Piazza Sant'Oronzo (parte seconda): simbolo di democrazia o cosa? - di E.I.

Piazza Sant'Oronzo (parte seconda): simbolo di democrazia o cosa? - di E.I.

             E così nelle sue dissertazioni storico-turistiche la nostra Redazione ritorna a trattare di piazza Sant’Oronzo, ovvero l’antico centro civico di Lecce, un tempo denominata piazza Dei Mercanti. Eh, sì, perché va subito sottolineato che Lecce ha due grandi centri civici, ovvero due grandi piazze di riferimento per i cittadini leccesi: piazza Sant’Oronzo, per l’appunto, e il nuovo centro civico, piazza Mazzini. Come è noto, ambedue, poi, si contrappongono al terzo e grande centro cittadino, quello religioso, costituito da piazza Duomo.

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            Questa volta il nostro sguardo su Piazza Sant’Oronzo sarà orientato ad una sua caratteristica peculiare, che verrà messa in evidenza attraverso la contestualizzazione col nuovo centro civico. Immediatamente, va marcato che entrambe queste piazze civiche leccesi, sebbene la loro costituzione sia avvenuta in tempi molto diversi, presentano una nota comune, come poc’anzi accennato, sulla quale ci intratterremo.

        Ora, guardando attentamente “i pezzi” che compongono piazza Sant’Oronzo e piazza Mazzini nonché rovistando in contemporanea nella loro storia, si può facilmente arguire che da essi trasuda una marcata contraddizione “interna”, caratteristica specifica, che di rimando va a costituire una delle qualificazioni specifiche del noto capoluogo salentino, partendo per l’appunto dal presupposto che tali strutture architettoniche ne esprimono in sintesi le peculiarità di questo.

        In particolare, si potrebbe affermare che le due piazze si connotano per una marcata contraddizione “interna”, che evidenzia di rimando una sottostante identità sociale non unitaria. In tale direzione, non è un caso che Lecce non si riconosca in maniera netta e definita in alcuno dei suoi cittadini, mancando di una figura iconica di eroe, di intellettuale o di altro personaggio nel quale potrebbe riconoscersi.

       Se tutto ciò indurrebbe allo stupore, essendone questa una peculiarità non comune, l’arguto e attento osservatore dedurrà che, nella sua esistenza, Lecce, in assenza di una “struttura unitaria” di riferimento, presenta proprio per questo un incedere in una composizione corale di interessi, nessuno preponderante. Da qui è facile giungere alla conclusione che Lecce esprime una città spiccatamente democratica, ciò emergendo chiaramente anche e in maniera pregnante dalla sua configurazione urbanistica e dunque giustappunto pure dalle sue due piazze civiche in questione. Ma veniamo al dunque.

            Si è detto dei due centri civici, ma veniamo ora nel dettaglio alle loro contraddizioni, quale minimo comune denominatore specifico. Tali evidenze, come si è accennato, si palesano, allo stesso tempo, nella storia recente e nelle strutture architettoniche delle due piazze.

           Partiamo dunque, da piazza Mazzini, il cui perfetto compimento, nell’attuale versione, si ebbe nell’estate del 1975, quando fu dato il primo impulso ai giochi d’acqua della fontana monumentale. Questa piazza fu costituita in occasione del grande Congresso Eucaristico Nazionale del 1956, per ospitare una folla, si dice, di circa trecentomila fedeli. Da qui, venne naturale ai leccesi titolarla piazza Dei Trecentomila. Tuttavia tempo dopo l’Amministrazione Comunale decise di nominarla piazza Mazzini. Un cambio di denominazione che pare non fu molto ben accettato dai cittadini, i quali si bipartirono tra chi continuava ad indicarla nella prospettiva religiosa e chi per questo si riferiva al noto personaggio risorgimentale. Sicché, fino a pochi anni orsono, e forse ancora oggi, c’è chi la denomina piazza Dei Trecentomila, o più brevemente I Trecentomila, e chi piazza Mazzini.

          Si può tranquillamente affermare che in cinquant’anni di storia, Lecce e i leccesi non si sono messi d’accordo su tale circostanza, che mette in evidenza la loro non unitarietà nell’orientamento “alla cosa comune”, di fatto preferendo alcuni la prospettiva religiosa, altri la prospettiva politica. E non è un caso, in più, se fino ad un paio d’anni fa nei pressi di piazza Mazzini insisteva il noto bar leccese “Trecentomila”, giusto a ricordare l’antica e annosa contraddizione, o sotto altra prospettiva, la sostanziale indecisione o anche la bipolarità leccese, questa convivenza di vedute diverse, nota in definitiva tutta democratica.

            Venendo a piazza Sant’Oronzo, invece, e in linea con piazza Mazzini la sostanziale contraddizione “democratica” leccese non muta. Ed in effetti all’attento osservatore, fino a non molto tempo fa era subito visibile che la colonna romana, alla cui sommità ospitava sin dal XVII secolo la statua del patrono della Città, Sant’Oronzo appunto, fosse circondata in massima parte da grandi edifici in stile fascista: da una parte il palazzo dell’INA e dall’altro la Casa del Mercante.

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           Sicché, ricordando che il Manifesto degli Intellettuali Fascisti del 1925 evidenziava che il conseguente movimento politico presentava forti componenti spirituali e per certi aspetti religiosi, troviamo proprio nell’antico centro civico leccese, ancora la convivenza di strutture artistico-edilizie “tecnicamente” incompatibili, concettualmente distanti e in competizione dunque, tra loro. Ovvio che qui ci si riferisce al fascismo come prospettiva e categoria storica, perché non è più attuale come movimento politico, se non in dinamiche evocative.

            A dare ancora più forza a questa contraddizione, troviamo poi il grande orologio artistico posto sulla facciata della Banca Commerciale, realizzato da Francesco Barbieri di San Cesario di Lecce e inaugurato nel 1955, che nella sua parte centrale o meglio in quella più chiara e visibile, mostra la Costellazione dell'Orsa Maggiore e i dodici segni dello Zodiaco, segni appunto di una “scienza” arcaica e originaria, che tutt’oggi evidenziano una contrapposizione e una netta separazione con l’attuale cultura religiosa.

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            Certamente, danno manforte alla colonna intronizzata dalla statua del Santo e Patrono leccese, le due antiche chiese di epoca Cinquecentesca, quella piccola (ex) di San Marco e quella posta di fronte all’anfiteatro, ovvero  la Chiesa di Santa Maria delle Grazia.

            Un discorso a parte merita, invece, la recente “scomparsa” della statua, dalla sua storica sede…

            Sta di fatto che piazza Sant’Oronzo assieme a piazza Mazzini, nella prospettiva proposta descrivono egregiamente l’animo e lo spirito della Città, Lecce appunto, la quale in effetti e a ben pensarci, trova le sue radici più profonde in epoche molto lontane, mettendo in luce ciò la sua essenza tutta originaria, ma non per questo arcaica, che possiamo ritrovare in numerose statue e simboli delle precedenti Civiltà, quali ad esempio la statua di Giano bifronte, il Caduceo, le “colonne” …d’Ercole”, le …

E.I.

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