Ormai dopo 5 mesi dal primo caso di contagio da coronavirus, può risultare utile proporre una sintesi di quel che è stato e di come i politici del Nostro Paese hanno reagito, a fine di favorirne una presa di coscienza più compiuta e capace di proiettarci nel futuro con maggiore determinazione ed efficacia.
Come sempre, però, Venti di Ponente non si improvvisa nella lettura dei dati statistici, ma cerca di andare oltre e proporre uno sguardo di insieme, anche in previsione del prossimo appuntamento elettorale, che ad oggi dovrebbe svolgersi nel mese di settembre. Osserviamo insieme, dunque, alcuni dati, alcune dichiarazioni e prese di posizione da parte dei leader politici italiani.
In merito alle caratteristiche dei pazienti deceduti, le statistiche ufficiali mettono in evidenza che il Covid19 è risultato letale in quella fetta di popolazione soprattutto anziana, colpendo, infatti, maggiormente gli ottantenni, uomini e con più patologie, alle quali si è sommato il virus pandemico, che, in tale quadro, è risultato, almeno pare, determinante per i decessi. Note sono anche le aree che più hanno patito il contagio e le sue conseguenze, ovvero le regioni del Nord ed in particolare la Lombardia. Meno colpito dal Covid è stato, invece, il Sud Italia, dove probabilmente condizioni sociali e organizzazione sanitaria hanno giocato un ruolo importante nel contenimento dei contagi.
In particolare, al proposito, lo studio di un’équipe francese condotto sul contagio degli ospedalieri in Italia, ha messo in evidenza che molte delle strutture sanitarie del Sud Italia si siano “mosse” in maniera più efficiente ed efficace, dove in non pochi casi, gli ospedali non hanno registrato alcun contagio per medici ed infermieri.
Si contano sulle dite di una mano, poi, i picchi consistenti di contagio, che hanno visto il loro apice il 21 marzo, con 6557 nuovi casi, data a partire dalla quale la famosa curva epidemica ha iniziato la sua discesa.
Ed i nostri politici, come hanno osservato e reagito ai dati ed alle analisi degli esperti? Il politico che più è sembrato reattivo e più si è prodotto in dichiarazioni, quasi sempre alla ricerca del consenso, è il leader della Lega Matteo Salvini. Il capo politico padano ha proseguito, in realtà, con il suo modus operandi, fatto soprattutto di continue dichiarazioni e ritrattazioni, sin dal 21 febbraio, quando chiedeva con forza di chiudere l’Italia e “sigillare” i confini della Penisola. Come spesso accade, Salvini è stato capace di chiedere a più riprese, quasi schizofreniche, riaperture e chiusure di attività commerciali e luoghi di culto, prima ancora del picco epidemico del 21 marzo e in occasione delle festività pasquali. Insomma, per il leader del Carroccio poco è cambiato nella comunicazione politica.
Proseguendo con un altro leader del centro-destra ed alleato della Lega, più accorta è sembrata la navigata Giorgia Meloni, a capo di Fratelli d’Italia. Le parole e le azioni della romana Meloni hanno indossato un vestito politico e di opposizione netta al Governo, guidato da Giuseppe Conte. Anche Giorgia Meloni, però, non si è fatta mancare contestazioni speculative e di ricerca del consenso. In effetti, all’attento osservatore, le dichiarazioni della Meloni traevano spunto dall’azione del Governo, senza tuttavia che la Meloni stessa avesse una visione propria d’insieme, uno schema di base proprio sulla base della quale criticare l’operato di Conte e compagni. Ottima oratrice, ma sul piano strategico ed alternativo molto debole. Ad ogni modo, Fratelli d’Italia e la sua leader sono stati i primi a scendere in piazza durante questa emergenza, dinanzi a Palazzo Chigi, con mascherine e distanziamento fisico, per chiedere al Governo provvedimenti in favore della riapertura e del sostegno economico alle imprese.
Non meglio fanno Renzi e Zingaretti, che in ogni caso manifestano il loro pensiero in maniera più morbida, “prudente”, anche se il leader di Italia Viva il 5 aprile dichiara alla CNN: «Fare di tutto contro il Covid, come Obama fece per Ebola!» in netto contrasto con quanto afferma, poi, il 27 aprile ai media italiani: «Non si può tenere il Paese ai domiciliari!». Dal canto suo, Zingaretti ha mantenuto posizioni sostanzialmente “diplomatiche…politiche”, soprattutto nel caso delle RSA.
Tutto sommato è facilmente riscontrabile il vuoto della politica, l’assenza di veri leaders e di rimando l’assenza di rappresentanti dei cittadini, che anche in questo caso, il caso del covid appunto, sono rimasti in balia un qualcosa di indeterminato, che decideva, dove Conte ne era il degno riproponente.
Massimiliano Lorenzo