È una distinzione di lungo corso, mutata nel tempo e che oramai sta dando rappresentazioni sempre più chiare della sua fine. Può sembrare un’affermazione forte, specie per chi nella destra o nella sinistra si identifica. Ma non si tratta della fine dell’ideologia nella lettura della società e nella sensibilità di ognuno. Qui si vogliono sottolineare la prassi e la pratica politica, l’azione dei politici.
Ancora oggi, erroneamente, per identificare tale ed indistinta condizione politica, si tira in ballo il trasformismo. Bene, non è quello! Oggi, l’incedere politico non si sostanzia in quella prassi governativa, inaugurata nella giovane Italia unitaria da Agostino Depretis, negli anni successivi al 1880, definita appunto Trasformismo. Non si può più parlare, infatti, della ricerca di maggioranze parlamentari intorno a singoli progetti o singoli programmi, per superare, appunto, le tradizionali distinzioni tra destra e sinistra. E non è nemmeno la semplice concessione di favori a consorterie in cambio di sostegno parlamentare, come fu con Francesco Crispi e Giovanni Giolitti. A cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, tra l’altro, i politici non avevano ancora maturato del tutto le proprie ideologie ed i propri schemi.
Ciò di cui parliamo oggi è più che altro di un sommovimento magmatico che tutto ingloba e tutto fonde, scioglie e ricicla. Potremmo insomma rappresentare la classe politica odierna come un corpo unico, con i propri arti, magari anche distinti, ma che nel muoversi ha uno sguardo unitario ed univoco. Le prove sono tante, di governi nazionali e locali identificati nella “destra” o nella “sinistra”, che si fanno sostenere, annoverano e candidano al loro interno, senza alcun particolare timore o difficoltà, partiti e politici che sino ad un secondo prima sedevano su di una, teorica, altra sponda. In Puglia, per esempio, succede che il candidato Presidente regionale, sostenuto principalmente dal Partito Democratico, Michele Emiliano, peschi nomi e figure da un’amministrazione di estrema destra, con annesso endorsement di Pippi Mellone, che non pochi mesi addietro organizzava (?) piccole adunate nelle quali si adoperavano saluti romani. Ma appunto andiamo oltre! Osserviamo il rimescolamento della pratica politica, in questi giorni di dibattito su chi debba prendersi la responsabilità di confinare nuovamente gli italiani nelle proprie case per limitare il contagio da Covid-19. Il Governo retto da Giuseppe Conte invita le Regioni a prendersi loro quella decisione, in base al famoso indice R con t, che quantifica la contagiosità del virus. E i governatori locali, con un’ampia maggioranza di centro-destra e a guida Lega di Matteo Salvini, da sempre fautori dell’autonomia locale, nella loro conferenza fanno ostruzionismo e intendono centralizzare una tale decisione. Insomma, anche qui, la pratica sempre in voga in Italia dello “scaricabarile”.
In tutto questo, non è fuor di proposito ipotizzare anche, che la “destra” governi “in copertura” tramite la “sinistra”, una “sinistra” che praticamente non esiste, se non nei “nostalgici”?
Al di là di ciò, non parliamo, dunque, nemmeno più di “manovre di corridoio”, tanto care ai governi democristiani del Novecento e, prima ancora, della “sinistra storica” depretisiana o crispina. Oggi viviamo una politica aeriforme, che apparentemente non ha una direzione, almeno pubblicamente, ma che, al contrario, sa dove portare il Paese e sa quali leve azionare. Lo sa nell’ambito sanitario come in quello formativo ed universitario e quello industriale. La Politica è conscia del fatto che lo Stato come entità istituzionale si sta sgretolando, nell’accezione sino ad oggi concepita, e sarà, nel breve periodo, superata e sostituita con altri schemi di riferimento (forse originari?). I politici sanno bene la deriva privatistica, ed anche spinta, della nostra società; sanno bene dell’individualismo esasperato, impazzito, innaturale del comune cittadino, che alla fine dei conti si sta trasformando rapidamente in un semplice utente e consumatore, ciò dovuto soprattutto alla forte accelerazione del completamento del processo di informatizzazione della società. E di conseguenza il nostro caro politico agisce, posizionandosi magmaticamente, perché solo uno pare essere il nucleo degli obiettivi da raggiungere.
Sia chiaro, non s’intende sostenere una univoca visione della società o dell’economia, non s’intende sostenere l’appiattimento della cultura e della democrazia, come della politica. Ma non si può non osservare come completamente indistinto sia oramai il campo politico ove oggi si gioca.
Massimiliano Lorenzo