Ci sono emozioni e stati d’animo tanto difficili da raccontare quanto complessi da comprendere se non sono vissuti in prima persona. Entrare nei meandri della mente e del cuore di una persona con difficoltà di relazione è compito ancora più arduo, specialmente se si vuole trasmettere un messaggio di profonda umanità attraverso le parole scritte di un libro.
E’ questo il tentativo, a parer nostro perfettamente riuscito, con cui Angela Astolfi si approccia alla storia di Fabrizio (nome di fantasia, ma persona realmente esistente) per scrivere e pubblicare il libro “Dal nido al volo” (Amazon - Dal nido al volo: Quando l'amore fa rinascere : Astolfi, Angela Maria: Libri). Un saggio romanzato dove non c’è una trama nel senso stretto del temine, ma dove la fabula è il percorso interiore compiuto da un ragazzino definito “problematico” fino a diventare un uomo maturo e realizzato, anche e non soltanto attraverso un lavoro gratificante. Un lavoro che potremmo definire “di contatto con il pubblico”, il che assume una valenza ancora maggiore, se possibile, proprio perché il protagonista ha alle spalle una storia di difficoltà di comunicazione con l’altro.
L’autrice del lavoro, docente di lettere in un istituto superiore di Firenze, ha potuto fare nella sua carriera diverse esperienze a partire dalla scuola materna, passando per le elementari e le medie, fino ad approdare alle superiori. Un percorso in cui ha affinato la capacità di osservare ed entrare in sintonia con bambini e ragazzi di varie età. Così, quando decide di raccontare la storia di Fabrizio, lo fa parlando in prima persona, cercando di immedesimarsi quanto più possibile nel vissuto psicologico ed emotivo del protagonista, con l’intento di “dare voce a chi non ha voce”, traducendo in parole e pensieri le emozioni del narrante. Il lettore viene condotto per mano in un percorso fatto di momenti introspettivi ma anche di racconti di vita, senza tuttavia indugiare su aspetti negativi che hanno segnato l’infanzia del protagonista, vittima di episodi di violenza non solo fisica ma anche e soprattutto psicologica. Sullo sfondo, tematiche sociali che spesso non sono note al grande pubblico, quali l’affido, ben diverso dall’adozione, o il progetto di vita individualizzato (art. 14 della legge 328/2000), una pratica “per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” il quale stabilisce che “la Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza”.
Il percorso che porta Fabrizio a “spiccare il volo”, partendo da un “nido rassicurante”, è fatto soprattutto di amore, condivisione ed empatia. Amore da parte di una famiglia che lo prende in affido da un istituto dove era stato “parcheggiato” perché di difficile gestione, per via dei suoi sbalzi di umore e di alcuni scatti improvvisi di violenza, apparentemente ingiustificati, ma dettati da un passato di soprusi. Fabrizio lo racconta, nelle pagine del libro, con passaggi accorati, in cui descrive i suoi atteggiamenti violenti che lui stesso non sa spiegarsi, anche se sa benissimo che la sua è una sorta di difesa dal mondo che a tratti gli sembra avverso e crudele. Un mondo che gli appare improvvisamente differente quando questa coppia di genitori lo sceglie tra gli altri. “Perché proprio io?”. Non c’è una spiegazione razionale a questa domanda, perché l’amore non si spiega. L’amore, inoltre, non si divide tra figli, che siano naturali, adottati in affido. Nella grande famiglia, che poi diventa l’associazione “Il Nido di Pippi”, ognuno ha il proprio posto. E’ una famiglia normale nella sua complessità, con le abituali scaramucce, gli scherzi, le piccole grandi avventure quotidiane. Un nido dove Fabrizio ricomincia a vivere, dove la genitorialità si manifesta nella sua accezione più ampia: “così come non si nasce genitori, ma lo si sperimenta giorno dopo giorno, allo stesso modo non si nasce educatori, ma lo si diventa con esperienza, professionalità, curiosità, voglia di mettersi in gioco e vagoni di amore”, scrive l’autrice.
Il libro, oltre a mettere in luce le criticità di un sistema sociale ancora fragile che va rivisto, ampliato e riformato, offre spunti di riflessione, suggerimenti e proposte per migliorarlo. Tra l’altro, parte del ricavato delle vendite è destinato a “Il Nido di Pippi”, perché possa migliorare ogni giorno di più la qualità di vita dei suoi protagonisti che, inutile dirlo, sono proprio i ragazzi, con le proprie fragilità ma anche, e soprattutto, con la propria capacità di spiccare il volo verso una vita vissuta in pienezza.
Matteo Gentile