Circa 270.000 saranno gli esercizi che chiuderanno nel settore commerciale, stando a quanto riporta uno studio in ambito nazionale della Confcommercio. E, ciò dovuto, non solo al calo dei consumi per effetto della contrazione del reddito, ma in parte anche alla speciale normativa attinente all’emergenza sanitaria. In particolare, i dati emersi dall’analisi degli specialisti della Confcommercio prevedono una riduzione del reddito italiano del 10-15 per cento, pari ad una diminuzione del Pil, secondo proiezioni ottimistiche, tra i 200 e i 300 miliardi di Euro. Perdite dovute al prolungato blocco di gran parte del sistema economico nazionale e alle varie ingessature che le strutture produttive dovranno rispettare nei mesi a venire. Più nello specifico, in termini assoluti, al netto tra le varie categorie, le professioni caleranno di 49 mila attività, mentre nella ristorazione vi sarà un ridimensionamento del settore di circa 45.000 imprese.
Ciò non potrà che interessare il tessuto produttivo, nello specifico commerciale, alberghiero salentino e della ristorazione, con indubbie e drammatiche ripercussioni, dal momento che 25.000 attività, facenti parte dei settori del commercio, della ristorazione e della ricezione alberghiera appunto, nei prossimi sei mesi subiranno un’amputazione di almeno 2.500 iniziative, al netto tra nuove aperture e chiusure. E, tenendo in considerazione solo questi comparti dell’economia salentina, il relativo parco imprese passerà dalle storiche 63.000 unità effettivamente attive a circa 62.000. Va da sé che molti saranno i settori compromessi circa il loro assetto nel prossimo anno, talché, se con la crisi del 2008 si assistette ad un aumento della disoccupazione, che portò a toccare le 72.000 unità (cifra record se si considera che negli ultimi settanta anni mai si erano superate le 45.000), con questa crisi di così devastante portata, il numero dei disoccupati non potrà che superare con facilità le 120.000 unità. Inevitabilmente, a pagare il prezzo più alto sarà, come in passato, la gente del popolo, non certo la classe media e la upper class, la cui compenetrazione al grande disagio popolare a poco varrà.
Tempi duri dunque per la gente salentina, che dovrà appellarsi a tutte le forze a propria disposizione per transitare nel grande deserto della crisi e, soprattutto, dovrà dotarsi di pazienza, volontà, creatività e in particolar modo di calma, idonee armi in questi periodi bui. Nervi saldi dunque, in una prospettiva che deve essere ottimistica. D’obbligo è essere certi che le tenebre economiche di questo momento si diraderanno e il nuovo corso, che si prevede abbia inizio almeno tra 18 mesi, sarà ben più soddisfacente del precedente.
Massimiliano Lorenzo