Con riferimento proprio alla questione inerente la ricerca del lavoro o di un’occupazione, termine quest’ultimo più moderno e al passo con le attuali mode comunicative (sono occupato! Ovvero, mi cercano e mi vogliono, dunque esisto…), va evidenziato in prima battuta che, lo status di disoccupato (…chi non esiste, perché non cercato…) è status eroico, è status di massimo contributo alla salute della Nostra economia, è il sacrificio (molto vicino all’olocausto) che la nostra società richiede ad una parte componente di essa per reggere tutti gli equilibri socio-economici e politici.
Senza il disoccupato la Nostra, quella italiana, sarebbe una società diversa e molto più povera ed instabile. La disoccupazione, infatti, paradossalmente genera molta ricchezza. Senza un alto tasso di disoccupazione il sistema produttivo vedrebbe dei “salari” crescenti e da qui un’inflazione crescente, che brucia risorse, rimescola le posizioni sociali dei vari componenti, che tocca profondamente tutti i patrimoni, flagellandoli. Ma c’è di più. Con un’inflazione crescente, e dunque con una moneta che perde valore, i debitori sarebbero enormemente sollevati dai loro oneri e i creditori vedrebbero i loro crediti pari alla cartastraccia. L’alto tasso di disoccupazione, in Italia e dunque, impedisce tutto questo e fa dormire serenamente almeno l’80% della popolazione. Un’ottima scelta di politica economica, avendo come costo il sacrificio solo del 15%-20% della popolazione.
Assodato dunque che essere disoccupato o in cerca di occupazione non è una posizione disdicevole, ma che deve generare rispetto, nonostante gli imbecilli dicano il contrario, si può con un po’ più di serenità mettersi alla ricerca di un lavoro. Di certo, lo stato di disoccupato è pesante, ma, nella prospettiva qui tracciata, il nostro orgoglio e la nostra autostima, indispensabili per andare avanti, non vengono intaccate in maniera devastante, anzi…
Per essere assunti (…in cielo?), come s’è accennato qualche giorno fa, qui, su Venti di Ponente, non basta avere delle competenze stricto sensu (insomma, non è sufficiente una laurea), ma occorre dotarsi anche delle competenze trasversali oltre a delle metacompentenze. A tutto questo occorre, però, aggiungere altri componenti, che ci rendono appetibili o rinsaldino le nostre posizioni di forza. Tra tutti questi, oggi, ci intratterremo solo sul sistema di relazioni di cui dobbiamo essere necessariamente dotati. Noi disoccupati dobbiamo avere delle reti di relazioni!!! Più ampia è la rete di relazioni, maggiori sono le possibilità di “trovare” il lavoro.
Con riferimento proprio alle reti di relazioni, non è fuor di luogo mettere in luce che prima dell’avvento della Repubblica, nel Regno d’Italia dunque, per trovare lavoro si doveva avere la raccomandazione. E cioè, essendo il lavoratore un suddito, doveva essere ri-comandato, ovvero riassegnato da chi deteneva il potere. Essere raccomandati era una questione indispensabile, perché in assenza di questa si era equiparati a dei ribelli, dei libertini, gente bizzarra e da poco.
Con la Repubblica, la lettera di raccomandazione, per vari motivi di cui si parlerà in altra sede, è stata sostituita dalla lettera di presentazione. Ecco, soprattutto per certi impieghi, ci vuole qualcuno che, entro certi limiti, garantisca per Noi. La lettera di presentazione, in generale, si usa negli “ambienti alti”, mentre in tutti gli altri casi sovente si usa una “telefonata”, con la quale chi garantisce per Noi, dà le sue rassicurazioni.
Ora, il vero problema è: chi garantirà per Noi? Questo garante dovrà essere una persona che ci conosce abbastanza. È chiaro che tale soggetto sarà all’interno del nostro entourage familiare e relazionale. Ca va sans dire che la prima attività da svolgere nell’ambito di quelle volte alla ricerca del lavoro è quella centrata sullo sviluppo delle relazioni. Più gente ci conoscerà e a Noi sarà collegata, più saranno le opportunità di avere notizie importanti e strategiche oltre che ci sarà chi verrà a supportarci.
Come sempre, c’è chi nasce con la “camicia” e chi no! C’è chi va a “Milano” con la Ferrari comprata dal padre e chi, non avendo grosse disponibilità, ci deve andare in Panda. Va da sé che chi è inserito in famiglie importanti, fortemente integrate in circuiti di gran rilievo, arriverà a “Milano” in un batter d’occhio, chi, invece, è meno dotato in tal senso, ci metterà un po’ di più e ci arriverà meno comodamente. Ma, è sicuro, tutti arriveremo a “Milano”, se ci muoveremo in maniera opportuna ed adeguata!
Tale realtà, tale inquadramento potranno essere oggetto di biasimo, oggetto di aspri giudizi di valore, ma è quello che è, piaccia o no. Ecco avere degli idealismi o delle idealità va bene, ma è consigliabile, quanto più è possibile, “mettere i piedi per terra” ed accettare la realtà per quella che è.
Così impostato il problema della ricerca di lavoro, deve indurre gli aspiranti a sviluppare le loro reti di relazioni. Ed ecco che far parte di una o più associazioni, di certi gruppi sportivi, attivarsi magari per un certo tipo di volontariato, frequentare determinati salotti, diventa indispensabile, fondante nel complesso delle attività volte alla ricerca del lavoro. Per chi ha estrazioni sociali basse o è ai margini della società, tale lavoro, di relazione appunto, è ovviamente indispensabile e, peraltro, richiede molto tempo, molta pazienza e molte energie, ma non è mai inutile…per arrivare a “Milano”. Buon lavoro!
Ignazio Del Gaudio