Lecce e il linguaggio del centrodestra - di Ignazio Del Gaudio

      È ponendo attenzione al linguaggio, al tipo di lessico che si adotta è possibile scoprire i motivi profondi dell’azione o il reale obiettivo che si persegue. E ciò vale anche in politica. Anzi, soprattutto in politica, le parole rivelano la filosofia recondita e profonda, gli obiettivi di un personaggio o di un uomo politico ed ovviamente di una corrente di pensiero, di un partito, di un movimento. Ma c'è di più. Attraverso l'osservazione del linguaggio è possibile intercettare a quale fascia di elettorato o di cittadini ci si sta rivolgendo. Ora, rifacendoci all'ultimo anno di attività politica a Lecce si porranno alcune considerazioni in merito, e soprattutto rifacendoci alle dinamiche delle ultime elezioni.

       In tutto questo, non v'è da obiettare che sia un argomento desueto, passato e stantio, da mantenere in una soffitta polverosa e deserta. E questo perché l'argomento aiuta a capire meglio le grandi differenze rispetto ad oggi, dando così al nostro pensiero e alle nostre riflessioni, una certa profondità, una certa consistenza, allontanandoci da un terreno scarno, esile, desertico.

        E proprio osservando il linguaggio che i vari concorrenti alla carica di Sindaco nell'ultima tornata elettorale che si possono scoprire che lo scenari di centrodestra si è strutturato in tre posizioni strategiche e di principio. Da un lato, si sono collocati i tradizionalisti, ancorati alle logiche partitiche e ad un modo di fare politica interpretate come azioni decise e calate dall’alto, non mancando tuttavia di un’azione di ascolto delle esigenze popolari. E in quest’area troviamo Erio Congedo e il candidato della Lega. Dall’altro, c’è stato chi  ha adotta politiche più moderne e di stampo populista, legate al più puro concetto di rappresentanza. E qui non si chiedono deleghe al popolo, ma si chiede a questo di esprimere le sue volontà e determinazioni, le proprie idee, di partecipare, in definitiva, attivamente alla definizione delle strategie, di cui il politico è portavoce. Qui in questo ambito troviamo la Poli Bortone, sebbene non sia ancora avvezza in maniera completa alle logiche populiste, dato il suo background politico. Ovviamente, in questo quadro è possibile trovare anche una posizione intermedia, decisamente innovativa, che è rappresentata dalla strategia della condivisione, dove l’azione politica è la sintesi tra le scelte del popolo e le determinazioni e le direttive dei partiti. E qui il politico si pone in posizione di intermediario. In quest’area troviamo Messuti, il quale dopo un lungo percorso è riuscito ad approdare a questa soluzione che pare stia gestendo con una certa agilità.

        In buona sostanza, il centrodestra leccese non più di un anno fa si è mosso con questi schieramenti strategici che nelle settimane successivo e subito dopo l'estate hanno perso tale assetto, senza tuttavia addivenire ad una scelta di sintesi, ad una strategia e tecnica politica calibrata, magari orientandosi verso l'impostazione  "tradizionale", o se dando spazio ad una grammatica populista, o se addirittura innovativa. E non è azzardato affermare che proprio in questi giorni e in queste precipue decisioni a venire si sta assistendo al mutamento di “pelle” del centrodestra, dopo un lungo periodo di crisi, dove però non si intravedono ancora un'impostazione ed un linguaggio corale capaci di illuminare la propria identità e quella di chi ha nel cuore i valori di fondo destrorsi.

Ignazio Del Gaudio

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