È sotto gli occhi di tutti che i piccoli e piccolissimi imprenditori sono la vera ricchezza del nostro Paese, al contrario delle grandi imprese, soprattutto le capofila, che per lo più assorbono risorse dal sistema tramite i finanziamenti pubblici miliardari. Le piccole, invece, sono sotto scacco e con una pressione fiscale veramente notevole. Insomma, non è azzardato pensare che vi sia un vero e proprio travaso dal piccolo contribuente ai grandi gruppi capitalistici. E ciò vale anche per il sistema bancario. Noto è il fatto che sono le piccole e piccolissime imprese a pagare gli interessi più alti, giustificato il tutto con questioni legate al rischio più alto. Poi, invece, veniamo a sapere che grandi banche sono a “secco” non per i piccoli operatori, ma perché grandi cordate capitalistiche assorbono “facilmente” risorse e fanno “sparire la moneta”. Insomma, il nostro encomio va ai piccoli imprenditori, i veri perni dell’economia nazionale e del benessere di tutti noi.
In tale prospettiva, avviamo una serie di “quadretti” su alcuni piccoli e piccolissimi imprenditori del nostro Salento, che sono stati in grado di dimostrare nel lungo periodo grandi capacità imprenditoriali, che gli hanno consentito di attraversare decenni di attività e rimanere “illesi” e godere di una serena e briosa anzianità. Oggi, è il turno di Pippi Fasano di Surbo. Un vero personaggio noto in molte parti del nostro territorio, non solo per la sua lunghissima attività commerciale, che sebbene piccola è stata in grado di consentirgli una più che dignitosa realizzazione come uomo e come marito e padre, ma anche per la sua grande passione per il calcio.
Ultraottantenne, Pippi Fasano ha avviato la sua attività commerciale, nell’abito dell’abbigliamento, a metà degli anni ’50 del secolo scorso. In qualche modo, è un figlio d’arte perché sua madre aveva un commercio di carni. Per decenni ha tenuto il suo magazzino nelle vicinanze della piazza civica di Surbo, che ancora esiste ed è attivo. Per dare slancio alla sua attività, frequentava e frequenta le “piazze settimanali”. Di domenica lo si trova ancora, con la sua bella merce, a Frigole.
Pippi è sicuramente un venditore esperto, al quale aggiunge, ed è un valore aggiunto importante, la sua umanità, la sua affabilità, ma soprattutto la sua ragionevolezza. Credo, però, che la sua capacità di restare così tanto tempo sul mercato, la chiave del suo successo si debba all’aver compreso l’essenza del dialogo con il cliente, ma anche, e più in generale, col prossimo. E cioè è uomo che scambia, ovvero dà e prende all’interno di un contesto improntato all’onestà, soprattutto intellettuale. È difficile pagare da Pippi un prezzo che non corrisponda all’effettivo valore della merce che ti fornisce. E se ciò talvolta accade, nel tempo lui è sempre capace di pareggiare i conti. Ma, è da notare che, se si riesce a prendere da Pippi, più di quanto non lo si paghi, di sicuro, anche in questo caso, il Nostro riesce sempre a mettere in atto strategie commerciali bilancianti.
Ma andiamo a vedere l’altro Pippi! Alla sua passione per il commercio, Pippi Fasano, per molti decenni ha affiancato la passione per il calcio. Una passione che l’ha spinto a diventare Presidente del Surbo Calcio nel 1973, restando in tale posizione fino a qualche anno addietro. Il Surbo Calcio è una piccola squadra che milita tra la Prima Categoria e la Promozione. Per decenni ha dato alla comunità di Surbo tante soddisfazioni, ma ha rappresentato anche un momento identitario. Un mix che non ha valori economici, perché non quantificabili in termini di benessere collettivo ed individuale. In ciò Pippi Fasano ha molto lottato per la sopravvivenza di questa squadra, che ha anche visto come passione per la sua Surbo.
Tra i calciatori che sono riusciti a conoscere il Surbo e dunque Pippi vanno menzionati sicuramente Lucio Pezzuto, Giovanni Micalella, Giuseppe Martella, Giovanni Tao. A questi si aggiunge una lunga schiera di nomi, tutti ragazzi che hanno avuto l’opportunità di crescere in maniera sana, sportiva, capaci oggi di guardare negli occhi chi gli è davanti e di andare fieri di sè stessi.
Ignazio del Gaudio