Questa settimana Venti di Ponente ha scelto di presentare, nel suo spazio Versi e Contro-Versi, una poetessa esordiente: Antonella Ventura.
Una salentina per lungo tempo “nascosta” dietro le quinte del grande palcoscenico poetico leccese. In realtà, lei non ha mai cercato lui e il suo proscenio, né lui ha mai cercato lei. Due Mondi che si sono per lungo tempo ignorati, o meglio non si conoscevano, o meglio ancora, non si sono incontrati, ed oggi, invece, l’uno si arricchisce dell’altro e viceversa, tramite la Nostra “intermediazione”.
In linea generale, la poetica di Antonella è semplice, ma non semplicistica, nascondendo, all’attento conoscitore non solo della lingua italiana, ma soprattutto dell’animo, nei suoi guizzi verticali, profondità insondabili. Sovente, infatti, si confondono i virtuosismi con ciò che è arte, con ciò che è poesia. E se per un quadro, la sindrome di Stendhal è garanzia di purezza di un’opera, il brivido alla schiena e la sensazione dell’aura in testa sono gli indizi, invece, dell’essere di fronte ad una grande poetare o di una vera poesia.
Ecco, Antonella, con i suoi versi sorvola scenari di Vita, di per sé indicibili, ma che attraverso una penna “senti-mentale”, riesce a far percepire, a volte attraverso le nebbie della Ragione, a volte attraverso luminosi ed improvvisi fendenti linguistici. Mai tenta, infatti, di forzare la parola, comprendendone i limiti, e dunque le funzioni.
Qui, una sua poesia inedita, ovviamente, sì tarata sul tema amoroso, ma forse sull’eterna condizione dell’Uomo, ovvero quella di pellegrino, di viaggiatore nei deserti del senso e dei sensi. Una poesia che permette declinazioni importanti, soprattutto nel Tempo che stiamo attraversando, dove la ricerca dell’altro si fa impellente e, assieme, sempre più lontana, improbabile. Una poesia, intitolata Dubbi, che dunque, ci appartiene.
Rosanna Gobetti
Dubbi
Vorrei sapere se
porgendo le labbra al cuscino
segno di resa a Morfeo
io ci sono.
Se
le lenzuola che ti avvolgono
sanno di me
e del tuo nudo corpo.
Se
al mattino
quando
salutando la vita
le tue mani cercano i miei capelli
da sfiorare, carezzare.
Se
sono arrampicata ai tuoi Pensieri
sotto la doccia.
Vorrei sapere se
sono sul caldo asfalto che calpesti
e
tra i tuoi importanti dischi, che lieve sfiori.
Se
continui a mandare via il mio volto
che si ripresenta.
Se
sono il tuo bicchiere di vino
per dimenticare
o la medicina da prendere se fa male.
Se
la tua vita alita di me
e di quella tela che non abbiamo mai impresso
e se
in questo folle gioco,
quando chiedi di sapere,
l’immagine di me si allontana
per deserti silenzi.
Intanto….
volo tra nebbiosi cieli
io, inerme nube di fatalistici eventi…
Antonella Ventura