Il Mostro, l'ultimo saggio politico di Matteo Renzi - di Paolo Rausa

Il Mostro, l'ultimo saggio politico di Matteo Renzi - di Paolo Rausa

       “Sono un uomo felice.”, inizia così questa ultima pubblicazione di Matteo Renzi. Chi sia, sia stato e le attenzioni rivoltegli suo malgrado dalla magistratura, dalla informazione (carta stampata e televisione), dai suoi avversari politici e persino dalla Banca d’Italia, dagli investigatori pubblici e dai servizi segreti, è arduo spiegarlo, anzi i fatti accaduti sarebbero incredibili se egli non si soffermasse capitolo per capitolo a spiegare con tanto di documentazione come sia diventato da imperator (un cursus onorum rapido e strabiliante da sindaco di Firenze, presidente di provincia, segretario del partito democratico, capo del governo, una scalata al potere irresistibile in pochi anni) a reiectus.

La sua è una storia che ha dell’incredibile per le sue capacità, lucidità politica, analisi e azione, propositi di rinnovamento, forse troppo bruschi per un paese sonnacchioso, specie se le sue zampate leonine mettono in discussione un potere consolidato negli anni, un corporativismo da posizioni comode e dominanti che questo giovane boy scout di Rignano con le sue azioni fulminee da rottamatore voleva non solo scalfire ma ribaltare. Una sofferenza generale che trova la conclusione cercata, voluta, desiderata e realizzata da tutte le forze ostili al suo disegno, finanche nel suo stesso partito e che ha spinto ogni forza di destra e di sinistra (dall’Anpi a Casa Pound) a liberarsi di questo rompiscatole facendo fallire il referendum costituzionale. Era il 4 dicembre 2016.

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      Da allora il fronte variegato su esposto politico-istituzionale sine intervallo, a marcie forzate, ha cercato e marcato la rivincita, trasformando un uomo che ha dato tanto alla sua patria in un mostro, attaccandolo su ogni piano possibile. Non avendo elementi personali sulla sua condotta politica reprensibile, è toccato alla Magistratura attaccare con una inchiesta inverosimile l’esperienza esaltante della Leopolda a Firenze, fattrice di dibattiti dal basso e di idee che sono diventate leggi dello Stato - vedi l’assegno unico o family act, il piano per le infrastrutture, e poi tante altre leggi che hanno reso questo paese più libero e più giusto: industria 4.0, il job act, il dopo di noi, le unioni civili, la legge contro il caporalato, ecc.. “Dal cordone sanitario da stendere intorno a Renzi”, secondo il direttore dell’organo di stampa della corrente di Magistratura democratica, agli attacchi nei confronti dei genitori con l’ordine di arresto per questioni di inesattezze contabili, verso il cognato, mettendo a nudo nelle piazze reali e virtuali, lettere personali e famigliari, il suo conto corrente sbandierato come prova di chissà quali raggiri finanziari, mentre era tutto regolare. I metodi dei PM di Firenze sono stati sconfessati ben 5 volte dalla Corte di Cassazione. Renzi con tutto quello che gli è accaduto esordisce appunto dichiarando che è un uomo felice perché può difendersi, essendo Senatore della Repubblica.

       Ecco che questi fatti documentati per filo e per segno e denunciati diventano l’emblema della mala giustizia, del mal funzionamento delle istituzioni, delle loro angherie da correggere facendo anche pagare chi sbaglia. Tutti i sostenitori finanziari della Leopolda vengono perquisiti nottetempo con un dispendio spropositato di agenti della Guardia Finanza e confiscati pc e cellulari alla ricerca di prove per incriminare l’iniziativa politica al solo scopo recondito di fare terra bruciata intorno a Renzi e alla Leopolda, per impedire un successo di questa iniziativa. Nonostante il dispiegamento contro la sua attività, l’iniziativa politica non viene frenata e segna dei colpi magistrali, evitando così un governo Salvini che voleva i pieni poteri, facendo cadere il governo del Conte 2 e impedendo la elezione a Presidente della Repubblica della responsabile dei servizi. Sarebbe stato uno sfregio alla democrazia, sventato con la rielezione di Mattarella.  “Questa non è un’arringa. - chiarisce Renzi a proposito del suo libro. - Il mio obiettivo non è dimostrarvi di essere innocente, ma raccontarvi quanto sia straordinariamente fuori da ogni logica ciò che è successo”. Al termine di questa lunga disamina  riassunta puntualmente per argomenti Renzi ribatte a chi gli chiede se ne vale la pena farsi il fegato marcio: “Bisogna scegliere se lottare per cambiare o più semplicemente accomodarsi e acquietarsi”. Ricordando le infaticabili e interminabili partite a pallone in strada sbucciandosi inevitabilmente le ginocchia e con gli zaini a fare da pali, Renzi è convinto che le partite vadano giocate fino in fondo e che “si esce dal campo solo quando si è dato tutto, quando non se ne può più, quando appunto non ne vale più la pena”. Ma quel termine non è ancora giunto, per sua e nostra fortuna, con la speranza che le sue battaglie siano condivise da un numero sempre maggiore di cittadini che hanno sete di giustizia e  che siano osservate ed esaminate dall’arbitro che troppi falli ha lasciato correre prima di intervenire per riportare su una carreggiata di correttezza la partita giocata.

 PAOLO RAUSA   

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