In scena venerdì 18 e sabato 19 febbraio, alle ore 20.45, il secondo e ultimo appuntamento col progetto dedicato al maestro argentino César Brie che lo vede firmare la regia de “LA RIPARAZIONE”, la nuova produzione internazionale di Koreja. In scena attori provenienti da Italia, Albania, Montenegro e Serbia, per raccontare un’identità adriatica basata sull’esperienza personale e la memoria della propria Storia.
La Riparazione” è un album di famiglia, un luogo in cui si intrecciano frammenti di storie. Frammenti che lo spettatore può idealmente sfogliare e attraversare. Ci troviamo in un luogo dove si va a riparare qualcosa. Un luogo d’incontri, fugaci, brevi, intensi, dove si può finalmente dire la parola non detta. Dove si può spiegare ciò che per molto tempo è rimasta confuso; dove si può, forse, stringere per un istante la persona che non siamo riusciti a salutare. Un luogo di ricordi e di incontri.
Un anziano può incontrare il bambino che era, una bambina può andare incontro alla donna che è diventata. Un luogo dove si fanno i conti con le proprie vicende. Non un luogo privato, ma un luogo abitato da una moltitudine di persone sole. La nostra intimità è una moltitudine. In questo luogo l’intimo diventa sociale e il sociale si esprime in una particolare vicenda. Non serve a nulla, soltanto a sapere qualcosa in più di noi stessi, del nostro tempo, del nostro passato e del nostro presente. Ogni tanto lo spazio sarà attraversato dalla Storia perché ogni vicenda personale è scossa da accadimenti che, come il vento sugli alberi, la agitano, la piegano e la segnano.
“Ho immaginato uno spazio all'interno del quale mettere mano e cuore su qualche accadimento delle nostre vite – spiega Brie - un luogo all'interno del quale incontrare persone che sono appartenute o appartengono alla nostra esistenza e alle quali dobbiamo ancora donare una parola, un abbraccio, un sorriso o alle quali dobbiamo chiedere qualcosa. Un terreno intimo che diviene intimità sociale, inequivocabilmente collegato alla socialità.
Non esiste “Io” che non sia dentro un “Noi”. Le storie personali si intrecciano con la Storia che accade attorno alle nostre esistenze ridimensionandole e dando a ciascuna un peso specifico unico. Io la chiamo riparazione perché penso che ciascuno, in fondo a se stesso, abbia delle cose da riparare. In qualche modo, uno dei ruoli dell’arte e del teatro è farci rivedere la nostra vita e farci capire qualcosa di quello che abbiamo vissuto. La vita ci attraversa, passa in modo veloce e abbiamo bisogno dell'arte per fermarla, per vederla, per riconoscerla, per farci i conti e ed eventualmente per ripararla. Anche se si tratta di una riparazione simbolica, ovviamente. Una riparazione artistica, non una riparazione reale. Il palcoscenico rimane il posto dove si mescolano e si confrontano culture e radici differenti. Il teatro è luogo di incontro dove chi vede assiste sempre ad una prima volta e chi sta sul palcoscenico vive sempre un'emozione diversa. Per questo gli attori, per me, non sono soltanto esecutori, ma sono i poeti di un lavoro”.
Al termine della replica di venerdì 18 febbraio, gli attori incontreranno gli spettatori presenti. Un percorso di educazione alla visione, per avvicinare il pubblico al mondo del teatro e alla visione critica dello spettacolo. L’incontro è realizzato in collaborazione con l’Associazione Palchetti Laterali.