Nella discussione universitaria continuano ad avere primaria rilevanza le questioni attinenti alle politiche dell'Adisu, ovvero l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio. Il motivo della critica da parte del sindacato studentesco, e cioè dell'Udu di Lecce, è centrata, questa volta, sulle misure introdotte dall’Ente Regionale, appunto, circa i posti alloggio nelle Case dello Studente e i relativi servizi di vitto. Infatti, secondo la valutazione degli studenti, “Adisu Puglia sembra aver dimenticato che la pandemia continua ad essere un rischio attuale, non del tutto superato e che le misure di prevenzione sono tuttora vigenti.” In una nota, l’Udu Lecce chiede maggiore sicurezza e propone la monetizzazione dei servizi non erogati agli studenti nelle residenze universitarie. In particolare:
“L’Adisu Puglia ignora l’emergenza Covid-19 e non produce adeguate linee di intervento sul diritto allo studio. Studenti Indipendenti – Udu Lecce chiede la monetizzazione della borsa di studio per gli studenti che per particolari condizioni di salute non potranno utilizzare il posto alloggio. Chiede, inoltre, all’assessore Sebastiano Leo, un tavolo tecnico per fronteggiare l’emergenza per l’anno accademico 2020-21.
Poco più di un mese separa gli studenti universitari dall’inizio del nuovo anno accademico.
L’Università del Salento sembrerebbe volgere lo sguardo verso una ripresa della didattica in “modalità mista”, volendo sia conservare la didattica in modalità telematica, che garantire alcune attività in presenza fisica, compatibilmente all’osservanza di tutte le misure di sicurezza.
L’Ente per il diritto allo studio pugliese, Adisu Puglia, invece, ha emanato il nuovo Bando Benefeci e Servizi per l’anno accademico 2020/2021, senza operare modifiche significative in vista delle esigenze di garanzia del rispetto delle stesse norme di sicurezza.
Adisu Puglia sembra aver dimenticato che la pandemia continua ad essere un rischio attuale, non del tutto superato e che le misure di prevenzione sono tuttora vigenti.
Infatti, gli studenti universitari che beneficiano di posto alloggio, sin dall’inizio della fase due, sono stati protagonisti di un rientro contingentato nelle residenze universitarie loro assegnate, reso possibile solo per coloro che dichiaravano di essere in possesso di comprovate necessità di rientro per motivi di studio o finalizzate allo svolgimento di attività didattiche in presenza fisica.
Gli alloggi talvolta sono stati riassegnati in modo da garantire la presenza di uno solo studente per ogni stanza, in osservanza delle misure di sicurezza sanitaria. Di conseguenza anche i servizi sono stati dimezzati. Il servizio mensa è stato, infatti, garantito solo dalla mensa di Via Adriatica (l’unica rimasta attiva rispetto alle tre totali presenti nella sede di Lecce) ed il pasto caldo assicurato solo per il pranzo, mentre per la cena gli studenti usufruiscono solo di pasti freddi.
E così sarà fino al 31 luglio, termine di vacanza accademica.
Il Sindacato Studentesco Studenti Indipendenti- UDU Lecce manifesta le sue preoccupazioni. “Risulta difficile comprendere come sia possibile programmare un futuro anno accademico con una ripartenza a pieno regime, a fronte dell’attuale situazione di ripresa seriamente ridotta della vita comunitaria” dichiara Benedetta Abate, rappresentante della Residenza Universitaria Ennio De Giorgi.
Lorenzo D’Amico, portavoce del Sindacato Studentesco afferma: “Il silenzio dell’Ente regionale per il diritto allo studio universitario ci lascia seriamente perplessi. Poco più di un mese ci separa da settembre e ancora non abbiamo conoscenza delle modalità con le quali la Regione intende regolamentare il rientro nelle residenze universitarie e l’accesso ai servizi di ristorazione, anche alla luce della probabilità che le attività didattiche riprendano a regime ridotto. È per questo motivo che abbiamo chiesto all’Assessore regionale per il diritto allo studio, Sebastiano Leo, ed all’A.Di.S.U. Puglia che gli studenti possano scegliere di poter usufruire dei servizi erogati oppure ricevere la monetizzazione del contributo corrispondente nonché l’istituzione di un tavolo tecnico che rediga le future linee guida per la ripresa in sicurezza dei servizi”.
“Garantire il diritto allo studio in condizioni straordinarie, qual è l’emergenza sanitaria con la quale abbiamo la sfortuna di convivere ormai da mesi, non può essere un cammino da compiere percorrendo strade ordinarie, ma richiede inevitabilmente l’adeguamento dei servizi a nuove straordinarie esigenze. Scegliere tra il diritto alla salute e quello allo studio universitario è un compromesso al quale non siamo disposti in alcun modo a scendere” conclude D’Amico.”