La musica, come è facilmente comprensibile, ha una storia molto densa, le cui radici trovano gran parte delle loro ramificazioni originarie nel Bel Paese, sì proprio in Italia. Infatti, non può non tenersi conto che proprio qui vengono inventati il pentagramma e le sette note musicali tra il 700 e il 1000 d.c., avendo peraltro molte derive esoteriche. Non è un caso, ad esempio, che le note siano sette e che la loro nominazione sia stata formulata sull’Inno di San Giovanni. Una storia, comunque, che non è fatta solo di avvenimenti e melodie, ma anche di grandi discussioni non solo su problemi strettamente tecnici, ma anche filosofici e da qui sociologici ed economici. Per tutte vale la grande questione ottocentesca focalizzata sull’accordatura, che fu permeata non solo da motivazioni artistiche, ma anche sociologiche e financo militari.
Al di là di ciò, Venti di Ponente ha scelto, tuttavia, di raccontare, con la "penna" di Francesca Greco, nella gamma più ampia di sfaccettature, la storia dei cantautori italiani in una sua rubrica specifica: La Musica narrata con la Storia. Certamente, saranno trattati gli artisti più noti (da Giorgio Gaber a Guccini, da Rino Gaetano a Fabrizio De André, solo per riportarne alcuni) non mancando di effettuare delle opportune aperture sui minori. Indicativamente, questa sarà raccontata a partire dalla fine degli anni ’50 sino ai giorni nostri. E questo perché tale periodo è lo specchio più luminoso in cui può rifrangersi il nostro presente.
Il cantautore è definito come un “cantante di musica leggera che compone personalmente i brani che esegue” (Treccani). Codificazione questa piuttosto riduttiva se ci fermiamo al dizionario. Il cantautore, in verità è qualcuno che opera in maniera molto più articolata: racconta, pone in musica la realtà, conduce un lavoro di metrica, ossia dà valore alla parola e per il significato che essa trasmette e per il suono e il coinvolgimento che provoca nell’ascoltatore. Una figura complessa, certamente celebrata, a volte sminuita. Cantautore però può essere considerato, in senso lato, un cantante del genere raggae, rap, rock, discostandoci, certamente dalla definizione classica. Si proverà a guardare anche questi generi musicali: non essendo semplice si inseriranno interviste agli “esperti del settore”. Ma c’è di più.
I cantautori non hanno cantato –e non cantano- solamente d’amore, tema certamente rilevante, ma scrivono e musicano quella che è la società che loro vivono e dal punto di vista politico e sociale, insomma cantano ciò che sentono, ciò che vivono; cantano di guerra e, ancora, raccontano le loro città. Saranno quindi tre le aree tematiche in cui verranno contestualizzati i cantautori scelti: gli affetti, la città, il tempo (inteso come società in cui sono vissuti).
Si inizierà dal 1957, anno in cui emerge e si fa strada la canzone politica. Il gruppo dei Cantacronache, fondato da Sergio Liberovici e Michele L. Straniero, fu supportato anche da Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria, Margot Galante Garrone, Mario Pogliotti e da letterati tra cui, ricordiamo, Italo Calvino. L’obiettivo del gruppo era quello di distanziarsi dalla canzone italiana, in particolare dalle canzoni che dal 1951 si cantavano a Sanremo: si concentrarono sulla descrizione e sulla denuncia della realtà trasmessa dalle canzoni italiane di quel periodo. I Cantacronache sono identificati come i precursori di quella che sarà la canzone d’autore italiana e dell’impegno sociale che erediteranno i loro successori.
Già, perché è proprio da questo gruppo che si inaugura una stagione ricca di riferimenti alla politica, all’impegno sociale, alla critica, alla costruzione di una canzone che sia altro da quella di evasione. Nel 1962, su ispirazione del gruppo Cantacronache nasce a Milano il collettivo Nuovo Canzoniere Italiano, con l’obiettivo di riprendere brani della musica popolare. Il primo risultato di questa attività è la raccolta di Ballate della piccola e grande violenza; troviamo, poi due spettacoli di teatro: Bella Ciao (Spoleto, 1964) e Ci ragiono e canto (Torino, 1966) che vede la regia di Dario Fo.
Milano vedrà l’incontro e l’evoluzione dei cantautori sicuramente noti ai più: capitale del fermento culturale e discografico, Milano ci permetterà di narrare (non necessariamente in ordine cronologico, giacché molti sono contemporanei) dell’arte di nomi quali Gino Paoli, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Umberto Bindi, Sergio Endrigo, Piero Ciampi, Fabrizio De André, Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. La prima nota rilevante dei nuovi narratori pone l’accento non tanto sullo stile musicale, quanto sul contenuto dei testi scosso dalla realtà e dalle scene che caratterizzano la quotidianità dei primi anni ’60. Inoltre emerge un nuovo pubblico: quello giovanile che nella canzone cantautorale ritrova i propri sentimenti, i sogni e l’amore non sempre appagato: realtà che si infrange. Scorrono gli anni raccontati dalla musica: passando dalle note scuole, quella genovese e quella romana ma citando anche i fuori-classe, si proverà a dar spunto di riflessione e di ascolto, per condividere un modo di ricordare la nostra storia, vivere il nostro presente.
Infine, sarà la ricerca di una risposta alla rilevante domanda: come è cambiato oggi il modo di narrare la realtà? Nessuna pretesa di analisi stilistica ma proveremo a vedere come Modena City Ramblers, Afterhours, Brunori Sas, Alessandro Mannarino (solo per citarne alcuni) raccontano il nostro mondo riuscendo a non interrompere ma, anzi, ad alimentare l’amore dei più giovani verso la dea Musica.
Francesca Greco