Per il settore dell’Arte, lo Spettacolo e la Cultura in Provincia di Lecce, e non solo, il 2020 si dovrà considerare, di certo l’Annus Terribilis. Dopo un decennio di ininterrotta crescita, dove lo sviluppo, tuttavia, si è avuto solo a tratti, ovvero ha presentato molti momenti di discontinuità, a marzo di quest’anno a seguito del Covid-affair, il settore segna una brusca ed insospettata battuta d’arresto, cogliendo di sorpresa quasi tutti gli operatori, sia quelli di base sia quelli intermedi e di vertice.
E così, nel 2020, molti attori, scrittori, musicisti, cantanti, poeti, Dj e vocalist sono rimasti inoperosi, bloccati, senza il loro pubblico e senza i loro eventi. Intellettuali ed imprenditori di questo settore hanno tentato di reagire, ma al di là del sussidio pubblico, pochi sono veramente riusciti ad interpretare i Tempi, questi e i prossimi che verranno a seguito del grande e repentino cambiamento in atto.
Sui Social si sono decuplicati i video e le video-conferenze in streaming, non riuscendosi tuttavia a trovare una formula nuova, capace di spezzare “l’isolamento” e “l’impedimento” di gran parte della vita sociale. Moltissimi, poi, sono stati i corsi presentati e da svilupparsi on-line, assieme ai quali v’è stata un’impennata dell’offerta di concorsi poetici e letterari. Tutto ovviamente molto lontano dal piano dell’efficienza e dell’efficacia a livello economico e finanziario, dove soprattutto le tipografie, le case editrici e le librerie, registrano perdite consistenti assieme alla riduzione dei volumi prodotti. Emblematica è stata la chiusura a Lecce della storica Libreria Adriatica.
In Italia, come a Lecce, secondo le stime più attendibili, la produzione di titoli cala di più del 20%, portando il livello delle oltre 78.000 pubblicazioni a poco più di 60.000, con effetti dirompenti sulle aziende di distribuzione e quelle tipografiche, oltre che per tutti quegli operatori che ruotano nella produzione del libro. Dall’altra, le Case Editrici, soprattutto quelle più piccole, non riuscendo a compensare le perdite con l’avvio della distribuzione on-line, in molte sono costrette a sospendere l’attività o chiudere proprio i battenti. A livello italiano è la chiusura della UTET. A Lecce non mancano casi emblematici, riuscendo a reggere solo quegli editori che si circondano di scrittori professionisti e prolifici. Chi invece ha fondato tutto su operatori di base d’avventura o estemporanei, ha visto un calo vistoso delle sue attività. Tra queste vanno di certo ricomprese quasi tutte le case editrici sorte negli ultimi sette, otto anni, che alla “sfiammata” iniziale, stentano a superare il momento, questo, per il quale sono richieste alte competenze manageriali e solidità finanziaria significativa.
Certamente, il primo colpo che subisce l’intero settore si ha tra il 2018 ed il 2019, con l’insediamento in qualità di Sindaco al Comune di Lecce di Carlo Salvemini, che avvia una politica culturale eccessivamente onerosa sul piano economico per gli operatori del settore, rendendo forse un po’ troppo costosi i contenitori culturali pubblici leccesi per gli addetti ai lavori, che in precedenza utilizzavano questi, quasi gratuitamente. È forse questa la “stangatina” di Salvemini a poeti, letterati, musicisti, attori…più che un sostanziale e brusco cambiamento dell’impostazione dell’attività pubblica culturale, promanata e sostenuta dalla sua amministrazione, molto diversa rispetto al decennio precedente. Sicuramente, al riguardo, ad una sostanziale libertà, si è sovrapposta una politica che a tratti potrebbe essere qualificata come dirigista.
Nel segmento del teatro, la situazione appare tranquilla, invece, ma solo sul piano economico-finanziario in virtù dei lauti contributi pubblici ed in particolare della Regione Puglia. Non così sul piano operativo e della produzione culturale, che appaiono bloccate e che non vanno al di là della traduzione delle vecchie impostazioni in termini di performance, in forma on-line.
E se nel settore del libro, in qualche modo la distribuzione on-line ammortizza gli effetti della crisi, mentre in quello del teatro, i contributi pubblici mantengono in vita le strutture, nel settore della musica la situazione appare con livelli molti più scuri, essendo questa componente del settore quella più evoluta, soprattutto per gli operatori di base, molto più pagati di scrittori e attori. Qui, la mancanza degli eventi, nelle loro partizioni, ha creato un totale blocco delle loro attività, mettendo a repentaglio un patrimonio culturale, operativo, oltre che di competenze tecniche, veramente importanti.
In tutto questo, si spera, soprattutto a Lecce e dintorni che il 2021 sia l’anno della creatività sul piano tecnico-manageriale. Un anno in cui si riusciranno a trovare le prime e giuste soluzioni, aderenti ai nuovi tempi inaugurati dal Coronavirus, che ha, di fatto, reso, in un batter di ciglio, il presente in futuro prossimo, senza una giusta gradualità. Ma proprio questa, la mancanza di una gradualità nei processi di cambiamento sociale e culturale appunto, è la caratteristica specifica dei tempi che verranno e che sono iniziati, d’un sol colpo, a marzo del 2020.
Samuele De Benedetto