Le principali novità del mondo culturale leccese, durante l’ultimo anno, sono ascrivibili principalmente all’editoria ed al circuito degli scrittori. In fase di stasi appare, invece, il mondo del teatro, che non riesce a sviluppare formule innovative né riesce ad affrancarsi dal sussidio pubblico. Naturalmente, non mancano a simile scenario le dovute eccezioni, tra le quali va segnalata la compagnia teatrale di Copertino, Scena Muta e le incursioni di Salvatore Cosentino. Sulla stessa traiettoria, ovvero quella del teatro, anche il mondo della musica, ma con marcature meno accentuate, il quale non mostra significative novità sotto il profilo sociologico, artistico ed economico.
Di segno opposto, invece, come s’è avuto modo di sottolineare nell’incipit, il mondo del libro. Questo, dopo aver assistito negli ultimi due anni alla creazione di rassegne, rubriche e contenitori culturali -in virtù di un certo dinamismo delle associazioni culturali indipendenti e dell’azione di particolari attori di questo mondo, tra i quali ricordiamo per il loro impegno Giuseppe Orsi, Giuseppe Pascali e Daniela Mazzotta- ha visto muoversi in un’ottica rinnovata gli autori seriali, i quali da una visione locale sono passati agli scenari nazionali, contrastando così i noti flussi culturali Nord-Sud e avviando con forza quelli Sud-Nord. Il processo, come al solito è stato avviato da Maria Pia Romano durante l’ultimo lustro, alla quale si sono affiancati un congruo numero di autori e alcune case editrici salentine, che seppur timidamente cominciano ad approcciare ed esperire i mercati del Nord. Tra questi si distinguono con forza, Giovanna Politi, che progressivamente dopo aver consolidato le sue posizioni sul mercato locale, si è affacciata su scenari decisamente molto più ampi, con cavalcate letterarie di rilievo nazionale. Degna di nota è anche l’attività dell’editore Stefano Donno, che dopo aver messo a punto il suo sistema aziendale, fondato sul just in time, da novembre dello scorso anno ha cominciato a presidiare in maniera stabile il mercato milanese e, da poco, anche quello torinese. Una netta retrocessione, invece, va registrata per l’ICS, che ai suoi albori lasciò sperare in grandi traguardi e che invece oggi pare si sia risolto, dopo l’exploit iniziale, in soluzioni culturali meno eclatanti, più di routine.
Altra novità viene dal mondo dell’Università. Qui, in seguito alla progressiva deminutio dei suoi ruoli storici -ricerca e formazione della classe dirigente- soprattutto nell’ultimo anno questa si è proiettata nel mondo non accademico e della mondanità con forza, alla ricerca di nuove funzionalità e nuovi registri, nuovi lemmi d’azione. In tale traiettoria, il mondo culturale leccese e della mondanità hanno offerto agli accademici spazi sempre maggiori, consentendo loro lo sviluppo di forme seriali di intervento. Nell’ultimo anno, va sottolineato, particolarmente intense sono state, infatti, le attività mondane e culturali di alcuni e noti docenti leccesi.
Ecco quindi, che la serialità ed in definitiva l’industrializzazione del mondo del libro -volendo usare metafore vicine a quelle proposte da Ada Fiore- comincia anche ad interessare la provincia di Lecce, esprimendo soluzioni significative, sebbene in ritardo rispetto all’incedere della concorrenza del Nord, per la quale, va sottolineato, la letteratura politica tout court rimane ancora una sua esclusiva prerogativa. Certamente, tutto lascia intravedere che nel corso del prossimo decennio verranno recuperate molte delle posizioni perdute per effetto delle asimmetrie del sussidio pubblico, che si è posto come asse e motivo del divario Nord-Sud, dove però il Meridione, ed in particolare la provincia di Lecce, sta recuperando molte posizioni grazie all’iniziativa privata.