Liaison tra la legge di bilancio 2020 e il coronavirus - di Francesco Cavallo

Liaison tra la legge di bilancio 2020 e il coronavirus - di Francesco Cavallo

      È il Coronavirus l’unico responsabile di questa crisi economica? Certamente no! Buona parte dei cittadini italiani sta vivendo una situazione di profonda difficoltà, cosi come tutta la macchina economica e sociale Italia che ha visto il suo meccanismo incepparsi. Ma tutto ciò è conseguenza di un grande percorso, iniziato nel passato e culminato con l’esplosione di questa pandemia, oramai sulla bocca di tutti. In maniera del tutto simile a oggi, la crisi del 2007 ha stravolto gli equilibri economici e costrinse le istituzioni di tutto il mondo a rivedere la propria struttura e le proprie spese in un’ottica di austerity. Questa politica ad oggi è del tutto fallimentare in Italia, se non proprio “dissennata”, con un debito pubblico in perenne ascesa nonostante i continui tagli al sistema pubblico e una crescita produttiva nazionale prossima allo zero.

       Tornando indietro, il mese di dicembre ha visto approvare, non senza notevoli difficoltà, la legge di bilancio 2020, documento con il quale il governo integra ed aggiusta le entrate e le uscite dello Stato in base a prefissati obiettivi, definita in più occasioni dal direttivo “una manovra coraggiosa”. E qui l’unico vero “coraggio” pare essere il perpetrarsi in maniera fissa nell’aumentare il Debito Pubblico. Eh sì, perché ci vuole veramente molto coraggio ad insistere in una politica che è deficitaria ed insufficiente in maniera lampante. Tale manovra peraltro, risulta assenza di vere politiche espansive riducendosi ad una replica del passato, con l’utilizzo di uno strumento usato e abusato, il deficit. Insomma, pare chiaro che si tratti di una manovrina solo per indebitare ulteriormente lo Stato, e nulla più!

     Al riguardo, partendo dai numeri, il provvedimento consta di un importo complessivo di poco più di 30 miliardi, 23 dei quali volti a disinnescare l’aumento dell’IVA (imposta peraltro utilizzata in maniera completamente fuori dai dettati della Costituzione) per il 2020 e parzialmente per il 2021, 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale a carico dei lavoratori, 2 miliardi per il rilancio degli investimenti pubblici e sostegno alle famiglie, e altri 2 miliardi destinati agli incentivi per l’ambiente e l’industria 4.0.

     Tra le priorità del governo nella stesura del documento, vi è stata “l’attenzione” anche verso l’ambiente tramite la realizzazione di una serie di misure volte alla creazione di un vero e proprio “green new deal” con una particolare significanza alla riduzione delle emissioni. Sugli altri fronti prende piede la digitalizzazione di buona parte dei pagamenti, per la lotta all’evasione fiscale, mentre è caldo il tema dei costi sul lavoro, per il quale la manovra prevede un fondo di 3 miliardi per il 2020 alleggerendo il carico sui lavoratori. L’attenzione si sposta sulle famiglie, con le risorse indirizzate alla valorizzazione e al sostegno delle stesse grazie a delle politiche rivolte in particolare alle famiglie con figli e successivamente alla salute con l’abolizione del superticket sanitario.

    E per concludere, il 50% della manovra è stata finanziata ricorrendo al debito (deficit) di 14,5 (pari al 2,2%) e la restante parte con entrate di un tesoretto derivanti da maggiori entrate del fisco (+3 miliardi a fronte dei 7 stimati).

     Il quadro appena esposto si inquadrava in una crescita stimata del PIL parti allo 0,6%, e se la manovra almeno in linea molto teorica doveva indicare la via da intraprendere per una rinascita economica, questa rimane ancora in una fase di profonda stagnazione, anche considerando i competitor europei. Ora, i numeri sono la testimonianza di un sistema che non funziona e di politiche che si concentrano di più al controllo di parametri europei, che alle performance del Paese, ed in ogni casi all’interno di una politica di bilancio mirata solo all’indebitamento dello Stato. In aggiunta una pandemia dalla così rapida diffusione come nel caso del COVID19 non giova alla salute di un sistema pubblico, in particolare quello sanitario.

     Questa imprevista situazione di emergenza viene affrontata attraverso lo stanziamento di 25 miliardi (in saldo netto da finanziare, 20 di indebitamento netto), impattanti in maniera rilevante sulle casse dello Stato già pesantemente sollecitate. Il governo è dovuto ricorrere nuovamente, per evitare il naufragio, al finanziamento in deficit per poter sostenere quei settori che ad oggi risultano più colpiti come la sanità e il sistema produttivo gonfiando un debito pubblico che sempre di più grava sulle spalle dei cittadini. Peraltro, un Sistema Sanitario vicino al collasso, falcidiato da continui e ripetuti tagli in favore della sanità privata e di un sistema prettamente liberale, proprio a causa di un debito che ammonta a 2700 miliardi a fronte di un PIL pari a circa 2000 miliardi con un rapporto del 132% (l’Italia ne condivide il podio con Grecia e Giappone).

     Ma c’è di più. Pare che esista -ed è facilmente riscontrabile- una correlazione diretta tra aumento del Debito Pubblico e dismissione delle attività socialmente utili da parte dello Stato. Debito che rischia di diventare una problematica sempre più urgente da affrontare, tenuto conto della poca collaborazione da parte dei paesi membri del sistema economico, sistema sempre più in bilico. Tant’è che a sostegno delle imprese e dell’economia in questo tempo del coronavirus invece è stata messa a disposizione una maxi liquidità erogata sotto forma di prestito con garanzia dello Stato italiano fino al 90% e lo stop dei pagamenti fiscali e contributivi. Ed ecco che, di fatto si sta passando dall’indebitamento dello Stato, non più esperibile, all’indebitamento delle imprese e forse più in là anche del cittadino comune.

    Sia chiaro, il tutto è ora necessario, ma occorre riflettere sin d’ora su una reale inversione di rotta nelle politiche economiche (oramai non più sostenibili) e sociali, con provvedimenti oculati al fine della creazione di un vero NEW WELFARE STATE oltre ad una gestione di potere che tenga conto, oggi palesemente utopistico, del cittadino.

 

powered by social2s

Questo sito web fa uso di cookie tecnici e analitici. I cookie analitici usati in questo sito sono cookie analitici di terze parti, utilizzati a fini statistici per la raccolta di dati aggregati, gestiti con la tecnologia della anonimizzazione dell'indirizzo IP. Essi non vengono incrociati con altri servizi. Per tali ragioni sono assimilabili a cookie tecnici e, pertanto, l'uso di questi cookie non necessita del consenso preventivo da parte dell'utente del sito. Questo sito non fa uso di cookie di profilazione dell'utente.