Dopo ventiquattro ore di votazioni, via vai dai seggi e attesa, le urne si sono chiuse per tutte e tre le consultazioni di Referendum, Regionali e Amministrative. Il primo risultato certo è la vittoria del SI al Referendum per il taglio del numero dei parlamentari, che passerà dagli storici 945 ai 600, come voluto dalla riforma e da quasi la totalità dei parlamentari.
È così giunto il tanto acclamato taglio al numero dei parlamentari italiani. Tentativo più volte praticato, ma che solo questa volta ha avuto esiti positivi. Ma è arrivato anche il momento di qualche riflessione e qualche considerazione. Va subito sottolineato, che al di là di qualsiasi elucubrazione, la riduzione dei parlamentari, tecnicamente, comporta un accentramento di potere, come Venti di Ponente aveva già sostenuto, quando abbiamo riportato le motivazioni al voto, quale appunto il NO. Non è arduo comprendere, infatti, che se in un gruppo anziché discutere, decidere e votare in 945, l’attività viene svolta in 600, va da sé, e lo comprende anche un bambino, che il potere si accentra in meno “mani” o meno “teste”. In altra prospettiva, in Italia si è proceduto alla verticizzazione del potere in ambito legislativo e, forse, si continuerà nel prossimo futuro a ridurre ancora il numero di chi decide sul comune cittadino. D’ora in avanti, per il comune cittadino sarà più complicato contattare il proprio parlamentare di riferimento, dovendo questo “rispondere a più telefonate”. Lunghissime saranno le attese nelle anticamere dei loro uffici…
Dopo aver osservato la campagna referendaria, è possibile portare all’attenzione del lettore un altro punto, tutt’altro di poco conto. Si sarà notato come mediaticamente né i comitati per il SI né i comitati per il NO abbiano avuto spazio per esporre le proprie ragioni. Ma poi, ci si potrebbe chiedere: l’hanno mai cercato? Inoltre, i più significativi partiti al Governo della Nazione erano, infatti, favorevoli al taglio dei parlamentari, detto sinteticamente e come è stato volutamente presentato, ma nessuno s’è mosso con forza…
E poi, i corpi intermedi tra istituzioni e cittadini non sono solo i politici! Infatti, ci sarebbero anche i giornali e gli operatori della comunicazione, che da sempre fanno da intermediari nella formazione dell’opinione pubblica. Proprio loro sono mancati, fatta eccezione per “Il Fatto Quotidiano” che si è schierato apertamente per il taglio dei parlamentari. E quale è stata la conseguenza di tutto ciò e della disintermediazione dei Media? Il risultato di tale mancata informazione e filtro è stato un “liberi tutti” per i cittadini. Infatti, l’opinione pubblica non informata si è espressa in libertà. Ovviamente, questo è un bene, ma cosa potrebbe significare questo voto disintermediato? Significa che il popolo italiano ha abbandonato la classe politica ed i politici, potrebbe significare che gli elettori italiani si sono scollati ancora di più dalle istituzioni e della partecipazione in generale, perché oramai troppo vessati in un contesto del disincanto.
E dunque, chi ha vinto questo referendum? Chi ha portato a casa il risultato? Potrebbe aver vinto il gruppo Casaleggio, che con questa operazione ha impresso una svolta populista, non fosse altro per come è stata presentata questa riforma costituzionale e come storicamente il gruppo Casaleggio considera le aule della rappresentanza democratica. Quello che potrebbe essere un progetto, così come è stato delineato, aveva effettivamente un risultato prevedibile. Ma dai Casaleggio, però, la disintermediazione e la vittoria erano previste o sono state una sorpresa? La disintermediazione è stata voluta e cercata perché si è ormai coscienti dell’insofferenza degli italiani nei confronti dei politici e della politica? Ognuno, ovviamente faccia le proprie considerazioni e tragga le proprie conclusioni.
In fine, per concludere, dobbiamo ricordare che ora sono i 945 e più parlamentari a dover organizzare le Camere dei rappresentanti mettendo in pratica la riforma. Dovranno essere discusse misure e contromisure nella struttura e nelle dinamiche parlamentari, oltre alla fondamentale nuova legge elettorale, perché i cittadini possano esprimere i propri rappresentanti. Fatto questo, i Presidenti di Camera e Senato chiederanno al Presidente Mattarella di sciogliere le Camere e di convocare nuove elezioni politiche, o gli attuali 945 vorranno arrivare a scadenza naturale della legislatura? Un Parlamento ormai, ancora, nel vecchio assetto, potrà votare il Presidente della Repubblica nel gennaio del 2022? Sarà la fantasia, alla fine, ad andare al potere?
Massimiliano Lorenzo