A Taranto continua la lotta dei 143 lavoratori dell’ormai defunta società multiservice Isolaverde, partecipata dalla provincia e dichiarata fallita nel giugno del 2016.
I lavoratori, impegnati a singhiozzo da dicembre del 2019 nel progetto “Verde Amico” e assunti presso Infrataras, la società multiservizi partecipata dal comune, vedono avvicinarsi minaccioso il 24 novembre, data di scadenza di quell’accordo tra Governo, Regione e Comune che ha garantito loro una seppur labile continuità occupazionale.
Ripartito lo scorso agosto con lo stanziamento di nuovi fondi, il progetto Verde Amico nasce con l’obiettivo di riqualificare gli spazi di una città martoriata dall’inquinamento attraverso opere di “bonifica leggera” su tutto il territorio, ausiliaria rispetto alla ben più gravosa attività di bonifica riguardante l’area Ilva.
Sottoscritto alla fine dello scorso anno dall’allora prefetto Vera Corbelli, in qualità di Commissario straordinario alle bonifiche, dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e dal sindaco della città ionica Rinaldo Melucci, il progetto ha rivisto la luce in estate consentendo la ricollocazione dei 143 lavoratori impegnati, tra le varie mansioni, nell’attività di rimozione di materiali abbandonati nell’area del Mar Piccolo.
Ad oggi il destino dei lavoratori è appeso ad un filo e dal 24 novembre quel filo potrebbe spezzarsi lasciando senza occupazione una forza lavoro dall’età media avanzata e poco appetibile per il mercato del lavoro.
Lo scorso 6 novembre, con un presidio presso la prefettura, i lavoratori hanno chiesto un confronto con le istituzioni per ottenere risposte e soprattutto una soluzione all’impasse.
I sindacati ed i lavoratori chiedono che il progetto possa proseguire il suo percorso, per evitare di innescare una bomba sociale ma anche per non disperdere le conoscenze acquisite dai lavoratori sulla cui formazione la regione Puglia ha investito oltre mezzo milione di euro.
Come rende noto la COBAS, il capo di gabinetto della prefettura Luisa Ruocco che si è interfacciato con il presidio, ha però fornito “risposte negative”.
Il nuovo prefetto Demetrio Martino, insediatosi all’inizio dell’anno, non sarebbe ancora formalmente il detentore dell’incarico di commissario alle bonifiche e per questo non può disporre dei fondi ministeriali utili alla gestione della crisi.
COBAS minaccia di essere pronta “a forme di lotte sindacali più dure per evitare un’altra macelleria sociale in questa città, già ampiamente martoriata, per risolvere in positivo e definitivamente questa pluriennale vertenza”.
Nel frattempo si continuerà a lavorare anche nelle sedi istituzionali e già oggi è infatti previsto un nuovo incontro tra tutte le parti in causa volto a trovare la quadra di un rompicapo che tiene da anni i lavoratori sul sottile e pericoloso filo dell’incertezza.