Nota della Redazione
Qui e così Venti di Ponente dà l’abbrivo ad una nuova rubrica. Dopo aver attivato gran parte di quelle a sfondo politico, economico e spiccatamente sociale, dove ha fatto capolino anche un po’ di cronaca, si è dell’opinione che sia d’obbligo ora trattare qualcosa più vicina all’animo, alle sensibilità più profonde ed intime del lettore, del nostro lettore. Qualcuno potrebbe definire la nuova rubrica, che centreremo sulla poesia, un ambito tipicamente d’evasione, light, meno impegnato.
Ed invece, no! Siamo dell’opinione che una relazione con lettore, sebbene on line, debba invece essere bilanciata tra ciò che esterno e ciò che è interno, tra il mondo delle grandi idee e questioni e quello più interiore: una rubrica, le cui intenzioni sono quelle di riportare il nostro lettore in se stesso, negli anfratti più reconditi della sua anima – e perché no?- nel magma primordiale, punto focale della sua esistenza. Le due dimensioni, a parere di chi scrive e dirige questo giornale, sono fortemente legate, interconnesse…inscindibili. Anzi, l’una dà forza all’altra in una spirale virtuosa. Sicché l’ondeggiare tra la dimensione interna e quella più nascosta del nostro animo e del nostro pensiero è qualcosa di “estremamente benefico, …quasi una grazia” che noi di Venti di Ponente proponiamo come possibile percorso al nostro lettore.
Sicché, si è deciso che, con cadenza quindicinale, si pubblicherà una poesia di Chiara Balducci, leccese e laureanda in giurisprudenza, accompagnata da qualche pensiero di “accoglienza” alla lettura proposto dalla nostra scrittrice Rosanna Gobetti.
Chiara è una poetessa esordiente per nostra volontà. E’ stata tutta la redazione di Venti di Ponente che l’ha spinta ad abbandonarsi alle nostre attività pubblicistiche, anche sulla scorta di alcuni giudizi di noti letterati sia locali, ma anche di più ampio respiro, di caratura nazionale appunto, che hanno accolto le poesie di Chiara con grande entusiasmo. Lei, mai avrebbe pensato di rendere note le sue elaborazioni in versi, ed invece alla fine ha ceduto, con nostra grande gioia, che speriamo si riverberi tra i lettori di Venti di Ponente.
Massimiliano Lorenzo
Versi e controversi di Chiara Balducci – di Rosanna Gobetti
Senza esitazione e senza esser fuor di luogo va sottolineato che, Chiara, Chiara Balducci, è un’eccellente conoscitrice della lingua italiana, capace di gestire con una certa disinvoltura un parco di lemmi veramente importante e tipico di un letterato di tutto rispetto, sebbene abbia appena 26 anni. La poesia che ha voluto proporre per il suo esordio è come se fosse un Fiat Lux abbagliante, folgorante quasi, un colpo di frusta nella notte profonda in cui è caduta la Nostra Italia e, proprio per questo, versi, i suoi, capaci di ridestare il lettore dal sopore di un tempo senza stelle né orizzonti.
Nella geopoesia locale, quale quella leccese, Chiara si presenta, quanto a capacità innovative, molto vicina a Maria Pia Romano, Stefano Zuccalà, Alessandra Corsano, e lontana dunque dai più “classicheggianti” Enrico Romano, Alessandra Peluso, Elio Coriano, Pina Petracca, per citare solo alcuni poeti a noi contemporanei e con più esperienza. Chiara usa con forza, con un vigore travolgente, metafore, metonimie, allegorie, ossimori, ma non nella prospetta del virtuosismo, pur anche se assistito da una coscienza molto sviluppata. No! Le sue figure retoriche sono chiaro specchio della sua tellurica follia, che proprio perché selvaggia, come lei dice “femmina”, è salvifica, quasi finale, oserei definire. E’ un tuono che irrompe negli occhi e nell’animo di chi legge, per condurre, poi, su piani dell’esistenza inusitati.
E per concludere questo breve “servizio” vanno premesse due avvertenze. La prima è che per leggere, assaporare, degustare la poesia di Chiara occorre dotarsi di un buon vocabolario. E non solo, bisogna anche insistere, riflettere, “ruminare” i termini da lei usati, perché carichi di significati, e chissà, forse anche di senso profondo per l’esistenza, la nostra, quelle di questo tempo, così nuovo, inedito. Circa la seconda avvertenza, è da segnalare che la poesia di Chiara è tra quelle “persecutorie”, long acting…difficilmente abbandona chi l’ha praticata.
Rosanna Gobetti
La poesia:
Calicanto, protagonista.
Giallo di febbre.
Secco
petalo acuminato di stramonio
erba del diavolo.
Gaudente di malinconia.
Forsizia, ladra di scena.
Severa
impudica primavera.
Gialla, profumato sole
in attesa di blandizia
al suon di Libertà.
Io, spettatrice stanca.
Giallo oro i capelli
di spighe mature nell’afoso luglio.
Metronomo di stagioni.
Ondulato movimento mi spinge
tra l’inverno sfiorito e la rinata primavera.
Adagio, lento.
L’attesa inganno.
Rosa le dita che, silente, bramo.
Indecise
sul pianoforte di me.
Diafana, tra il bianco e il nero.
Musicalità nuova auspico.
Note di stagioni alternate che
beffarde, si mescolano
e scoprono in un pentagramma
di eccitazione e turbamento.
Grigia musicalità
fusione rara di quei tasti.
Io, tavolozza d’artista.
Pennellata impavida su tela vergine.
Tratti brevi.
Tinte che s’impastano.
Nuovi colori.
Esperta è la mano
passione vorace la muove.
Ansiosa, affannata, scalpitante.
Arte nuova auspico.
Di vino in purezza.
Rosso.
Amore.
Chiara Balducci