Dopo mesi di tavoli e dibattiti vede la luce il nuovo Patto europeo su migrazioni ed asilo, inizialmente previsto per febbraio. A rallentare la stesura hanno contribuito la crisi sanitaria e l’intransigenza del gruppo di Visegrad, composto da Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.
Il Patto non ha però ancora forza di legge, in quanto dovrà essere discusso, emendato e, nel caso, approvato da Parlamento e Consiglio europeo. L’accelerazione verso il primo step raggiunto solo nei giorni scorsi si deve alla distruzione, nella notte tra l’8 ed il 9 settembre, del campo sovraffollato di Moria, sull’Isola di Lesbo, il più grande campo profughi d'Europa, situato nelle vicinanze di Mitilene. Quella struttura, dalla capacità di contenere 3 mila persone, in realtà ne conteneva almeno 12 mila.
Venti di Ponente vi propone, così, gli indirizzi e i pilastri dell’accordo sul nuovo Patto raggiunto dai paesi membri dell’Unione Europea, che verrà analizzato e commentato successivamente.
Iniziamo la trattazione, allora, dalle linee guida generali del nuovo impianto sulle regole per le migrazioni e l’asilo. In primis, i Paesi membri dell’UE si impegnano ad impostare una maggiore collaborazione con i non-membri, ovvero esterni alle frontiere europee, da cui hanno origine i flussi migratori, in una partnership win-win. In secondo luogo, contestualmente al primo punto, l’Europa adotterà una robusta gestione dei suoi confini esterni: non vi sarà solo la registrazione delle impronte digitali, ma si ipotizzano screening obbligatori, rapidi e completi, in massimo 5 giorni. Assieme a ciò, si pongono limiti anche alle decisioni di rimpatrio, eventuali, da prendersi in massimo 12 settimane. In ultimo, verrà instaurata una solidarietà obbligatoria permanente, oltre che effettiva e costante verso quegli Stati membri sotto pressione e che necessitano di aiuto.
Vediamo assieme, ora, quali saranno invece i pilastri impostati nel nuovo Patto europeo. Vi dovranno essere procedure più rapide ed efficienti nella gestione dei confini, valutando anche le condizioni sanitarie e quelle relative alla sicurezza, i quali dettagli verranno inseriti nel database comune che prende il nome di “Eurodac”. Ed ancora, solo a seguito di ciò il soggetto verrà indirizzato verso la procedura più indicata. Il meccanismo di solidarietà di cui sopra dovrà avere un sistema che viene definito di “contribuzione flessibile”, al quale tutti i Paesi membri dovranno contribuire. In più, quei membri che non accetteranno il ricollocamento dei migranti dovranno comunque attivare altre forme di supporto, logistico od operazionale. Sebbene la base di partenza sarà quella volontaria, il meccanismo verrà reso obbligatorio nel caso di crisi ai confini. Con il nuovo sistema, poi, dovrebbero prendere corpo più consistentemente i tanto acclamati accordi bilaterali con i paesi terzi, assieme alla definizione di nuovi canali legali di immigrazione, e non ultimi saranno implementati gli accordi di rimpatrio.
Insomma, quello che dovrebbe venire fuori è un meccanismo comune, nel quale verrebbe rafforzato anche il ruolo della Guarda Costiera europea, probabilmente attiva dall’inizio del prossimo anno. Il sistema dovrebbe prevede anche la nomina di un Coordinatore europeo per i rimpatri, oltre ad un meccanismo di monitoraggio indipendente per le violazioni dei diritti umani ai confini.
Per concludere, possiamo pensare che l’Unione Europea stia cercando di rendere più omogeneo ed “umano” l’approccio alle migrazioni e alle richieste di asilo. Non mancheranno certo, però, di far sentire la loro voce e di far valere le proprie ragioni quei paesi che tanto ricevano dall’UE, ma che spesso si frappongono alla solidarietà tra gli stati membri, come quelli di Visegrad.