Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: i primi anni del 2000 – di Samuele de Benedetto

Appunti per la storia del Distretto Culturale Leccese: i primi anni del 2000 – di Samuele de Benedetto

            Come è emerso nelle precedenti parti di questa Rubrica di Venti di Ponente, dedicate alla narrazione della nascita e del percorso di sviluppo del Distretto Culturale Leccese, va subito precisato che sono state adottate alcune direttrici fondamentali, quali la trasformazione in provincia di Lecce del sottostante tessuto produttivo, lo sviluppo del sistema di formazione ed istruzione locale, la trasformazione e l’espansione dei contenitori culturali, alcune peculiarità della produzione letteraria.

Si sono tralasciate volutamente le attività teatrali, perché presentano minimi i caratteri della spontaneità come fenomeno, potendo rientrare nelle formazioni “parastatali”, come ben messo in luce negli anni ’90 da Carmelo Bene, e quindi facenti parte di qualcosa calata “dall’alto” e non emergente dunque “dal basso” né mostrando caratteri autopropulsivi ed espansivi, pur essendovi delle importanti eccezioni.

            Al proposito, il Distretto Culturale Leccese si presenta in gran parte quale fenomeno spontaneo. Ed in ciò è la sua rilevanza sul piano nazionale, costituendo infatti un esempio se non unico, di certo quello di maggior rilievo: presenta infatti una pregnanza sociale che in nessuna parte d’Italia può facilmente riscontrarsi.

            Dal punto di vista economico stricto sensu, i primi anni del 2000 vedono il tessuto produttivo della provincia di Lecce subire un forte shock con l’introduzione dell’Euro, per effetto della quale crollano, nel giro di un quinquennio, tutte le attività legate alla produzione di abbigliamento, scarpe e tessuti, che rappresentavano da decenni l’asse portante della nostra industria. Secondo stime pessimistiche tali comparti produttivi contavano nel complesso più di 60.000 operatori. Un’importante massa, fatta di operai ed imprenditori, che è costretta a riqualificare tutta la sua attività. Una fetta importante di questa si sposta, infatti, verso le attività turistiche. Dall’altra, moltissimi, tra giovani e i giovanissimi, si orientano, invece, con maggior vigore al prolungamento degli studi.

            Proprio nei primi anni 2000, in parallelo, l’Università del Salento conosce la sua massima espansione. E se negli anni ’90 tale istituzione ha assistito ad uno sviluppo strutturale, necessario per accogliere grandi masse di studenti, nei primi anni del 2000 vede raggiungere il massimo delle iscrizioni, che si aggirano intorno alle 30.000 per anno. In provincia di Lecce, dunque, cresce il numero degli universitari sia nella porzione discente sia in quella docente, che contribuisce a sollecitare tutto il tessuto culturale, sebbene gli accademici, per larga parte facciano attività “ritirata” e come nel teatro si risolvano all’interno dell’Università. Sempre più numerosi sono gli studenti e i laureati che da lì a poco avranno un effetto dirompente, soprattutto dopo il 2010, sul Distretto Culturale Leccese, generando una pressione decisiva per il suo definitivo decollo.

            Nella stessa direzione si muovono anche il Conservatorio Musicale e l’Accademia delle Belle Arti. In totale, nei primi anni del 2000, una fetta sempre più importante della popolazione leccese e salentina non solo cresce sotto il profilo culturale, ma, ciò che è più rilevante, si muove in più direzioni e mostra le più disparate sensibilità.

            Si è avuto modo di annotare che negli anni ’90 cominciarono a sorgere nuovi contenitori culturali, tra cui spiccano il Fondo Verri e Le Ali di Pandora, che “sdoganano” artisti e scrittori in misura crescente. Nel 2000 a questi si aggiunge a Lecce, Il Caffe Letterario di Paolo La Peruta, mentre sempre più fitta diviene l’attività di presentazioni della libreria Liberrima. Nella provincia cominciano a divenire sistemiche, invece, le attività di Luigina Paradiso e Titti Pagliarini, che si sviluppano lungo tutto l’Arco Ionico, da Gallipoli sino al Capo di Santa Maria di Leuca, mentre le attività della Libreria Idrusa, di Gagliano del Capo, si articolano verso l’Arco Adriatico della provincia, fino a Tricase. Verso nord, a Nardò sempre più fervente diventa l’attività del Caffe Letterario, costituito in associazione culturale.

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            Un cenno specifico merita al riguardo il contributo di Ada Fiore, che nel 2003 istituisce Il Festival dei Giovani Pensatori, portando la filosofia nei pub…e facendola così uscire dall’Università”. Un’iniziativa che riesce ad avere degli effetti propulsivi e moltiplicativi sul territorio e non solo. Il Festival, in effetti, viene poi esportato a Milano dal professor Fabio Minazzi. In ogni caso, nel Salento, a lei, poi, si sommano sul terreno della “filosofia da asporto”, Mario Carparelli e Nadia Bray, quest’ultima impegnata nella “filosofia delle periferie”.

            E mentre tutto questo fermento, tutta questa “militanza culturale” cresce di anno in anno, i vecchi contenitori elitari cominciano a perdere consistenza e da qui, dopo il 2000, le grandi riviste salentine una dopo l’altra a chiudono i battenti. La produzione cartacea di riviste, quindi, si contrare vistosamente e in maniera progressiva. È possibile datare la fine dell’Era delle riviste nel Salento, con le chiusure, da una parte, de Il Corsivo, settimanale creato da Adolfo Maffei negli anni ’90 e la cui attività si protrasse sino al 2009 circa, e dall’altra da Il Bardo di Maurizio Leo, creato anche questo nel 1991, la cui redazione si trovava a Copertino, ma il respiro di questo “foglio culturale” aveva carattere più ampio e di sicuro una caratura provinciale.

            Così, in tutta la provincia di Lecce, sul piano culturale, mentre da un lato cresce il numero di operatori di base, dall’altro, proprio negli anni successivi al 2000, si trasformano i contenitori, passando dall’assetto della rivista cartacea, ad un nuovo assetto fatto di luoghi pubblici e popolari: librerie, pub, bar, sedi di associazioni, piazze…

            Ma non finisce qui!!!

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