Nel mio precedente articolo della scorsa settimana avevo affrontato il rapporto tra cultura e web da dove è emerso di quanto importante sia il processo di digitalizzazione degli Archivi Storici Italiani anche alla luce di una maggiore utenza dettata dalla capillarità degli strumenti informatici, e di quanto ciò potrebbe rappresentare uno slancio per il nostro Paese. E dunque continuando a parlare di digitale, non possiamo fare a meno di notare quanto, nonostante questa rivoluzione informatica abbia trasformato ogni aspetto del nostro quotidiano, ancora facciamo fatica ad abbandonare definitivamente i fogli di carta. Personalmente infatti, li preferisco agli schermi del pc o del telefono quando oltre a leggere devo anche memorizzare. Ma prima di proseguire in questa riflessione, facciamo un passo indietro quanto mai necessario per avere una visione d’insieme.
È tempo d’autunno, tempo di riflessioni, tempo di semina. L’idea della semina mi fa superare la visione nostalgica di questa stagione e mi rimanda ad un’immagine di speranza e di possibilità dove i semi diventano parole e le parole si fanno seme. Come il seme, se curato, cresce e ci regala il suo frutto, così le Parole, se coltivate, danno vita a storie coinvolgenti, sono fonte di bellezza, di poesia, di nutrimento per l’anima. Nutrimento che può essere leggero e divertente, per questo non posso fare a meno di parlare dei “Giochi di parole” che tanto mi appassionano e che spesso adopero nell’insegnamento della Lingua italiana.
Il più delle volte, nella Scuola, il tempo da dedicare alle materie artistiche viene assorbito da quelle ritenute più importanti come l’italiano o la matematica. E nonostante l’Arte, insieme alla musica e al teatro, giochi un ruolo essenziale come strumento trasversale per tutte le discipline, è ancora relegata a una funzione piuttosto marginale.
Trovarsi in classe la mattina e vedere entrare i bambini con un gli occhi sorridenti è davvero un buon inizio di giornata. Sentirsi dire “Buongiorno maestra!” accompagnato da… un bel sorriso sdentato mi mette allegria e mi fa cominciare con il piede giusto. Magari strada facendo i sorrisi si perdono, ma è più facile che si moltiplichino dato che i bambini colgono più degli adulti gli aspetti ironici della realtà e non trattengono la propria ilarità. A volte è sufficiente uno scivolone, come lo “scoppio” dell’inchiostro di una penna o uno strano verso per rompere l’incantesimo del silenzio appena conquistato.
Da poco più di un mese la Scuola ha aperto i suoi spazi vedendo alunni e tutto il personale scolastico, dai docenti, agli impiegati a vario titolo, tutti impegnati in un rientro alquanto entusiasmante, sebbene si presenti complesso e delicato. Ciò dovuto ad una certa confusione per le tante lezioni dello scorso anno tra modalità in presenza e modalità a distanza, che inevitabilmente, ha lasciato uno strascico importante.
La Scuola dove insegno da molti anni, ha la fortuna di avere un giardino che è situato proprio fuori dalla mia aula. Al centro troneggia, fiero, un albero di falso pepe che è lì da sempre, pronto a scandire il tempo delle stagioni e degli anni che passano. É un albero generoso, regala la sua ombra per tutta la mattinata e i suoi lunghi rami sembrano accogliere i bambini quando gli corrono incontro.
“Ragazzi mi dite che cosa significa snitchare?” Rivolgo questa domanda ai mieli allievi di terza media, mentre durante l’ora di italiano leggiamo il libro di narrativa “La guerra dei like” di Alessia Cruciani (Piemme). Sento una risatina, un’ombra di stupore si disegna per un attimo sui loro volti. “Significa rivelare un segreto prof!” “Ah! Grazie ragazzi, era difficile da comprendere” commento prima di riprendere la lettura.
L’esame di Stato, che vede in questi giorni impegnati ancora tanti ragazzi, rimane un momento di verifica importante nel processo di crescita e di formazione. Vissuto con stati d’animo diversi, si cristallizzerà per tutti in un ricordo che continuerà a riemergere nel tempo. Così, da docente che ha ricoperto più volte l’incarico di commissaria interna, lasciata da poco la scuola, ritorno con la narrazione a “rivivere” una giornata di esami con una mia classe…
Maestra, ti posso portare a casa? È la domanda che Sofia, una mia alunna di sette anni, mi ha rivolto l’ultimo giorno prima di una delle tante chiusure della scuola poiché, abituata ad abbracciarmi e ad essere coccolata, non accettava l’idea di “stare ancora lontana dalla maestra e dai compagni”. Ed è sempre lei che, insieme ad un gruppo di bambini, continua ad indossare il grembiule anche durante la DaD nel tentativo di ricreare l’ambiente scolastico anche a distanza e, si sa, che attraverso uno schermo è davvero difficile!
Il rientro a scuola, dopo le vacanze natalizie, nonostante le restrizioni è come lo avevo immaginato! I bambini sono arrivati euforici e incontenibili con tanta voglia di raccontare a tutti i costi aneddoti riguardanti le loro giornate di festività trascorse con parenti e amici, tra tombolate e cenoni, ma soprattutto con una grande voglia di descrivere i regali ricevuti da Babbo Natale e dalla Befana.
Con gli Esami di Stato e di laurea, nella sessione estiva, molti saranno i giovani che affronteranno per la prima volta il gran problema del cercare lavoro. E così continuano gli esami, perché ancora una volta tutto dipenderà da questi e ovviamente dalle capacità di affrontarli, in termini di volontà e determinazione. Ma come affrontare questa prova? Questa, che potrebbe essere considerata la prova delle prove?
È iniziato con la prima seduta di ieri il percorso del nuovo Senato Accademico dell’Università del Salento, composto dagli eletti nella tornata dello scorso ottobre.
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