La Cultura a braccetto col Web? - di Gianmarco Pennetta

La Cultura a braccetto col Web? - di Gianmarco Pennetta

         Nel mondo del web la Cultura va a braccetto con il digitale? Nel Medioevo furono gli amanuensi, i monaci incaricati a tramandare e salvare la cultura dal Tribunale dell’Inquisizione attraverso la trascrizione di centinaia di manuali altrimenti andati distrutti. Oggi, in un parallelismo quanto mai azzardato nella forma ma veritiero nei fatti, lo stesso compito spetta ai “digitalizzatori” degli Archivi Italiani. Sebbene, infatti, il rischio che alcuni libri vadano al rogo non ci sia più, il contributo alla società che deriva dalla trascrizione dal cartaceo al formato digitale, in questo caso, rimane invariata dal momento che il web rappresenta una vetrina imprescindibile per la valorizzazione e la fruizione di qualsiasi risorsa. A maggior ragione se si riferisce al settore dei Beni Culturali.

        Nonostante la cultura e il digitale non sempre vadano a braccetto nell’immaginario comune, finendo anzi per rientrare nella sfera degli ossimori, il più delle volte, oggi appare più che mai necessario che questa collaborazione debba abbandonare le proprie fattezze accademiche etraslare” nella praticità. Non solo per gli evidenti vantaggi per il settore culturale dell’essere in rete, ma anche per il contributo allo sviluppo dell’una e dell’altra che la loro contaminazione potrebbe favorire. Considerazioni simili a quelle sottolineate dal giornalista del Sole 24 ore Luca De Biase che nel suo articolo del giugno scorso dava risalto all’enorme contributo che la Cultura può apportare nello sviluppo strategico del nostro Paese. Nello specifico, egli si riferisce all’informatizzazione del “Catalogo di Immagini”, realizzate tra il Trecento e il Novecento che illustrano le scene salienti della “Divina Commedia” e alla loro “capacità di generare valore”.

      Per rafforzare il suo concetto De Biase riprendeva anche le parole dell’Assessore alla Cultura della Regione Emilia Romagna, Mauro Felicori, secondo cui la digitalizzazione degli Archivi e delle Biblioteche rappresenta “un regalo che l’Italia può fare al mondo”. Una sorta di slancio vitale per dirla alla maniera del filosofo francese Henri Bergson, che darebbe quell’impulso innovativo necessario per colmare il divario tecnologico tra l’Italia e Paesi più a tradizione informatica come Stati Uniti e Cina. D’altronde in Italia il materiale su cui lavorare ci sarebbe, eccome! E questo “trasloco” aiuterebbe anche un settore che molto spesso manifesta carenza di personale che causa enormi disagi alla fruizione da parte di turisti e visitatori.  Ma come si sa, l’Italia è quel Paese del detto “impara l’arte e mettila da parte” .

     E quando ci ricordiamo di saper fare le cose spesso il risultato raccoglie il plauso della critica come nel caso dell’archivio dell’Istituto Centrale per il “Catalogo” e la “Documentazione” del Ministero dei Beni Culturali a Roma, il cui “trasferimento” sul web è stato affidato su commissione del “Ministero della Cultura” all’”Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr”. Un processo lungo e tortuoso, ma che alla lunga, tutto sommato, ha generato ottimi feedback da parte degli utenti informatici. ArCo infatti, questo il nome scelto per la nuova casa dello storico Archivio, è riconosciuto come il più grande “knowledge graph , -grafo della conoscenza- in Italia attualmente in rete, ovvero quella conoscenza interconnessa alla base della multidisciplinarità sempre più richiesta in ambito lavorativo. 

     Alla luce di ciò, appare evidente come siano necessari professionisti che svolgano questo delicato processo che potrebbe rivestire un ruolo strategico per il nostro Paese. Nel frattempo, l’Università del Salento, in linea con la necessità di sviluppo in questo senso del settore culturale, dispone dall’anno accademico 2015-16 di un Corso di Laurea specialistico denominato Digital Humanities che si pone l’obiettivo di promozione dell’integrazione tra la conoscenza del patrimonio culturale europeo e gli sviluppi nei settori ICT, ovvero quei settori che afferiscono a tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Ancora una volta l’Ateneo leccese fa leva su quel dialogo diretto con il territorio dal momento che il Corso di Laurea rappresenta il secondo Corso italiano nella stessa classe di Laurea, quella delle “Metodologie Informatiche” per le discipline umanistiche. Una segno importante, questo, per dare merito all’impegno degli Istituti di Ricerca. Un impegno che molto spesso non si traduce con possibilità reali per i laureati come la scelta fatta dal Ministro della Cultura, Dario Franceschini, di consentire ad alcuni detenuti di svolgere lavori di pubblica utilità in 52 Istituti culturali, fa presagire.

      A tal proposito la questione sulla digitalizzazione, inevitabilmente, resta aperta, ma si arricchisce di alcune ombre che potrebbero far sembrare il tutto un pasticcio all’italiana. Perplessità che è possibile sintetizzare in questo modo: una volta realizzati gli Archivi digitali sapremo valorizzarli e sfruttarli nella maniera giusta?

Chi vivrà vedrà!

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