Sul pianeta Terra, a oggi, la popolazione dei social media ha appena raggiunto la quota di 5 miliardi di utenti, secondo i dati forniti da Meltwater, leader mondiale nel settore dei media, della social intelligence e dei consumatori, e We Are Social, l’agenzia creativa a guida sociale, che hanno pubblicato Digital 2024, ultimo rapporto annuale sui social media e tendenze digitali in tutto il mondo.
Esiste in ambito sociologico e antropologico un numero, detto di Dumbar, con cui viene teorizzata le quantità di persone con le quali un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili. Questo numero fu introdotto per la prima volta dall’antropologo inglese Dumbar, da cui prende il nome, e ha un fondamento legato principalmente alle dimensioni fisiche dell’encefalo dei primati sui quali il ricercatore eseguì i propri studi. Il numero di Dunbar oscilla da 100 a 250, e si tende a considerare mediamente che 150 siano le relazioni nelle quali un individuo possa conoscere l'identità di ciascuna persona con cui interagisce attivamente e con le quali sia in grado di relazionarsi con cognizione di causa. Non semplici conoscenti, quindi, ma soprattutto persone che formano una vera e propria rete sociale.
Nel mondo del web la Cultura va a braccetto con il digitale? Nel Medioevo furono gli amanuensi, i monaci incaricati a tramandare e salvare la cultura dal Tribunale dell’Inquisizione attraverso la trascrizione di centinaia di manuali altrimenti andati distrutti. Oggi, in un parallelismo quanto mai azzardato nella forma ma veritiero nei fatti, lo stesso compito spetta ai “digitalizzatori” degli Archivi Italiani. Sebbene, infatti, il rischio che alcuni libri vadano al rogo non ci sia più, il contributo alla società che deriva dalla trascrizione dal cartaceo al formato digitale, in questo caso, rimane invariata dal momento che il web rappresenta una vetrina imprescindibile per la valorizzazione e la fruizione di qualsiasi risorsa. A maggior ragione se si riferisce al settore dei Beni Culturali.
A partire dal XIV secolo, quando cioè l’Uomo ha incominciato a porsi delle domande sulla propria coscienza e ad avere consapevolezza di sé in quanto tale e non più in relazione a Dio, la storia - intesa come studio del passato attraverso fonti scritte – ha fornito un notevole contributo all’ondata di rinnovamento scientifico e culturale che stava attraversando l’Europa, con Firenze capitale economica e centro nevralgico della trasformazione intellettuale, che ha caratterizzato tutto il Rinascimento e l’Umanesimo. Furono quegli anni di vivacità artistica e tecnologica, caratterizzati dal rinvenimento di alcune testimonianze che per secoli hanno custodito storie di uomini e di donne, in cui venne posta particolare attenzione verso la neonata Archeologia, grazie al riaccendersi dell’amore per il mondo classico. Paternità riconosciuta a “Ciriaco d'Ancona”, umanista, epigrafista e viaggiatore, vissuto a cavallo tra la fine del 1300 e la prima metà del 1400, il cui ritratto, opera di Benozzo Gozzoli, è custodito presso la Cappella del Palazzo dei Medici a Firenze.
Dopo la nascita delle armi nucleari, dagli anni '50, si avviò la costruzione delle centrali elettronucleari, ovvero per la produzione di energia. È quello che si può definire il nucleare "buono", perché non ha nessuno scopo bellico, ma ha solo un utilizzo civile.
E così anche la Scienza e la Medicina sono state palesemente ridotte ad opinione, come è giusto che sia, dal momento che ambedue rappresentano delle possibilità di interpretazione e gestione della Realtà. Proprio la questione coronavirus ha disvelato con forza che esistono una Scienza e una Medicina di Regime ed una Scienza ed una Medicina non di Regime. Insomma, due possibilità, due proiezioni, dove la prima è imposta e l’altra è relegata, per così dire, al ruolo di “opposizione”. Certamente, molti studiosi si stanno impegnando per formulare un’accettabile “Teoria del Tutto”, ma rimaniamo pur sempre a livello di teoria: la Realtà e la pratica, come l’implementazione, sono altre cose.
Settantacinque anni dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki che segnarono la caduta del Giappone imperiale, non è difficile credere che le armi nucleari siano ancora le più pericolose armi di distruzione di massa esistenti.
Non molte settimane fa il programma "Mille papaveri rossi", ha trasmesso un vecchio documentario sulla storia della bomba atomica. Si tratta di sei puntate, dirette nel 1963 dal regista Virgilio Sabel, che focalizzavano l'attenzione su un aspetto spesso trascurato e sottovalutato quando si parla della storia: il ruolo dello scienziato e della comunità scientifica del suo tempo.
La corsa alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica pare pienamente intrapresa anche nel nostro Salento, in virtù della sinergia di più enti territoriali e nazionali. Infatti, il Comune di Lecce e la Provincia di Lecce hanno conquistato l’approvazione e la finanziarizzazione del progetto CIT – Centro Innovazione e Tecnologie, quale centro di competenza per sostenere la trasformazione digitale del Salento.
Il futuro apparterrà, molto probabilmente, ai robot, in molti aspetti della vita umana. La tecnologia influenzerà la nostra esistenza ancora più di quanto non lo faccia già oggi. Sempre più sviluppati, i robot saranno in grado di compiere azioni e svolgere mansioni solitamente attribuite alle “braccia umane”, oltre che interagire con gli umani. Tuttavia, spiegano negli ambienti della cosiddetta robotica che lo sviluppo di questi strumenti non dovrà necessariamente significare una totale sostituzione dell’uomo con la macchina, ma, piuttosto, un affiancamento.
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Sul pianeta Terra, a oggi, la popolazione dei social media ha appena raggiunto la quota di 5 miliardi di utenti, secondo i dati forniti da Meltwater, leader mondiale nel settore dei media, della social intelligence e dei consumatori, e We Are Social, l’agenzia creativa a guida sociale, che hanno pubblicato Digital 2024, ultimo rapporto annuale sui social media e tendenze digitali in tutto il mondo.
03 Marzo 2024Esiste in ambito sociologico e antropologico un numero, detto di Dumbar, con cui viene teorizzata le quantità di persone con le quali un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili. Questo numero fu introdotto per la prima volta dall’antropologo inglese Dumbar, da cui prende il nome, e ha un fondamento legato principalmente alle dimensioni fisiche dell’encefalo dei primati sui quali il ricercatore eseguì i propri studi. Il numero di Dunbar oscilla da 100 a 250, e si tende a considerare mediamente che 150 siano le relazioni nelle quali un individuo possa conoscere l'identità di ciascuna persona con cui interagisce attivamente e con le quali sia in grado di relazionarsi con cognizione di causa. Non semplici conoscenti, quindi, ma soprattutto persone che formano una vera e propria rete sociale.
20 Settembre 2023