La Vallisa: la longeva rivista letteraria e la poesia di Daniele Giancane - di Rosa Anna Valletta

La Vallisa: la longeva rivista letteraria e la poesia di Daniele Giancane - di Rosa Anna Valletta

       Da quarant’anni il Gruppo de “La Vallisa” fondato a Bari nel 1980 ruota intorno alla rivista omonima. Nata da un’idea di alcuni poeti, scrittori e intellettuali, è la rivista più longeva in Italia, la cui attività si basa su un programma di autogestione e progetta incontri per parlare di poesia e non solo.

      "La Vallisa” è un semestrale di letteratura ed è stata fondata da Daniele Giancane, (nella foto) poeta, scrittore, pedagogista e docente di Letteratura per l’Infanzia all’Università di Bari che ho avuto la pregevole occasione di conoscere in occasione dell’incontro che si è svolto in collegamento online lo scorso 27 gennaio 2022 organizzato, nell’ambito degli incontri con i poeti pugliesi contemporanei, dai Comitati della Puglia della “Società Dante Alighieri” di Barletta, Bitonto, Brindisi, Casarano, Foggia, Salento, Taranto, Trani.

     Durante l’intensa serata il poeta Daniele Giancane ha dialogato con il poeta Silvano Trevisani. Per Giancane “la Poesia non ha un mercato e non produce ricchezze materiali, ed è bene che sia così perché la sola forza di potere consiste nel creare un centro di solidarietà tra coloro che amano la parola bella.”

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    Egli ha sempre considerato il poeta non rinchiuso tra le mura dl uno studio, avvolto nel suo narcisismo esasperato, che attende una recensione o premi letterari, ma crede fermamente nella frequentazione del gruppo perché favorisce un arricchimento culturale, si apre al mondo permettendo di parlare insieme in un cammino che possa condurre ad essere sé stessi.

    Per Giancane scrivere “è meraviglioso”. È un modo di esprimersi creativamente perché la poesia è un viaggio, che attraversa momenti della vita. Se la poesia non rispecchia il viaggio a cosa serve?

    In alcuni suoi versi leggiamo: Non credo alla mia vita / fuggirono gli anni / come jet / ma io sono ancora fanciullo / che s’incanta al verde più verde / del noce del convento / ingiurato dal tempo. / Si inumidiscono gli occhi / ad un verso tenero / come sul greto / un fruscio d’acqua. Una Poesia che non è solo sentimento, ma anche voce che parla di sè e di tutta l’umanità. È espressione che esige una parola profonda e una ricerca della propria voce unica e originale.

    Si tratta di indagare nel cuore di sé stessi e mediare un rapporto con la realtà. In una delle “Poesie del Bosco”, che formano la seconda sezione della raccolta “Specchio a tre facce” (2012), Giancane si rivolge ad un vecchio faggio che ha vissuto a lungo e scrive: “Ed ora vecchio vecchio / sei il custode del bosco / il guardiano delle donnole / e del sonno”. Il poeta, in fondo, è un po’ come quel vecchio faggio nel Bosco, che negli anni conserva ed irradia la presenza di sé.

Rosa Anna Valletta
Operatrice culturale
Consigliera Università Popolare “Aldo Vallone” Galatina

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