Parafrasando uno dei libri più famosi della Bibbia, quale quello di Qoèlet, non è fuor di luogo affermare che ad ogni momento di splendore e sviluppo ne segue uno di crisi: è solo una questione di tempo! A tale constatazione millenaria, il famoso e ragionevole, l’ultramillenario Giuseppe, l’undicesimo figlio di Giacobbe, pose come rimedio per evitare gli effetti indesiderati di una crisi, quello di accantonare riserve e riparare i “danni” quando l’economia “gira”. Lecce, invece, di questa sapienza millenaria pare che non sappia che cosa farsene, per molte delle sue questioni aperte.
Il 21 giungo di quest’anno, il Nuovo Quotidiano di Puglia titolava che Lecce nel 2020 aveva registrato, ancora una volta, il PIL pro-capite più alto tra tutti i capoluoghi della Regione. Peraltro, il sorpasso della città di Bari, avvenne a metà del decennio appena trascorso. E, sebbene, il PIL non venga ritenuto da tutti una misura reale della ricchezza e del benessere, intanto però è l’unico indicatore quantitativo al momento disponibile, e dunque, l’unico strumento per comprendere differenze, progressi e regressi di un territorio o centro abitato, rispetto ad altri territori, e ciò anche nella prospettiva storico-temporale.
Ora, caso vuole, che, in parallelo Lecce soffre dei mali sabaudi prima dell’Unità d’Italia, ovvero presenta un’Amministrazione fortemente dissestata sotto il profilo soprattutto finanziario, come i Savoia, a metà Ottocento. E forse, proprio perché indebitatissimi riuscirono ad essere quella “forza” unificatrice, riuscirono ad unificare l’Italia? Dall’altra, oggi, è forse proprio attraverso la dichiarazione di predissesto di Salvemini che si è riusciti a dare un volto coerente al Nostro sistema città?
Oltre alla struttura impiegatizia di Lecce, in quanto centro a forte vocazione amministrativa e formativa, i suoi due grandi polmoni economici sono il turismo e l’Amministrazione Comunale, dove quest’ultima muove una quantità di danaro veramente significativa per l’economia della città. Sono due macrocomparti del Sistema Lecce, tuttavia, in qualche senso gestiti oggi, in una prospettiva narcotica e narcotizzata dal grande flusso di turisti che si è registrato negli ultimissimi anni e dall’abbondante flusso di risorse finanziarie, a vario titolo giustificate, provenienti dalla Regione Puglia.
Ragione vuole, anche rispettando i grandi processi storici di cambiamento in atto, che fermo restando la tutela del livello occupazione dei due macrocomparti avviare serie procedure di riqualificazione strutturale.
E così, mentre il settore turistico, come si sa da circa un decennio e sulla base di recenti studi sull’economia leccese, andrebbe rapidamente tarato su un’offerta di alta qualità, su un turismo d’élite insomma. Prima o poi, la grande domanda di turismo di massa, sebbene di tipo culturale, crollerà o non crescerà più, come già è avvenuto nel caso di Otranto dopo il 2005 e fino al 2015, e come sta avvenendo per Gallipoli. Circostanza che imporrà una profonda riorganizzazione capace di sostenere redditi e occupazione crescenti.
Anche nell’Amministrazione comunale, che oggi vive un tempo di relativa tranquillità per l’abbondanza di danaro, ma solo di origine esogena, vi sono dei nodi strutturali e organizzativi che dovranno trovare soluzioni adeguate, affinché si possa procedere nel gestire la città in maniera soddisfacente. Di sicuro va incrementato il personale di base, al momento si presenta fortemente sottodimensionato. Noti negli ultimi giorni gli avvenimenti che hanno riguardato gli Uffici dell’Anagrafe. Dall’altra, vanno efficentate le strutture della Lupiae Servizi e della SGM, nelle dimensioni dirigenziali, con il ricorso ad un pull più stretto di manager altamente qualificati e magari con un trascorso operativo significativo, provvedendo in ciò anche ad una conduzione unitaria di queste strutture del Comune di Lecce.
Insomma, Lecce oggi sta vivendo un periodo di grande splendore, sia pur tra luci e ombre e senza che possa esimersi dalle sue contraddizioni e ambivalenze, che richiede la saggezza di Giuseppe, l’undicesimo figlio di Giacobbe, per procedere nella storia, senza che da questa ne venga travolta.