Mancano due mesi alle elezioni per il Parlamento e il Presidente della Regione Puglia, ovvero a quando i pugliesi sceglieranno da chi farsi governare fino al 2025. Per poter scegliere consapevolmente, può essere utile conoscere i massimi rappresentanti delle liste che si propongono alla guida della Regione. Proprio per questo, Venti di Ponente cercherà di contribuire a far prendere familiarità con le figure di spicco e possibili futuri Presidenti della nostra Regione. Un “esercizio” utile, questo, anche per leggere più lucidamente le innumerevoli dichiarazioni che, da qui al 20 - 21 settembre, saranno rilasciate dai vari candidati alla presidenza della Regione Puglia.
Avviamoci, dunque, in quest’esercizio, cominciando dal Presidente uscente, Michele Emiliano, che ha rinnovato la sua candidatura e soffermando la nostra attenzione sulla sua storia amministrativa e politica. In politica, ormai da 16 anni, l’ex magistrato Emiliano ha ricoperto la carica di Sindaco di Bari per dieci anni, dal 2004 al 2014. Nel 2015, poi, si candida ed esce vincitore dalle elezioni regionali del 2015, sostenuto da una coalizione trasversale di centro-sinistra. Della sua azione amministrativa, alcune sono gli elementi da ricordare. Ad attirare l’attenzione, soprattutto di una parte del Sud della Puglia, nel 2016, fu la proposta di decarbonizzazione degli impianti tarantini dell’ex Ilva. L’idea di Emiliano era quella di basare tale attività anche sulle risorse stanziate per la realizzazione della “grande opera” nel Salento, la Tap - Trans Adriatic Pipeline. Sempre nello stesso anno, poi, Michele Emiliano riuscì a far sbloccare circa 2,7 miliardi di euro del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC), destinati ad interventi ed investimenti sul territorio pugliese, nel cosiddetto “Patto per la Puglia”, a firma dell’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ed ancora, mentre i pentastellati al Parlamento italiano si battevano per il reddito di cittadinanza, in Puglia, il Presidente Emiliano promuoveva alcune politiche sociali. Di questo nuovo welfare, un sostegno sociale su tutti fu il Reddito di Dignità (Re. D.), ovvero l’introduzione di un reddito minimo garantito, ovviamente limitato.
Dopo alcuni scontri con l’ex leader del Partito Democratico Matteo Renzi, sul famoso referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 e su mancati stanziamenti alla sanità pugliese, nel 2018, non rinnovò la tessera del PD, a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale sull’incompatibilità tra iscrizione ad un partito e la figura di magistrato. Nonostante l’impossibilità ad iscriversi ad un partito, appunto, resta comunque nel centro-sinistra, di cui ha sempre fatto parte, prima come indipendente e poi come tesserato dei Democratici di Sinistra (Ds).
Come tanti politici, anche il barese Michele Emiliano “vanta” alcune ombre nella sua carriera politica. Infatti, pur senza essere oggetto di indagine, per inconsistenza penale e per il ruolo allora ricoperto, nel 2007, nel primo mandato da Sindaco appunto, destò un certo scalpore il fatto che Emiliano ricevette un grosso regalo in champagne, vino e formaggi, tra le altre cose, da un imprenditore pugliese. E proprio per aver ottenuto agevolazioni da parte di alcuni tecnici del Comune di Bari, l’imprenditore pugliese finì poi agli arresti. Nel 2016, invece, il Procuratore Generale della Cassazione barese Gianfranco Ciani avviò un’azione disciplinare nei confronti di Emiliano, ritenendo illecita l’attività politica svolta in qualità di Sindaco prima e di Presidente di Regione, poi, perché non coessenziale all’attività svolta in tali ruoli.
Nel 2020, infine, per ottenere la rielezione alle prossime elezioni ha organizzato una coalizione decisamente trasversale, composta da 14 liste, comprendenti la Democrazia Cristiana come la Sinistra Alternativa, i Popolari come gli Animalisti. Insomma, un sostegno sicuramente composito e variegato quello per Emiliano, dichiaratosi un “populista istituzionale”.
Sarà dunque una buona parte dell’arco parlamentare a “battersi” per la rielezione di Emiliano. Comunisti e democristiani, popolari ed animalisti dovranno “difendere” il Presidente Uscente, dunque, nelle piazze e nelle urne, dalla propaganda della figura scelta dalla destra come candidato presidente, quale appunto Raffaele Fitto, da quella dell’ex coordinatore proprio della segreteria di Emiliano, Ivan Scalfarotto (oggi Italia Viva di Renzi), come anche della pentastellata e già sfidante nel 2015 del Presidente uscente, Antonella Laricchia, e dell’ex M5S Mario Conca.
Massimiliano Lorenzo