In questo Tempo di Covid molto attivi sono i sindacati, che discutono con il Governo i nuovi contratti o il rinnovo degli stessi. Un acceso confronto, che pare non soddisfare i sindacati confederali, tanto da invocare lo sciopero del settore pubblico.
Non poco dibattito sta creando poi la discussione del contratto per la nuova e contingente forma di insegnamento, ovvero la didattica a distanza (Dad).
Nel leggere le cronache e le dichiarazioni di questi giorni sembra però non vi siano una linea comune tra i rappresentanti dei lavoratori, intenti, ognuno a suo modo, a difendere la propria posizione.
Tuttavia, è Maddalena Gissi, segretaria generale della CISL Scuola, a chiedere che le rivendicazioni siano guidate da ragionevolezza e coscienza del momento che stanno vivendo l’Italia e la Scuola, ma non solo loro.
A parlare di ciò più diffusamente è proprio la segretaria Gissi, in una nota fatta circolare nelle scorse ore:
“Il contratto sulla didattica a distanza è un punto di chiarezza in una situazione nella quale per la scuola c’è già abbastanza confusione e un grande disorientamento. In primo luogo per decisioni assunte in un clima di rissosità politica e di scontro quotidiano fra istituzioni centrali e locali, ma contribuiscono ad alimentarlo anche certe polemiche esasperate in ambito sindacale, bisognerebbe rendersene conto e agire tutti con più responsabilità.
Basta arrampicarsi sugli specchi con dissertazioni incomprensibili ai più, basta critiche fondate su fatti inesistenti o su questioni che col contratto non hanno nulla a che vedere: chi ha proposte le faccia, ci si confronti sulle soluzioni da dare ai problemi, un sindacato degno del nome non può limitarsi a farne l’elenco fermandosi lì, o addirittura gonfiandolo con altri inventati di sana pianta. Quando poi si arriva a invocare la sospensione di tutte le attività scolastiche in presenza, scagliandosi nello stesso tempo contro la regolazione contrattuale della didattica a distanza, è davvero arduo comprendere quale sia il livello di coerenza fra queste posizioni.
A noi non piace una situazione in cui è impedito l’insegnamento in presenza, è una situazione anomala, addirittura innaturale per il nostro modo di intendere la scuola e il nostro lavoro, oltre che foriera di danni enormi per la società e le giovani generazioni, cosa di cui forse non c’è ancora la necessaria consapevolezza.
Ma se questo modo di lavorare diventa obbligato, se diventa l’unica risorsa per scongiurare il disastro di un blackout totale del sistema d’istruzione, diamogli punti di riferimento e regole chiare, evitando confusione, improvvisazione e l’arbitrio di atti unilaterali. Senza il contratto ciò sarebbe inevitabile e avremmo il riproporsi di tutte le criticità vissute nei mesi del lockdown. È ovvio che molte di quelle criticità rimangono, perché esulano dalle materie affidate alla contrattazione: non è segno di onestà intellettuale invocarle a sostegno del proprio dissenso sul contratto.
Su quelle criticità il nostro impegno non viene certo meno, anzi viene rilanciato con più forza anche alla luce di una valorizzazione complessiva delle relazioni sindacali (le RSU sui criteri per garantire il diritto alla disconnessione, tanto per fare un esempio) e degli impegni contenuti nella dichiarazione congiunta che accompagna la firma del contratto.
Precisi obiettivi segnano un percorso di impegno e di azioni sindacali chiaramente delineato, che già nell’immediato incrocia quello di una possibile mobilitazione generale del lavoro pubblico per il rinnovo dei contratti. La forza e la credibilità dell’azione sindacale, specie in un momento di grave e generale difficoltà come quello che il Paese sta vivendo, dipendono anche dal senso di responsabilità che si manifesta e viene percepito nei comportamenti di ogni organizzazione.
Il mondo del lavoro nella scuola non si tutela assecondando anche in ambito sindacale derive di natura populista, ma valorizzando i ruoli di rappresentanza nelle sedi in cui vanno prima di tutto esercitati, che sono quelle del confronto e della contrattazione.”