblico. E volendo entrare più nello specifico, chi possiede Obbligazioni e titoli di Stato a tasso fisso, vedrà delle perdite in conto capitale considerevoli, a due cifre insomma.
In tutto questo, coloro che rimangono indifferenti al processo inflattivo sono i proprietari di beni materiali e soprattutto di immobili.
Per il futuro poco si può dire, perché una volta che si è messa in moto la spirale di aumento dei prezzi, nessuno sa quando il sistema economico ritroverà un nuovo equilibrio. Tra le altre, la BCE con la Banche centrali, si sta muovendo molto lentamente, anche perché aumentare il tasso di rifinanziamento non è sufficiente, quando l’inflazione è stata scatenata dai produttori, e nello specifico da chi commercializza gas e petrolio.
Samuele de Benedetto