È questo il terzo spazio-momento della Nostra rubrica Quadri e S-Quadri dedicato a Sandro Bellomo, cinquantenne e newyorchese, ma naturalizzato salentino, risiedendo a Soleto sin dagli anni ’90. È un artista di strada per scelta: in genere lo si trova ad esporre le sue opere “lunghe” sul “Corso Vecchio” di Lecce, questi pezzi di carta dalle misure insolite, questi manifesti stretti e lunghissimi, pieni di volti, spesso della Belle Epoque, che “navigano" in svolazzi di vario genere…..
Si è già sottolineato che il nostro Bellomo è uomo e artista che non ama a tutto tondo perimetrazioni di sorta. Non ama le strutture “pesanti” dell’intermediazione artistica, non ama i perimetri lavorativi e del lavoro né margini e confini relazionali. Non ama ciò che è definito, in buona sostanza. Un folle? Un a-sociale? Un libertino? …senza regole né perché?
Di certo sì, per i “benpensanti”, per gli strutturalisti della nostra società(?), i quali tuttavia, alla luce dei traguardi raggiunti dalla nostra Civiltà, si pongono oramai fuori tempo e non s’accorgono di essere fuori dal Tempo: vivono, ma paradossalmente appartengono già alla storia, ad un passato remoto, lontano, per alcuni già dimenticato
Per noi, invece, no! Il nostro Bellomo è il futuro che si palesa nel presente, nel nostro, che oramai viene presidiato dalle insufflazioni della meccanica quantistica, della matematica frattale, da una scienza per la quale tutti i maggiori pensatori convengono sulla circostanza per la quale la sua progressione è oramai asintotica e da qui senza confini, soprattutto temporali.
Premessa, forse un po’ oscura e, allo stesso tempo, provocatoria, va qui evidenziato che l’ultima produzione e sperimentazione di Sandro Bellomo, consegnatami nello scorso dicembre, fa approdare a considerazioni sulla sua arte, che vanno molto al di là del contesto in cui ci produciamo noi tutti.
In occasione degli auguri natalizi, per telefono Sandro mi disse: “…ho prodotto delle opere che possono essere guardate e ammirate da tutte le direzioni e in qualsiasi posizione!” …non dicendomi, tuttavia, perché forse non ne era consapevole, che mi stava informando che aveva prodotto qualcosa che pur avendo un significato, non aveva un verso, di ché quello nel quale si poneva era sempre quello giusto.
In sostanza, opere, le sue, che erano valide, mettendole sia al contrario, posto che ve ne fosse uno, sia alla dritta che capovolte …… non avendo un sopra e sotto, un destra e sinistra, e da un qui, un prima e dopo, dunque. Opere che a prescindere di fatto annientano la logica e la ragione nonché qualsiasi tentativo di razionalizzazione. Opere senza perimetro in tutti i sensi, dove per giunta la stessa carta sulla quale dipinge il Bellomo pare non abbia anch’essa un perimetro, non costituendo di fatto un limite, un ostacolo.
Ed ecco che, l’arte di Bellomo -nella sua produzione più recente, di cui qui se ne dà un esempio, in pezzo ancora da rifinire- esclude a prescindere la ragione e a prescindere esclude i limiti. Opere che, tecnicamente superando gli oramai vecchi cardini della nostra cultura, ci tradottano, producendosi in una strana vertigine, che talvolta ci prende anche alla sprovvista, in un domani non molto remoto…
Rosanna Gobetti