La “spedizione azzurra” a Tokyo 2020 si conclude con il record di 109 medaglie vinte sia alle Olimpiadi che alle Paralimpiadi, issandosi nel medagliere complessivo al 10° posto, con il record di 69 medaglie al collo delle Paralimpiadi 2021.
“Che fantastica questa fiesta” direbbe Raffaella Carrà scomparsa a poche ore dalla semifinale contro la Spagna, eppure è tutto vero: l’Italia è Campione d’Europa, 53 anni dopo la prima volta!
E nonostante tutto, faccio ancora fatica a scriverlo, ma non ditelo a Roberto Mancini il primo e unico a credere dall’inizio in questo miracolo. Un percorso incominciato all’indomani della sconfitta contro la Svezia che ci è costata l’esclusione dai mondiali in Russia del 2018 e che ora ci riporta ai vertici del calcio internazionale.
C’eravamo lasciati alla vigilia delle semifinali, ci ritroviamo a respirare “Venti Europei” dal tetto d’Europa, da quel gradino più alto del podio che ci sfuggiva in un Torneo Internazionale proprio dal 2006, e non è per niente male la visione da qui dove si può ammirare un’Europa che da sempre ci bistratta mettendoci in fila sulla scia di indicatori economici che ci vogliono ai margini delle superpotenze, ma che oggi ci rende omaggio.
Abbiamo giocato contro un’Inghilterra fin troppo spavalda, già sicura di vincere al suono di It’s coming home (sta tornando a casa) ribadendo la paternità del gioco del calcio. Abbiamo affrontato uno stadio, Wembley, tirato a lucido per i padroni di casa, fin troppo antisportivo per essere vero. Siamo sicuri che sono loro a doverci dare lezioni di tifo e fair play? I fischi all’inno d’Italia suggeriscono di no. E alla fine di un viaggio lungo un mese la coppa è tornata a casa, sì ma a Roma da dove l’Italia è partita l’11 giugno nella gara inaugurale di questo entusiasmante torneo, fino ad arrivare alla cornice di Wembley, il tempio del calcio che ha incoronato i nostri Azzurri sotto gli occhi lucidi e gioiosi del Presidente Mattarella.
Una squadra senza stelle che mai come quest’anno si è compattata attorno ad un gruppo solido che ha saputo superare le difficoltà della mancata qualificazione ai Mondiali, trasformando la delusione in tensione positiva e cattiveria agonistica. Merito del ct Roberto Mancini bravo ad infondere fiducia ad ognuno di loro, ha poi ricostruito la Nazionale partendo dalle fondamenta, ricreando l’armonia della sua Sampdoria capace di vincere lo scudetto nel 1991, affidandosi all’amico e gemello del goal, Vialli. Iconico il loro abbraccio a fine partita perché nelle loro lacrime c’erano tutte le sofferenze personali e sportive e c’era la consapevolezza di aver ridato un pizzico di fiducia ad una Nazione in cerca di punti di riferimento, di qualcosa in cui credere, a cui agganciarsi per tornare a sognare.
Lo storico Primo Ministro britannico, Winston Churchill, diceva che “gli italiani prendono le partite di calcio come se fossero guerre”. Sarà pur vero, ma questa festa ce la meritiamo tutti. Il tricolore sui balconi, i caroselli, i pianti di gioia… finalmente siamo tornati protagonisti in Europa dopo un anno a dir poco travagliato, perché il calcio si conferma ancora una volta termometro di una Nazione che per prima nel Vecchio Continente ha vissuto il dramma di un virus che ha cambiato le nostre vite e che ha voglia di notti magiche.
Finalmente ci siamo: dopo aver tessuto la tela di un immaginario dipinto rinascimentale che ci ha portato ad attraversare il Vecchio Continente partendo da Roma, fino ad arrivare a Copenaghen e Baku, è arrivato il momento di dare il via al ballo delle debuttanti. A partire da noi, i più titolati tra le quattro invitate, ma alzi la mano chi si sarebbe aspettato di vederci lì a lottare per l’accesso alla finale dell’11 luglio!
Mentre in tutto il Paese le roventi temperature infiammano l’inizio di quest’estate 2021, il campionato Europeo di calcio è giunto alla terza settimana, la più importante, perché senza appello: chi sbaglia, torna a casa. E tutti noi sabato scorso, abbiamo pensato fosse arrivata già l’ora di riporre in valigia le nostre speranze di notti magiche, quando, al 65° minuto di Italia-Austria, la difesa azzurra incassava il suo primo goal del torneo. Per nostra fortuna Arnautovic si trovava in posizione di fuori gioco, rendendo irregolare la rete del vantaggio austriaco.
Tornano a soffiare venti europei sul nostro giornale portando con sé quanto di tragico, ma allo stesso tempo meraviglioso, abbiamo visto a Copenaghen il pomeriggio del 12 giugno scorso. Il riferimento è al malore che ha colpito il 29enne centrocampista della Danimarca Cristian Eriksen durante Danimarca – Finlandia, salvato dalla prontezza dei soccorritori e da quella dei suoi compagni di squadra. Gli stessi compagni di squadra che pochi secondi più tardi hanno contribuito a dare un significato visivo alla parola gruppo. Molto spesso negli sport di squadra sentiamo dire “fare gruppo” oppure “siamo un bel gruppo” sono sicuro che da qui in avanti penseremo tutti ai giocatori della Danimarca disposti a cerchio attorno allo sfortunato compagno di squadra, per proteggerlo dagli sguardi delle telecamere nei concitati momenti in cui i medici lo soccorrevano.
Lo scorso venerdì 11 giugno con il match inaugurale dello Stadio Olimpico di Roma tra Italia e Turchia, hanno preso avvio gli Europei di calcio 2020. A distanza di un anno per consentire ai rispettivi Campionati nazionali di svolgersi per lo stop da Pandemia, 24 selezioni si contenderanno il Titolo europeo da qui all’11 luglio.
Sono servite tutte le frecce della faretra giallorossa per avere ragione di un Chievo pungente come il freddo della serata veronese.
Archiviata la sosta per le nazionali, il Lecce riparte come se non si fosse mai fermato. E lo fa con un’altra goleada. Dopo i cinque gol rifilati all’Entella stavolta tocca alla malcapitata Reggiana subire la furia dei giallorossi, che seppelliscono gli emiliani con sette gol ed uno strapotere tecnico a tratti imbarazzante.
L’Italia strapazza anche la Bosnia nell’ultimo match del girone e vola alle Final Four della Nations League in programma tra un anno, quasi sicuramente a Milano e Torino.
Grazie ai gol di Jorginho su rigore e di Berardi, l’Italia vince e si riprende la testa del gruppo 1 della Lega A di Nations League.
Chi sostiene che il Lecce sia, almeno dalla cintola in su, una potenziale macchina da guerra costruita per la promozione, da stasera avrà ulteriori argomenti per sostenere la propria tesi.
Al terzo tentativo il Lecce trova il primo successo al Via del Mare, battendo 3-1 un Pescara incerottato e sempre più in crisi. Un successo che porta la firma di Massimo Coda, nel bene e nel male, e soprattutto di Mariusz Stepinski, autore di una doppietta e di una prestazione finalmente all’altezza delle sue credenziali.
Sono due punti gettati al vento quelli che il Lecce lascia sul campo del Cosenza. Contro i calabresi di mister Occhiuzzi i giallorossi non vanno oltre l’1-1, dopo aver dominato in lungo e in largo l’intero primo tempo.
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03 Dicembre 2021