Covid/salute mentale: psicologi in serie B?

Covid/salute mentale: psicologi in serie B?

                Uno dei tanti effetti indesiderati e, per certi aspetti devastanti, della gestione dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19 è costituito dallo squilibrio mentale causato al cittadino medio a seguito della comunicazione dei media, non sempre civile, anzi molto spesso selvaggia, per allertare e orientare la popolazione nel senso delle misure di “sicurezza” al fine di contenere la “pandemia”. Da qui, la gestione dell’emergenza non solo ha devastato l’economia, ma anche la salute mentale di buona parte della popolazione italiana.

                   Consapevole di ciò il Governo, per “rimettere insieme i cocci” di un’Italia salva dal Covid-19, ma ad un prezzo forse un po’ troppo alto, ha emanato il Decreto Rilancio, nel quale, con riferimento all’area sanitaria, prevede fondi e procedure di vario genere. E tuttavia, in questo si intravede una politica che potrebbe definirsi sbrigativa e con forti sperequazioni tra le varie professionalità in ambito sanitario.

              Nello specifico, nel Decreto Rilancio, non è fatta menzione alla salute psichica degli italiani, compromessa dall’emergenza, siano essi professionisti o pazienti dell’emergenza Covid. In ambito scolastico, poi, la tutela della salute di docenti e discenti, è affidata alla dirigenza scolastica (art. 231 DL Rilancio del 20/05/2020) che avrà l’onere di fornire assistenza medico-sanitaria e psicologica. In ogni caso, in tale direzione si favoriscono gli psichiatri e l’uso di farmaci anziché il ricorso a trattamenti psicologici e psicoanalitici

                In realtà, la ripresa economica non può ripartire senza una ripresa psichica della popolazione, considerando con tale termine una ristrutturazione del funzionamento mentale degli individui, compromesso dell’emergenza. Gli specialisti in tale ristrutturazione sono sia gli psichiatri sia gli psicologi, ovvero coloro che si avvalgono prevalentemente di medicine e coloro che si avvalgono prevalentemente della relazione verbale. Due professionalità non esclusive, ma, il più delle volte, integrate o equivalenti. In altri termini, in molti casi e patologie, hanno lo stesso valore sia gli interventi psichiatrici sia quelli psicologici. Ad ogni modo, per alcune patologie di natura psichica, la cura farmacologica è prioritaria, ma la cura psicologica garantisce un sicuro miglioramento della malattia.

                Al di là di ciò e stante la sostanziale parità tra supporto psicologico e supporto psichiatrico, scontata ovviamente delle dovute eccezioni, non si capisce il perché il Governo privilegi l’intervento farmacologico anziché quello psicoanalitico. Peraltro, è da sempre noto che il lavoro congiunto tra psicologi e psichiatri ha portato benefici risultati, più duraturi ed efficaci nella salute dei pazienti. D’altra parte, durante l’emergenza sanitaria, infatti, il supporto psicologico agli operatori e ai pazienti è stato fortemente funzionale ad eludere la sindrome da burn-out, per i primi, e la depressione, per i secondi.

                Ed ecco che, molti psicologi, in una prospettiva tutta democratica, e dunque, in parte per tutelare la loro professione compromessa dall’azione di Governo, in parte per offrire ai cittadini una alternativa non farmacologica, hanno creato una rete di assistenza, su vari fronti, del tutto gratuita, fornendo strumenti e competenze in maniera volontaria e, per l’ennesima volta, tutelando il diritto del paziente a scegliere la strategia di trattamento.

La Redazione

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