Archiviato il 2021, è dunque possibile fare un bilancio della politica italiana, e magari anche quella della Terza Repubblica, poiché si tratta, questo, di un anno snodo di particolare rilevanza. E tutto ciò guardando al cittadino medio e cercando di interpretare le sue proiezioni politiche.
È opinione diffusa che il 2021, così come il precedente sarà ricordato per l’incessante avanzare dell’emergenza sanitaria, che ha occupato le prime pagine di tutti i media nazionali. Tuttavia, le nostre considerazioni andranno oltre e dietro le questioni politiche, dove l’attuale congiuntura sanitaria è solo il motivo che ha accelerato alcune dinamiche innescatesi più di un decennio fa, ovvero con l’avvento del Governo Monti, sul finire del 2011.
Giornali e tv ancora per tutto l’anno appena trascorso hanno continuato a mettere in evidenza solo un aspetto dell’Emergenza, ovvero quello statistico-medico: il numero dei positivi in relazione al numero dei tamponi effettuati, per illustrare la crescita o meno della curva dei contagi e tutte le considerazioni a ciò connesse sul piano scientifico. Poco o quasi niente è stato detto sulla reale trasformazione che la società sta vivendo a seguito di questi funesti eventi, i quali, va sottolineato, hanno solo portato a compimento un processo decennale sul piano identitario e della sociabilità: è chiaro ormai da tempo, come ha ben messo in luce il nostro caro Bauman, che la nostra società sia priva di connotazioni ben specifiche a tutti i livelli, a cui oggi neanche la politica si sottrae. E in Italia in particolare proprio l’emergenza sanitaria ha assegnato un robusto colpo all’identità politica del cittadino comune.
Prescindendo dai vertici della politica, di quella che occupa gli scranni di Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama, sono venute meno le vecchie categorie, quelle che per oltre due secoli hanno caratterizzato la politica. È venuta meno quella separazione tra destra e sinistra che ha connotato la cosiddetta Prima Repubblica e soprattutto la Seconda, dove in maniera ancor più evidente il distinguo si è pressoché sbiadito già intorno al 2008. Una distinzione un tempo, chiara in politica, nella quale l’individuo medio si rispecchiava e costruiva la propria identità e, magari, anche le coordinate e il percorso della propria esistenza.
Ma quali le tappe fondamentali di questo processo che ha condotto al non senso le connotazioni tradizionali della politica, dove dunque parlare di destra o di sinistra non ha più alcun significato di peso, se non nella prospettiva nostalgica?
Una prima e progressiva “sfumatura” dei tradizionali valori, ha avuto origine con la comparsa sempre più pregnante, negli ultimi quindici anni, delle liste civiche. Attenzione, però, il fenomeno non ha in ciò la sua precisa origine, che si può collocare con l’avvento della Seconda Repubblica e l’archiviazione delle ideologie. Al riguardo, va detto, che durante gli anni ’90 molto si discusse sulla questione, che tuttavia ha preso a metabolizzarsi nella società solo dopo il 2000, divenendo evidente negli anni successivi.
Il civismo, infatti, spesso confuso col trasformismo alla De Pretis, ha cambiato il dibattito politico italiano perché ha reso possibile la convivenza nello stesso schieramento di significative componenti tradizionalmente sia di destra sia di sinistra, con il risultato che oggi l’elettore non ha più un’identità politica perché non si riconosce in nessun simbolo, dal momento che anche questi ultimi sono scomparsi.
Oggi, l’identità politica di stampo ideologico, quindi, non è più nel sentire comune degli individui. Identità attorno alla quale questi un tempo si aggregavano con forza, la quale riviene, invece, attualmente da moventi diversi: il territorio o un progetto sono, infatti, i fattori principali di affiliazione. Va ricordato che tutto questo si dispiega per la politica di base e amministrativa.
Nel 2021, il processo s’è compiuto perfettamente con l’emergere di nuove categorie, che nulla hanno a che vedere con i termini di destra e sinistra. Oggi, l’identità politica è segnata dalla grande questione sanitaria, ovvero da i vax e i no-vax, categorie nelle quali confluiscono in maniera indifferenziata, rispetto agli schieramenti politici precedenti, i comuni cittadini. È Proprio questo il sentire identitario e il fattore aggregante e di “simpatia”.
E per concludere, va sottolineato il sottaciuto, ma evidente scollamento tra la base e i vertici della politica, i quali, sebbene questi ultimi al governo, sono del tutto desueti e …”fuori moda”.
Questa è dunque la reale novità del 2021: quell’assenza di identità che viene confermata anche dalla diffusione della nuova categoria di chi si dice a favore dei vaccini contrapposta ai cosiddetti “no-vax” che invece li diffidano. In queste due nuove categorie che oggi tengono banco, confluiscono tutte le personalità riconducibili al vecchio ordine. Molto altro si potrebbe aggiungere, ma ci si ferma qui: i grandi cambiamenti epocali richiedono tempo e riflessione per poter avere il loro giusto e armonioso corso.