A passo svelto per Lecce di Walter Zitano

A passo svelto per Lecce  di Walter Zitano

     È tardissimo! Solo venti minuti ai nove rintocchi mattutini dell’orologio. Se puntuali riusciamo ad «arrivare dove dobbiamo arrivare», magari ci aggiudichiamo il podio alle prossime Olimpiadi. Un momento… Aspettate… Ma, pensandoci bene, fin’ora non ho vinto neanche una medaglietta in cartoncino. E vabbuò, che c’ammo ffa’! Che ne dici, o amico lettore, andiamo? La lunga passeggiata mattutina del giovedì fino al laboratorio inizia qui, dal primo piano di casa mia, a più di tre metri di altezza dall’asfalto. Eh, compare, trentaquattro gradini sono tanti!!! Lasciato il portone alle spalle, l’immediata svolta a sinistra dà inizio alla nostra calda camminata rinfrescante.

    Seguiamo la dritta via e, dopo il primo incrocio e la svolta a destra, saltiamo dal primo al secondo marciapiede. Eccoci nella piazzetta dell’affollata Porta Rudiae, permeata dal tintinnante suono delle ceramiche delle tazzine, dall’intenso profumo di caffè tostato e pasticcini vanigliati, è gremita di baldi giovini di belle speranze. Li vedo, impacciati dai grossi album da disegno, che si fiondano frettolosamente dalle due vicine caffetterie verso l’Accademia. Colazione con pasticciotto e cappuccino? No, macché! Il caffè e i dolci non sono proprio salutari. In realtà come al solito siamo in ritardo, ma tu fa’ finta di non sapere… Ci addentriamo nella gola dell’ornato arco che conduce al cuore di Lecce, tra il candido e profumato chiarore degli edifici in pietra leccese; lasciamo alle nostre spalle l’Accademia e la Sovrintendenza e procediamo per la sinuosa strada, tra gli empori di souvenir in procinto di accogliere i passanti armati di reflex e pronti all’arrembaggio, fino al Duomo. Continuiamo nella stessa direzione, inebriati dall’aromatico profumo di pane e taralli, passando fugacemente per il chiostro dei Teatini, affiancato da un manifesto che invita a far visita all’esposizione. La libreria Liberrima è già aperta! Bello quel castello tridimensionale di Hogwarts esposto in vetrina! C’è ancora poco movimento, ma va be’, dai, sono quasi le nove del mattino; la gente dorme ancora! Le cose debbono essere fatte con calma: si fanno bene o non si fanno proprio. Guarda la Salerno-Reggio Calabria, ci son voluti più di cinquant’anni per costruirla. Che bel capolavoro però ora che l’hanno completata!

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     Ed eccoci ora in piazza Sant’Oronzo, attraversata dai frettolosi che lanciano occhiatacce all’Orologio delle Meraviglie che capeggia sulle robuste mura del Banco di Napoli; costeggiamo l’Anfiteatro custodito dallo sguardo del Patrono, finché non imbocchiamo la prima viottola sulla sinistra che si apre sull’imponente portone schiuso del Castello, cullato dalle fronde degli alberi. Hai visto quel signore incravattato uscire dal bar Alvino? Aveva proprio la tipica faccia dell’impiegato comunale: eh, quando si parla di fatal quïete foscoliana, tanto prima o poi all’ufficio arriverà.

     Nel frattempo, imbocchiamo la vicina curva che, abbracciando la Fontana dell’Armonia, ci porta fra il pacato frastuono dei mercanti che tentano già di rifilarci borse in cuoio, suppellettili etnici e oggetti d’ogni genere: piuttosto preferirei essere sotto i ferri del mio dentista, almeno lui canticchia i Queen! Percorriamo il bazar ancora per qualche passo, vicino a quei loschi figuri bardati in alta uniforme pronti a piazzare contravvenzioni sui parabrezza delle autovetture come se stessero disseminando volantini pubblicitari. Raggiungiamo il Mercato dei Fiori e prendiamo la via più curva. Siamo nei cantieri. Percorriamo la strada in compagnia del morbido fragore degli attrezzi, delle macchine e degli operai che comunicano tra loro a suon di «Ronzinu, pigghia la trave!!!», scendendo giù giù fino alla Chiesa di San Lazzaro. Ora la quiete. Ancora qualche passo, su per tranquilla via Cota. Arrivati. Siamo al civico 22. E ancora una volta in ritardo!

Walter Zitano

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