Il destino dello stabilimento Whirlpool di Napoli sembra ormai segnato. La multinazionale è irremovibile sulle proprie posizioni e, durante l’incontro con Governo, sindacati e operai tenutosi in videoconferenza il 29 ottobre, ha ribadito che sarà chiusura.
Per l’amministratore delegato di Whirlpool Corporation Marc Bitzer non esistono prospettive industriali per lo stabilimento napoletano, che dalla mezzanotte del 31 ottobre ha chiuso i battenti. Chiusura che significa licenziamento per 340 operai.
Un’autentica bomba sociale che sindacati e Governo vogliono a tutti i costi disinnescare. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha messo a disposizione dell’azienda ogni tipo di strumento economico che possa tenere in piedi i livelli occupazionali ma il muro contro muro con la multinazionale è totale.
Secondo il segretario generale della UIL Pierpaolo Bombardieri serve uno sforzo ulteriore da parte di tutti per costringere Whirlpool al passo indietro: “Ognuno di noi deve farsi carico di questo problema. Siamo tutti insieme dalla stessa parte per rivendicare la continuità produttiva e il rispetto dell’accordo, ma abbiamo ruoli e responsabilità diverse. E questo pesa”.
Tutte le sigle sindacali impegnate in questa vertenza chiedono che la vita produttiva dello stabilimento continui nel rispetto di quell’accordo sottoscritto nel 2018 con cui l’azienda si impegnava a rilanciare lo stabilimento napoletano riportando in Italia alcune delle produzioni trasferite in Polonia.
“Abbiamo sentito troppe storie sulla vicenda di Whirlpool - sostiene ancora Bombardieri - e deve essere chiaro che noi non molliamo, non possiamo mollare, ma abbiamo bisogno di concretezza e di risposte ai lavoratori. La situazione su Napoli è drammatica e, allora, serve uno sforzo di tutte le Istituzioni per dare risposte concrete subito”.
I sindacati, come ribadito con forza anche dal segretario della CGIL Maurizio Landini, contestano la volontà di Whirlpool anche alla luce di un aumento delle vendite e, conseguentemente, del fatturato che non giustificano la mannaia sullo stabilimento. Contro la scelta dell’azienda, che pare dettata da una mera strategia aziendale estranea a qualsiasi valutazione umana e sociale, si è schierato il Ministro del Lavoro Patuanelli deciso anch’egli a pretendere il rispetto del regolare accordo sottoscritto nel 2018.
Gli stipendi per gli operai saranno garantiti fino al 31 dicembre ma da oggi la produzione si ferma e per i lavoratori comincia una battaglia che si preannuncia lunga e difficile. Battaglia che comincia con un presidio permanente all’interno di una fabbrica che i lavoratori non hanno intenzione di abbandonare.