Lavoro: cosa può dirci la Consulta? – Massimiliano Lorenzo

Lavoro: cosa può dirci la Consulta? – Massimiliano Lorenzo

          “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro…” recitano le prime parole della nostra Costituzione, faro dello Stato e garante di diritti e doveri per tutta la popolazione. Ma, soprattutto oggi, occorre chiedersi di quale lavoro? Il lavoro delle macchine o il lavoro dell’uomo, ed in particolare del cittadino italiano? La storia ci insegna che ogni periodo successivo ad una crisi economica, vi sono un forte sviluppo dell’applicazione tecnologica nei processi produttivi e una forte disoccupazione, dove quest'ultima viene riassorbita lentamente dal sistema. Un processo di reintegrazione nel sistema produttivo che negli ultimi decenni è avvenuto sempre più lentamente e sempre più parzialmente.

          E nel post-emergenza coronavirus, la questione sarà ancora più difficile. Non si sono smaltiti gli effetti della crisi del 2008, risultando ancora nel 2019 una disoccupazione ancora del 10%, come succederà dopo questa crisi che appare ancora più devastante della precedente. Arriveremo ad una disoccupazione strutturale del 20%? Ora, l’arbitro della Costituzione, la Consulta o Corte Costituzionale, come valuterà le leggi e le misure che verranno adottate per agevolare questo possibile, o probabile, cambiamento, questa crisi?

          Più nello specifico, di automazione, informatizzazione, digitalizzazione e robotizzazione del lavoro si discute da tempo, lo si faceva già nel Novecento, e prima ancora con i luddisti e Karl Marx, per esempio. Lo sviluppo tecnologico ha dotato l’essere umano di strumenti e mezzi sicuramente efficaci ed efficienti. L’informatica ha reso possibile, per esempio, il telelavoro o lo “smart working”. Il primo diffusosi già dagli anni ’70 del secolo scorso e, insieme al “lavoro agile”, è prezioso in periodo di emergenza sanitaria, come oggi con il coronavirus. Un lavoro quindi che muta, si trasforma e si adegua alle nuove potenziali di pc, tablet, smartphone e robot. E qui giungiamo al punto. Se il lavoro cambia, dovranno seguirlo anche gli operai, gli impiegati e tutte le categorie. Ma sfruttare tali strumenti in molti settori significa tagliare milioni di posti di lavoro. E chi lavora dovrebbe formarsi per una mansione differente. In sostanza, non è improbabile un aumento della disoccupazione di grosse dimensioni, se nel mondo del lavoro sarà fatto un altro passo verso l’automazione totale del lavoro. Chiaramente, il problema non sono le macchine, ma come il sistema capitalista le impiega. Questo in Italia, come in tutto il Mondo. Come può allora lo Stato garantire il lavoro, come recita la Costituzione?

          Se lo Stato non riesce a trovare formule politiche, sociali ed economiche per rispondere a tali cambiamenti, sarà l’ennesima volta che non si adempie al dettato costituzionale, ovvero una Repubblica fuori dalla sua carta fondamentale. La questione si complica, poi, se è proprio lo Stato ad agevolare tutto questo, varando leggi e regolamenti a favore dell’automatizzazione e robotizzazione del lavoro. Leggi che potremmo collocare fuori dalla Costituzione, se agevolare tali passi significa produrre milioni di disoccupati. Ci si chiede allora cosa ne pensa la Consulta di queste leggi, se possono essere definite costituzionali o incostituzionali. Come si diceva prima, telelavoro e lavoro agile sono stati sperimentati in questa quarantena e sono risultati utili per non fermare sul serio tutto il Paese. Nel futuro però, probabilmente, saranno la regola, come saranno massicciamente impiegati i robot, con l’espulsione dal mondo del lavoro di milioni di occupati, uomini e donne. E su cosa si fonderà, allora, la nostra Repubblica?

          Un’altra istituzione della Repubblica italiana avrebbe diritto di parola in questioni così importanti e fondamentali, ovvero il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, essendo lui il custode della Costituzione. Il Presidente dovrebbe eventualmente firmare e promulgare quelle leggi che producono tagli ai posti di lavoro, se dovessero essere presentate sulla sua scrivania nei prossimi due anni di presidenza. Cosa ne pensa? Ed insieme alla Corte Costituzionale, Mattarella si attiverà affinché il Parlamento trovi le contromisure e regole per difendere il diritto al lavoro? A spuntarla, sarà il mercato del capitale, o lo Stato e le sue istituzioni, dunque?

Massimiliano Lorenzo

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