Le restrizioni introdotte dall’ultimo DPCM del 24 ottobre, in attesa delle prossime, hanno inflitto colpi tremendi ai diversi comparti investiti dai provvedimenti: ristorazione, fitness, cinema e teatri.
E proprio la difficile situazione dei cinema, dei teatri e dei lavoratori, spesso precari, che operano nel settore dello spettacolo, è stata rimarcata dal segretario generale della UIL Massimo Bombardieri dopo le manifestazioni di protesta andate in scena in tutta Italia: “Massimo sostegno e vicinanza a tutte le lavoratrici e a tutti lavoratori dello spettacolo che oggi sono scesi in moltissime piazze italiane per protestare contro la chiusura di cinema e teatri fino al 24 novembre prossimo, prevista dall’ultimo DPCM.”
Una chiusura incomprensibile che rischia di assestare un colpo mortale a un settore già duramente colpito dalla crisi. La cultura e lo spettacolo rappresentano gli asset strategici dello sviluppo del nostro Paese.
“Siamo al fianco di tutti i lavoratori del cinema, del teatro e della musica, e ai tanti precari di questo settore che produce, in sicurezza, cultura: non fermiamolo.”
Per quanto le statistiche relative ai contagi all’interno di cinema e teatri diano ragione a Bombardieri, la chiusura disposta dal Governo ha una finalità precisa: ridurre i contatti tra le persone. Più che una penalizzazione gratuita del settore, la ratio del DPCM appare essere di natura tecnica. Stando a quanto esposto dal comitato tecnico scientifico infatti la crescita esponenziale della curva dei contagi sarebbe ormai non più domabile con le semplici regole prescritte finora che contavano sul tracciamento e sull’isolamento dei soggetti positivi, ora non più praticabile. Mascherina e distanziamento, in un quadro di aumento incontrollato dei contagi, non sono più sufficienti e, secondo il cts, il contenimento dei contatti è oltremodo necessario: da qui la scelta del Governo di limitare le occasioni di contatto chiudendo i luoghi di incontro.
Al di là delle motivazioni tecniche che stanno dietro al DPCM, appare non trascurabile la richiesta di adeguato sostegno avanzata da un settore costretto ad una drastica compressione delle sue attività e dei suoi introiti, che va avanti, tranne piccoli spiragli, dal primo lockdown di marzo. Un sostegno che i protagonisti delle manifestazioni giudicano finora insufficiente a garantire dignità non solo ai protagonisti delle scene ma anche ai nobili lavori che contribuiscono alla creazione del prodotto artistico.