Indie: che? Il controverso mondo della musica Indie: appunti di musica degli anni 2000 – F. Greco

Indie: che? Il controverso mondo della musica Indie: appunti di musica degli anni 2000 – F.  Greco

          Il genere Indie, storicamente esistente già dagli ’80, prende piede in Italia negli ultimi anni del Novecento. Indie sta per ‘indipendente’ e, per definizione, indica quel genere musicale slegato dalle major, ossia dalle maggiori etichette discografiche, come ad esempio la Sony o la EMI. Ne deriva che un neofita, scevro dalle conoscenze delle dinamiche, della storia e dell’economia inerenti la produzione musicale, potrebbe tranquillamente affermare che la Indie la fanno chi produce da sé il proprio album. Vari studi portati avanti soprattutto negli anni ’70, tuttavia, hanno cercato di guardare oltre questa definizione semplicistica, affermando che, molto spesso, le case discografiche minori, o indipendenti che dir si voglia, siano una sorta di talent scout: lavorano in ambito underground, scovando talenti che, in un secondo momento, le etichette major diffonderanno su un mercato più vasto.

          In Italia il fenomeno del genere/non-genere Indie si afferma a partire dai primi anni del 2000. Sin dall’inizio del nuovo millennio si affacciano sulla scena musicale italiana, infatti, Tre allegri ragazzi morti e Baustelle. Questi ultimi, in particolare, con il loro “Sussidiario illustrato della giovinezza”, sembrano subentrare a Marlene Kuntz ed Afterhours, simboli del rock alternativo degli anni ’90 dello scorso secolo.

          Tra il 2005 e il 2007 è la volta di Offlaga Disco Pax, di Vasco Brondi, alias Le luci della centrale elettrica e di Dente. Negli stessi anni nasce 42 records, etichetta indipendente che muove fuori dal coro del panorama musicale italiano. A questa, bisogna accostare altre etichette slegate dalle major e che nascono dalla necessità di far conoscere voci nuove. Ad esempio la 42 records, intuisce il potenziale di Niccolò Contessa, che, sotto lo pseudonimo I cani, attorno al 2010 inizia a far girare su Youtube il proprio video. Quella di Contessa è una critica cruda ai comportamenti dei “nuovi” giovani, in particolare di quelli provenienti dall’alta borghesia romana. Ma non sono solo l’argomento e i toni utilizzati dal cantautore romano a colpire, ma anche lo stile canoro che va ad ingrossare quella corrente dell’Indie Rock italiano che propone un canto parlato in parte mutuato dal rap per descrivere un’Italia iperlocalizzata nei quartieri, le camerette, il giardino.

          Il gruppo salentino degli Aedo si è proposto come moderno cantore di un nuovo racconto mediterraneo attraverso un intreccio di suoni che spazia dalla tradizione popolare salentina ad una canzone d’autore sensibile alla difesa della terra e dell’ambiente. Come nell’album Saluto al nemico in cui figura La pancia del mostro, che evoca il disastro ambientale ed economico dell’ILVA di Taranto.

          La musica Indie si rivolge senza mezzi termini ai giovani, senza arricchimenti barocchi, con suoni sporchi, allontanandosi dal suono pop, che ben conosciamo della canzone cantautorale italiana. All’interno di questo macro insieme della musica Indie, infatti, è opportuno sottolineare la presenza di varie correnti che vanno dall’Indie Pop all’Indie Rock, e che mutuano da scelte stilistiche e percorsi musicali dei solisti, spesso differenti e distanti.

          Ce lo siamo chiesti altre volte quanto l’avvento e l’uso della rete abbia influenzato, e continui tutt’ora a farlo, il mondo della musica. Certamente, ha avuto notevole importanza nella diffusione di molti brani del genere qui trattato. Per quanto YouTube o Spotify siano strumenti mainstream, ossia volti all’utilizzo di un più ampio pubblico, consentendo una propagazione più ampia della musica stessa, sono mezzi utilizzati anche dall’Indie. Laddove contano le visualizzazioni, artisti come Calcutta arrivano al milione in pochissimo tempo e, certamente, il suo, non rappresenta un caso isolato. Quello che nasce come movimento underground, come specchio di una scena che non è volta al mercato e quindi alla grande distribuzione, trova, ad ogni modo, l’uscita dalla nicchia dove, l’opinione comune colloca la musica Indie.

          La scena musicale indipendente, dunque, è costellata di molti nomi: alcuni presenti da molti anni sul mercato, talvolta in curve ascendenti e discendenti, o viceversa, altri che iniziano a farsi spazio più o meno in maniera discreta. Se Raf si chiedeva cosa sarebbe rimasto degli anni ’80, forse oggi potremmo chiederci cosa resterà della musica Indie tra venti o trent’anni, ovvero se questo movimento-genere sia assimilabile alla musica pop già trattata e ancora oggi cantata o suonata, ripresa, talvolta, da questi stessi artisti, o se rimarrà solo una parentesi, peraltro molto interessante, del denso panorama musicale italiano di questi anni.

Francesca Greco

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