Celati: dal successo al viaggio – di Pompea Vergaro

Celati: dal successo al viaggio – di Pompea Vergaro

Prende avvio con Gianni Celati una delle nuove rubriche di Venti di Ponente per il 2022. Nella titolazione tutti gli elementi essenziali per comprendere il tipo di notizie e considerazioni di cui i nostri lettori potranno usufruire e godere. È sotto la specifica di Agenda Letteraria & Artistica che si racchiuderanno quelle notizie relative a personaggi di caratura nazionale ed internazionale, dove tuttavia non si escluderà l’inserimento di alcuni salentini che, in relazione al mese in cui essa verrà pubblicata, abbiano una forte aderenza storica corrente. E così, come le Idi romane, a metà mese saremo presenti per offrire notizie storiche, fortemente correlate al presente. E questo perché, sposando una delle teorie più importanti di un noto storico di metà Novecento, Marc Bloch, esiste una circolarità tra passato e presente, dove non può comprendersi il presente senza comprendere il passato e viceversa.

A voi buon viaggio dunque, nella speranza che tutti, soprattutto i più affezionati, possano trovare ciò che ognuno cerca.

Pompea Vergaro

Direttore Responsabile

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Parliamo di… Gianni Celati

            Vita avventurosa, ma non da avventuriero quella di Gianni Celati, che ha caratterizzato la cultura e la letteratura italiana nella seconda metà del Novecento. Una figura controversa, nel suo e nell’altrui giudizio, che negli anni ’80, dopo i grandi successi dei due decenni precedenti, lascia l’Italia per andare a vivere e lavorare in Gran Bretagna. E in una recente intervista ne chiarisce i motivi fondanti che l’hanno indotto a lasciare il Bel Paese per andare a vivere tra le nebbie del Nord Europa:

"Sono ormai venticinque anni che vivo lontano dall'Italia - raccontava Celati in un'intervista a “Il Giornale” -. Me ne sono andato per stare lontano da tutte quelle frenesie “culturali” a vuoto che mi circondavano. A un certo punto mi sono ritrovato senza Italo Calvino, senza il suo sostegno, e pensavo che non avrei più scritto niente. Una mattina, di colpo, ho dato le dimissioni dall’università di Bologna. Sono andato in Normandia a insegnare letterature comparate e poi alla Brow University, nel Rhode Island. Infine mia moglie ha scovato questo mutuo per metter su casa a Brighton".         

     Celati, all’età di 84 anni, ci ha lasciati pochi giorni fa, lo scorso 3 gennaio. La notizia è arrivata da Brighton dove viveva da oltre un ventennio. Un uomo, che fino all’ultimo respiro ha prodotto letteratura, mettendo in evidenza la sua vera e grande passione, il suo trasporto, il suo cuore. Ma ci si chiede, soprattutto in questi giorni, e non solo noi della periferia italiana, ma la crème della letteratura italiana, quale sia l’eredità, quale lo speciale contributo, quale il valore per la nostra Italia di Celati?

     L’unica possibile risposta, al momento, può ritornare effettuando un rapido excursus della sua carriera, che presenta tratti forti, curvature importanti ed esperienze non comuni.

     Gianni Celati nasce a Sondrio il 10 gennaio 1937 dove vi resta nei primi 6 mesi di vita e poi, su e giù per l’Italia, per via del lavoro del padre Antonio originario di Bondeno (FE) -usciere di Banca spostato spesso di sede in sede per i continui litigi con i suoi superiori-; la madre, Exenia Dolores Martelli originaria di Sandolo, sempre del ferrarese. Compie i suoi studi a Bologna laureandosi in letteratura inglese con una tesi su James Joyce al quale dedica le sue maggiori attenzioni traducendo, successivamente, il celebre romanzo Ulysses (Einaudi, 2013). Insegna linguistica, comparatistica e letteratura in più di un continente, da Bologna a Caen in Francia, a Princeton nel New Jersey, Stati Uniti. 

       Tra i tanti suoi libri, nel 1971 pubblica per Einaudi e, per volontà di Italo Calvino, dapprima suo docente e poi, amico inseparabile, il suo primo romanzo, “Comiche”, cui segue  una vasta produzione tra saggistica, prose di invenzione, sonetti, documentari.

“Quando Calvino veniva in Italia da Parigi, per andare a lavorare da Einaudi, una settimana al mese, mi telefonava tutti i giorni e ci scambiavamo idee. Io avevo la borsa di studio a Londra e viaggiavo con una macchina scassata: un camion mi aveva tamponato e la portiera mi arrivava fino alla spalla, ma con quella macchina andavo avanti e indietro una volta ogni tre o quattro mesi e, passando da Parigi, mi fermavo a dormire da Calvino”. (Gianni Celati, Testimonianza raccolta in N. Palmieri, in Documentari imprevedibili come i sogni, Fandango, Roma 2011)

        La sua corposa produzione narrativa è raccolta nel ‘Meridiano’ “Romanzi, cronache e racconti” a cura di Marco Belpoliti e Nunzia Palmieri (Mondadori, 2016), la cui cronologia ricostruisce la vita di questo irregolare delle lettere, come è stato definito.

 Chiudiamo con un assaggio della sua potente parola tratta dai “Sonetti del Badalucco nell’Italia odierna” Feltrinelli, Milano 2010.

Prima lezione di tenebre

Solo di tenebre posso dar lezione,
la chiarezza la lascio a chi è più matto;  
non l’ebbi da mio padre in dotazione,  
che assai poco mi lasciò di fatto.  

Il padre affetto da un male al polmone,  
cosa lasciò in eredità a Vecchietto?  
La pioggia che lo bagna e decompone,  
il freddo che lo gela e rende sfatto,  

le ceneri d’una vaga ambizione  
di trovare chissà dove un riscatto 
dalla mortale umana condizione,  
mentre è nella greve gora attratto.  

Ma gli lasciò poi anche la tendenza  
a viver come tutti d’incoscienza.

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