Imprese che ce la faranno: il caso “La Gru” - Ignazio del Gaudio

Imprese che ce la faranno: il caso “La Gru” -  Ignazio del Gaudio

            In questi giorni l’Italia sta chiudendo una lunga parentesi di fermo pressoché totale per cominciare a riattivare tutte le sue attività. Una sosta che costerà carissima all’intero sistema socio-economico. Da un lato, la struttura dei consumi sarà molto diversa rispetto al passato. E ciò, in parte perché il reddito a disposizione delle famiglie, soprattutto quelle con una propensione al consumo molto alta, riconducibili alle classi meno ambienti, sarà marcatamente minore; in parte perché gli stili di vita saranno diversi per ragioni governative e per nuove soluzioni che i singoli adotteranno. A tutto ciò si sommerà una disoccupazione la cui portata in termini numerici non è ancora prevedibile, ma sicuramente toccherà una fetta importante della popolazione, non solo al Sud, ma anche al Nord.

            Come logica conseguenza, d’altro canto, moltissime piccole e medie imprese chiuderanno i battenti, mentre tutte le altre dovranno rivedere molti dei loro programmi, non solo per quello che riguarda il prodotto/servizio offerto, ma anche per ciò che concerne le procedure produttive. E da qui avviarsi ad un vistoso nonché significativo riposizionamento sul mercato, che sarà sempre più turbolento e competitivo.

            Un blocco, quello dei mesi precedenti, che sarà all’origine di fortissime frizioni all’interno del sistema economico e sociale nazionale, che saranno sempre più evidenti a partire da settembre e che si porranno come presupposti per un nuovo ordine politico e sociale.

            Al Sud, il tutto avverrà in maniera amplificata. Qui molti gli imprenditori che dovranno abbandonare il campo e in questo sistema, che sarà tellurico per almeno due anni, si salverà chi procederà ad una profonda riorganizzazione produttiva in termini tecnologici. Ma si salverà anche, chi non potrà essere sostituito facilmente dai robot. È questo il caso di La Gru, una piccola azienda di produzione e commercio di Vitigliano, che basa la sua esistenza sulla creatività e sulle “visioni” di Maria Rosaria Ciullo, perno attorno al quale ruotano tutte le attività di questa piccola impresa. 

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            La Gru, sorta circa venticinque anni fa e dislocata fino al 2005 circa, a Vitigliano e a Santa Cesarea Terme, presenta una gamma di prodotti, sia floreali sia cartacei sia in pelle, in gran parte realizzata da Maria Rosaria e che sono frutto del suo gusto per il bello. Peraltro, non pochi sono marchiati con uno dei suoi brand, Emozioni in Libertà.

            Tutta la struttura produttiva e commerciale di Vitigliano appare al visitatore, sia esso cliente sia esso fornitore, come un grande laboratorio di un folle alchimista, che tra fiori, piante, candele, vasi, vasetti, bellissime borse, materiale cartaceo particolarissimo, compie i suoi prodigi, le sue magie, in tonalità calde e singolari. Il tutto, ovviamente, avvolto in effluvi delicatissimi, raffinati colori pastello e atmosfere incantate, evanescenti, dove nel silenzio di Vitigliano, riescono ad emozionare e a trasportare il visitatore in un’altra dimensione. Qui, da Maria Rosaria, è difficile trovare qualcosa che si replichi: tutti pezzi unici e, se non proprio tali, rari per bellezza, originalità. Insomma, prodotti, i suoi, per veri intenditori, per persone che hanno un animo raffinato, per soggetti che cercano, e qui trovano, quel particolare che dà compimento e pienezza alla propria struttura simbolico-culturale.

            Ecco, entrare nel mondo di Maria Rosaria Ciullo, che si sostanzia e perfeziona in questa piccola struttura di Vitigliano, è come immergersi in un sogno fatto di elementi morbidi e colorati con discrezione e, allo stesso tempo, insondabili e ammalianti, seduttivi, che invogliano all’abbandono.

            È questa un’impresa, La Gru appunto, che non ha concorrenza, perché unica ed irripetibile, e pertanto insiste su una clientela colta, di taglio alto, capace di capire l’arte di Maria Rosaria e che, dunque, difficilmente la abbandonerà, e non solo. Non è difficile ipotizzare che sia disposta anche a sacrifici crescenti.

            È un tipo di impresa, che sarà tra quelle che riusciranno sicuramente a superare questo frangente sociale ed economico terribile, dove una delle parole d’ordine è quella di fare della propria attività una vera propria opera d’arte, come ha saputo fare e fa, appunto, la Nostra Ciullo di Vitigliano.

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