Si sa, Lecce ed i leccesi non ne vogliono sapere niente di muoversi in città in bicicletta o a piedi, o addirittura in taxi: non è nella loro cultura, non è nella loro mentalità, non è nelle loro “corde”, nel loro “DNA”. Negli ultimi vent’anni ogni tentativo di invogliare i leccesi ad un atteggiamento mentale diverso rispetto all’uso dell’auto è miseramente fallito. Ma tutto questo non ha influito sul “braccio di ferro”, che insiste da oltre un trentennio, tra l’Amministrazione Comunale, che vuole una città moderna, mitteleuropea, e il cittadino leccese, che non rinunzia alle sue abitudini.
E così negli anni l’Amministrazione comunale ha impiantato diecine di chilometri di piste ciclabili, aumentato lo spazio estetico delle vie cittadine, aumentato le aree a traffico limitato, decuplicato le concessioni di suolo pubblico per “i tavolini dei Caffè”, creato, nelle arterie stradali principali, corsie esclusive per i mezzi pubblici. Tutto in direzione dello smantellamento – forse un po’ violento e dispotico- della mentalità del cittadino leccese, che nelle sue manifestazioni migliori va a comprare le sigarette, “lì, all’angolo”, con l’auto e costuma l’andare a fare le compere, tentando di posteggiare la propria auto all’ingresso del negozio.
Insomma, non è bastato sottrarre spazio all’uso dell’automobile in città: il leccese non ha cambiato di molto la sua mentalità. Una mentalità che non riesce a morire, nonostante, come sottolineato, ieri, da Il Quotidiano di Puglia, a Lecce negli ultimi 13 anni il numero dei posti auto nel sistema di parcheggi cittadino sia stato diminuito di oltre 1.700 unità, dove a ciò va aggiunto che lo spazio destinato al transito delle autovetture è stato, forse, dimezzato.
E così, tra l’Amministrazione che sottrae spazi utilizzabili con l’autovettura e il cittadino che continua a mantenere ferme le sue abitudini, si è giunti a vedere in maniera costante una città intasata dal traffico, quasi in tutte le ore del giorno e nello specifico in quelle lavorative.
Se tuttavia è vero che il cittadino leccese è persistente nelle sue abitudini, di certo però la strategia politica dell’Amministrazione comunale non è stata granché -diciamo così!- studiata e approfondita, al fine di cambiare le costumanze leccesi circa l’uso dell’autovettura. Anzi a tratti appare dispotica e dissennata. Perché? Perché se si vuol ottenere un cambio di mentalità, non occorre solo costringere al nuovo, ma bisogna agevolare il cambiamento, attraverso una serie di provvedimenti di supporto, per un’efficace riadattamento. E non è sufficiente constatare che il popolo leccese è per sua natura individualista e scarsamente propenso al cambiamento, come tutte le genti meridionali.
Nella direzione dell’azione di supporto al cambiamento di mentalità automobilistica e circa la propria mobilità, poco o niente è stato fatto per la creazione di un sistema intelligente di aree di parcheggio periferiche, con funzioni di smistamento e riqualificazione del sistema di mobilità e spostamento. Al riguardo, pare che manchi, peraltro, la mentalità agli amministratori degli ultimi lustri di focalizzare la loro attenzione sui costumi leccesi circa l’uso dell’autovettura e sul possibile sistema di redistribuire la mobilità, facendo leva sul sistema aree di parcheggio, dotate eventualmente di navette che facilitino la mobilità dalla periferia al centro e viceversa. Certamente, alcuni tentativi sono stati effettuati in tale direzione, ma senza una visione sistemica, sicché sono miseramente falliti.
E così anche in questo tempo si è riposta all’attenzione pubblica l’annosa questione del traffico cittadino, tra le cui cause è stata individuata la riduzione del numero dei posti utilizzabili come parcheggio “in centro”, ma al di là di questo non si intravede alcunché. Appare tuttavia interessante, al riguardo, la posizione di Giancarlo Capoccia, apice del movimento politico cittadino, Idee & Rinnovamento, che nelle sue considerazioni ha più volte insistito nell’affrontare la dolorosa questione leccese in una prospettiva di più ampio respiro e guardando ad una soluzione giustappunto sistemica e non puntuale e specifica, legata al caso concreto e particolare. In ciò, Giancarlo Capoccia ha indicato, come idea di massima, il bisogno di affrontare la questione pensando ad una strategia complessiva ed integrata, creando una struttura organizzata di parcheggi di ampia capienza nelle quattro aree polari della città, ovviamente collegate al Centro da servizi di navetta e non solo, ma anche attraverso un approccio alla mobilità che renda effettivamente efficaci l’operazione di fondo, ovvero lo smaltimento del traffico e, assieme, il cambio di mentalità nell’automobilista leccese.
In tale quadro, si può solo concludere che pare non esista un processo osmotico tra l’Amministrazione e il cittadino, dove ognuno rimane arroccato sulle sue posizioni e mentalità, all’interno delle quali prevale solo la logica di un sostanziale confronto, senza alcun dialogo, senza alcun tipo di riflessione convergente, senza, in definitiva, alcun tipo di condivisione di un problema comune, che viene affrontato nella prospettiva egocentrata e autoreferenziale.