USA: verso l’implosione? – Ignazio del Gaudio

USA: verso l’implosione? – Ignazio del Gaudio

            Non è una novità che negli Stati Uniti si sviluppino all’improvviso fenomeni di protesta popolare di grandi dimensioni, spesso violenti e devastanti per interi quartieri o città. Sono fenomeni che scattano senza alcun segnale di preavviso, ovviamente all’occhio del comune osservatore. E sembrano fenomeni estemporanei, privi, dunque, di una regia. Anzi, appaiono del tutto immotivati, dove l’unica causa sembrerebbe quella ascrivibile al bisogno di sfogo della naturale violenza connessa all’essere umano, e pertanto del tutto irrazionale. Uno sfogo che si avvierebbe a causa di un fatto, definito solo scatenante e capace di portare alle selvagge esternazioni del popolo. E il voler attribuire questa o quella componente socio-economica agli episodi di violenza di massa, rientrerebbe, invece, nella pratica, o meglio negli esercizi di pura strumentalizzazione di stampo politico, finalizzati, peraltro, a questioni, o business, collocati su altri fronti sociali ed economici.

            E come è ampiamente noto in questi giorni in diecine di città degli Stati Uniti si sta sviluppando, in un crescendo che sembra inarrestabile, un movimento di protesta popolare di proporzioni bibliche. Nella storia americana si segnala una sola circostanza, che vide una partecipazione popolare così imponente nell’aprile del 1968 a seguito dell’omicidio di Martin Luther King.

            L’evento scatenante è stata l’uccisione di George Floyd, un uomo del popolo, causata da un agente di polizia il 25 maggio scorso, data a partire dalla quale si è innescato il movimento di protesta, che ancora oggi stenta a smorzarsi e che ha messo in crisi l’intero sistema sociale e di rimando economico americano. Molte sono le critiche al Presidente Trump perché incapace di dare una soluzione alla megaprotesta popolare ed in particolare a quella degli afroamericani.

            Tuttavia, le chiavi di lettura dell’intera questione, a rigor di logica dovrebbero prescindere dal fatto specifico, le cui cause, per null’affatto chiare, oscillando dal classico regolamento di conti, al comportamento razzista, al normale eccesso di violenza usata dalla polizia. La cosa da tener presente, invece, è che la protesta ha preso avvio poche ore dopo la morte di Floyd, tramite i social, e da qui è sfociata in imponenti manifestazioni e cortei, che vanno connotando tutto il territorio degli Stati Uniti negli ultimi dieci giorni. Fiumane che stanno attraversando l’America e che, pare abbiano messo in seria difficolta tutto il sistema di sicurezza e di polizia statunitense, facendo giungere a prendere provvedimenti circa l’intervento delle forze militari.

            Non si riesce a spiegare tanta partecipazione e violenza popolare se non aprendo una serie di considerazioni sull’intero sistema socio-economico americano caratterizzato da una democrazia che mostra orami chiare le sue contraddizioni, le quali si sono mostrate nella loro portata e che covavano nell’inconscio popolare, esplose con l’accensione di quella che a tutti gli effetti si è rivelata un “miccia corta”. Ma non solo. La compressione capitalistica negli Stati Uniti, che non può ad un certo punto non sfiatare, è eccessiva e forse anacronistica. In molti si paragonano ai servi della gleba del medioevo, pur vivendo in una società evoluta, dove transitano a tutti i livelli i concetti di libertà, felicità, successo, i quali appaiono solo come dei contenitori vuoti. Tutto questo non può non incidere sull’inconscio del popolo, il quale, anche senza capirlo, diventa violento per scaricare le frustrazioni che il sistema inocula nelle diverse sensibilità.

            Il Floyd affaire è dunque il segnale della stanchezza dell’intero sistema americano? È l’inizio della fine o il segnale che dà il via ad una accelerazione delle trasformazioni dei contenuti concettuali di democrazia, di progresso e di sviluppo? Un’accelerazione alla riqualificazione del capitalismo, che ha bisogno di nuovi indumenti per potersi perpetrare?

Ignazio Del gaudio

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