Nella vertigine del “tempo dicembrino” Venti di Ponente si concede una breve sosta! - di Pompea Vergaro

Nella vertigine del “tempo dicembrino” Venti di Ponente si concede una breve sosta! - di Pompea Vergaro

     La redazione di “Venti di Ponente” ha deciso di concedersi una breve sosta: la natura del Nostro giornale lo consente, infatti. Nella vertigine che caratterizza dicembre, il tempo assume delle misurazioni differenti da quello ordinario, da quello calato nella routine giornaliera rispetto ad altri mesi dell’anno, è tutto molto più convulso e, per tutti, pochissimo è lo spazio da dedicare alle cose dell’animo, dello spirito e della cultura tout court, alle quali un certo contributo lo offre Venti di Ponente, con le sue riflessioni, con i suoi “pezzi”, con la sua Redazione.

     È il mese, dicembre, che, già fin dal suo ingresso, puntualmente, ruba il nostro tempo proponendoci giorni in attesa di immergerci nelle frenesie delle festività, pronti ad accogliere una nuova stagione e, soprattutto un nuovo anno. E questo dicembre chiudendo un lungo 2021, e come sempre ci rivolge inviti ai buoni propositi, bilanci e programmazioni, che CONOSCIAMO, ma che sempre e comunque attendiamo. E tutto sommato non guastano, nonostante i tempi! Forse perché, in sostanza, ci legano a quel sentimento forte e vivo che è “la speranza”? Quella che è sempre l’ultima a morire?

    E per non farci mancare i riferimenti letterari, il mio pensiero vola a Charles Péguy, saggista e drammaturgo francese vissuto tra fine ‘800 e primi del ‘900 quando scriveva ne “Il Portico del mistero della seconda virtù” che “La speranza è una bambina irriducibile, caparbia… È una bambina che va ancora a scuola… È lei, quella piccina, che trascina tutto. Lei vede quello che sarà… lei ama quello che sarà”.

   Da qui all’Arte, il passo è breve! E ancora a tal proposito, ci piace condividere per il nuovo anno delle opere d’arte che rappresentano “il mondo visto di spalla” con sguardi verso la stessa direzione, verso nuovi orizzonti. Ma, pensandoci bene, opere in tal senso ve sono poche.  Di solito, l’Arte propone figure solitarie sorprese nella intimità delle mura domestiche che guardano al di là di una finestra per sottolineare una sorta di nostalgia o pensosità o solitudine, ma non gruppi, se non in pochi casi. Sicché l’Arte ci dice sempre come stanno le cose… Ella possiede la capacità di decifrare “ogni tempo della vita in cui siamo immersi” spesso per metterci in guardia, spiattellando sotto gli occhi “le verità” che riguardano la nostra esistenza. Per questo vi proponiamo alcune opere che possono fare al caso nostro.

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    Nel frattempo e per tenere fede a un nuovo anno legato alla “speranza” di sguardi collettivi, mi sono soffermata a riflettere sulla Redazione di “Venti di Ponente” giungendo alla evidente conclusione che, fin dalla partenza del primo maggio scorso, questa ha mostrato una viva partecipazione in cerca di una più forte identità giornalistica di cui la direzione editoriale è andata promuovendo con forza. Certamente rispetto agli obiettivi finali, alla vision siamo lontani, ma quest’anno s’è compiuto un tratto importante di strada.

    D’altro canto la nostra mission vede sì l’insediamento di un momento informativo “al passo coi tempi”, ma allo stesso tempo tende a formare e sensibilizzare il gruppo di lavoro su un certo incedere culturale.

    Tutto questo per dirvi che abbiamo cominciato, e ci siamo allontanati dal porto da cui Venti di Ponente è salpata.

    E qui bisogna ritornare all’Arte per dedicarvi una perimetrazione di figure consuete, ossia che riguardano singole figure di spalla, ovvero di quelle figure che guardano l’orizzonte. Di queste, vi è l’imbarazzo della scelta e la cui produzione è vastissima lungo i secoli. Due esempi per tutti con “L’uomo alla finestra” del pittore francese Gustave Caillebotte  e “Donna al Tramonto” del tedesco David Friedrich. Ed ecco che, di quelle figure che raccontano di folle sempre rivolte di spalla, ossia orientate all’orizzonte, per noi spettatori potrebbero costituire la novità.

     Un esempio arriva dal grande affresco “Mondo Novo” del pittore e incisore veneziano Gianbattista Tiepolo e da “Attesa” del pittore tedesco Richard Oelze, dove quella rinuncia ai volti narra una umanità, anche se anonima, unita.  

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     Con “Corteo in pizzo” del pittore belga Paul Delveaux ci troviamo di fronte a un gruppo di giovani spose, soggetti ordinari e quotidiani in corteo che simboleggiano una umanità sparpagliata sì, ma coesa, incidendo sulla loro portata evocativa.

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   E per finire, l'opera “Ragazze sul ponte” del norvegese Edvard Munch: tre ragazze affacciate sul ponte, che ci danno le spalle e possiamo intuire l’affetto e i pensieri che le legano, in un’atmosfera sospesa, in un tempo effimero, ma molto preciso. In altre opere simili però, il messaggio non è più lo stesso, in quanto una delle tre ragazze volge il suo sguardo verso l'osservatore, la cui attenzione è solo per lei, e quel gruppo sembra svanito! E a noi tanto incuriosiscono queste rare novità che l’Arte ci propone e alle quali ci piacerebbe tanto appellarci!

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     Nel frattempo, la Redazione augura a tutti gli affezionati lettori, di cui ne siamo fieri e che affettuosamente partecipano alle nostre scorribande culturali e sociali, di ritrovarci nei primi giorni del 2022, pronti per un altro tratto di navigazione con questa “rivista-quotidiano” fatta di novità editoriali e nuovi entusiasmi, con sguardi sempre rivolti verso nuovi orizzonti.

    E colmi di profonda e sincera gratitudine, che nutre le Nostre proiezioni verso e per il futuro, auguriamo a tutti buone feste …e non finiremo mai di dirvi: Grazie!

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