E siamo al terzo appuntamento con Chiara Balducci, che lentamente si comprende e comprendiamo nel suo stile, nelle sue proiezioni poetiche, nelle iperboli del suo animo anelante il sublime. Una ricerca quest’ultima, che forse accomuna tutti i lettori e tutte le lettrici della Nostra, ritrovandosi alla fine tutti assieme, Balducci inclusa, nell’agorà di Venti di Ponente, dove qui sempre più evidente va connotandosi la novità. Una novità nella quale la Balducci va emergendo come lo specifico. E questa volta, nei versi di seguito riportati troviamo molto di noi stessi, se non in forma di ricordo, in quello di certo che vorremmo per il nostro futuro. Ma intanto pensiamo al presente, al hic et nunc, perché è così che probabilmente occorre predisporsi e disporsi alla lettura della Nostra Chiara, soprattutto in questo quadro poetico tutto intinto di strali di eros, di passione, d’ amore.
Rosanna Gobetti
(senza titolo)
Mani, che non sono
tra i capelli sciolgono
nodi di passione
di intime confidenze, serrate nei pensieri più reconditi.
Odori, di pelle che non è mia
lenta, assaporo
di distanze, mai state così vicine
come di miele di acacia, marmellata d’uva
Labbra morbide,
calde di rugiada, umide di sole
lambiscono il mio arco di Cupido
spavaldo nella sua linea decisa, così timida nell’incontro.
Carezze schive percepisco
su guance infiammate
papaveri rossi di primavere sbocciate
ciliegie mature, lascive, con delicatezza colte.
Dita schiuse
evanescenti, ferme
segnano confini invalicabili, forse.
Eppure da oltrepassare nel silenzio di chi sa tacere.
Illusione.
Occhi, questo possono.
L’Universo tutto s’inchina.
Disarmante è la forza di uno sguardo
isolato, eppure tremante.
Magnete.
Opposte congiunzioni coincidenti in cieli che san tutto.
E io danzo in questo tuo ghiaccio perenne
che non osa sciogliersi nel fuoco di me
che sono acqua.
Eppure, brucio.
E sazio l’anima di passi
scalpitanti, scatenati, furiosi.
L’emozione, mia ambrosia
m’inonda il volto e, le fossette ai lati della bocca, libera
e gli occhi mi fa ridere di gusto.
Diesis di me
che solo orecchio assoluto sa cogliere
nella sua sgangherata tellurica imperfezione.
Illusione di uno sguardo.
Stravolta esco da questa battaglia, ma stanca, mai.
Deliziarmi vorrei, commuovermi al tocco pudico.
Mischiarmi il piacere, sconvolgermi l’anima
devastarmi, ricompormi nella tenerezza.
Attraverso quello stesso sguardo.
Io, solo così so parlare.
Nel silenzio arcano dei miei occhi che non sanno smettere.
Acqua vergine, ardente di fiamme vive.
Implacabili, ingestibili, oceaniche.
Come la mia fantasia antica, mio segreto fedele
che mi dilania, mi contorce, mi esalta, mi acquieta, mi placa.
E io, solo così, so essere.
Chiara Balducci