Gli slalom giganti di Pippi Melloni sono l’emblema del centrodestra in Puglia. Non è da escludere che, il nostro orami notissimo personaggio neretino, se necessario potrebbe passare a trattare anche con i comunisti, quelli più nostalgici, integralisti, residui della Prima Repubblica. E se da un lato tali strategie, le strategie politiche di Pippi Mellone sono discutibili, dall’altro mettono in evidenza l’incapacità della destra di una certa unità, coesione, coerenza, mancando un leader vero.
Fitto? Fitto ha troppa storia alle spalle, una storia che si è sviluppata in un momento di drastico cambiamento e per questo una storia improponibile, ma soprattutto una storia fatta di insofferenza, dove il suo rampantismo degli anni ’90 non si è riqualificato ai nuovi tempi, dove il capitalismo sembra muoversi come un esercito compatto, come un rullo compressore, che il centrosinistra sta interpretando in maniera irreprensibile. Ed in effetti, il risultato del centrosinistra, in parte è attribuibile al capitano, che tuttavia ha sergenti e caporali di grande qualità e capacità, e soprattutto che hanno capito il senso del campo di battaglia, dove invece, nel centrodestra aleggia la pia illusione tra i graduati, anche tra i più bassi, di poter assurgere al comando.
Pippi Mellone, un’avanguardia o un’anomalia del sistema politico? Tutto lascia immaginare che il nostro politico neretino rappresenti il futuro, che in questa campagna elettorale ha anticipato con coraggio e determinazione. Che senso ha, di fatti, in una società liquida, senza un’identità precisa, dove il futuro è stato seriamente compromesso, la dicotomia destra-sinistra? Una diade di matrice illuministica che oggi pare non abbia più senso, o cominci a non avere più senso. D’altro canto, il travaso degli uomini della destra nella sinistra, sebbene di origine recente, almeno nel leccese, ha già messo profonde radici. C’è chi parla di trasformismo, ma è facilmente intuibile che di trasformismo non si tratti, essendo questo molto più mobile e dinamico. Qui siamo semplicemente in presenza di un cambio stabile di squadra, di una sorta di transumanza, perché la famosa diade destra-sinistra non ha più senso.
E questo il centrodestra o chi si aggrega a certi personaggi che si spacciano per centrodestra non l’ha ancora chiaro. Note sono le insofferenze di Messuti che qualche tempo fa voleva passare con fare molto sbrigativo con Emiliano. Un centrodestra, in Puglia, che è fuori tempo, perché la Puglia si è evoluta, è molto più ricca e culturalmente sviluppata. È una Puglia esigente, che tutto sommato non crede nel pragmatismo di centrodestra, perché spicciolo e non è più attuale in una società molto evoluta, dove i valori di riferimento sono altri e più qualificati. Insomma, è finito il tempo dell’affaruccio e dell’operazione agreste...e il centrodestra non l’ha capito con Lecce e continua a non capirlo con queste Regionali.
È vero, si può avere un esercito garibaldino, ma solo quando è gradito ai poteri forti, ed in special modo alle Banche. In assenza di un conforto dei poteri economici e finanziari, rimane un esercito garibaldino…
Così Emiliano ha vinto, e non solo perché il sistema comunicativo che ha messo in moto era di estrema efficacia, progettato si può intuire facilmente, da uomini e donne d’arte e d’intelletto di alta qualità, che mal digeriscono e sopportano la leadership del centrodestra e il suo seguito... ma anche perché gli uomini di riferimento a sinistra sono stati più graditi ad una Puglia oramai evoluta, lontana dal rampantismo degli anni ’90. È a lui, ad Emiliano appunto, che i poteri forti, economico e finanziari, hanno guardato con favore, perché d’altronde più aderente alla società pugliese attuale, decisamente più raffinata, più colta, più complessa…
Ignazio Del Gaudio