“Canto per Europa” il romanzo epico di Paolo Rumiz - di Paolo Rausa

“Canto per Europa” il romanzo epico di Paolo Rumiz - di Paolo Rausa

      Finalmente a teatro dopo la lunga astensione forzata, il 6 ottobre scorso, al Franco Parenti di Milano, con "Canto per Europa" di e con Paolo Rumiz, lettore della sua opera che si alternava con altri due, di cui una donna, Evropa/Europa, e una piccola presenza musicale di qualità, due musicisti che accompagnavano le parole dense del mito e della storia con suoni qualificati come mediterranei. Il mito del ratto della giovane donna sedotta da Zeus sotto forma di toro bianco immacolato entra in collisione con la storia moderna fatta di reciproci dissidi fra i popoli vicini, i greci e i turchi, Sidone e la Siria, un grande continente così bello come lo potevano immaginare le fervide menti dei poeti antichi che ancora oggi seduce, che ha ancora bisogno del nostro desiderio e dei nostri sogni. Eccelso, grande Paolo Rumiz!

     Che un libro venga presentato a teatro è una piacevole rarità. Era già accaduto sempre con Paolo Rumiz al Festival della Letteratura di Mantova qualche anno fa. L’occasione era stato un viaggio sul Po. Il titolo del libro: Il risveglio del fiume segreto – In viaggio sul Po con Paolo Rumiz, 2012. Quel documentario, magistralmente ripreso da Alessandro Scillitani, veniva rappresentato da un lettore eccezionale, lo stesso autore, mentre un disegnatore in contemporanea realizzava le scene proiettate in diretta attraverso una lavagna luminosa e alcuni musicisti intercalavano le loro musiche al ritmo di melodie trasognanti. Il tema del viaggio è presente in molte, forse in quasi tutte le opere di Rumiz. La frenesia del viaggio lo ha sempre accompagnato, usando tutti i mezzi di cui può disporre: i piedi innanzitutto, una Fiat 500 Topolino, i treni di terza categoria che attraversano le pianure iridate dell’Italia, o i monti naviganti nei Balcani. Qualsiasi meccanismo lo proietti nello spazio e nel tempo è strumentale a Rumiz per condurre spedizioni scientifiche, ambientali e antropologiche, in lungo e in largo, rievocando spedizioni militari, di Annibale per es. o sul Carso, lungo la Via Appia, da Roma a Brindisi, un’arteria che prolungava verso Oriente il desiderio di espansione romana. Sempre col fido Alessandro Scillitani il quale filma paesaggi e persone che rendono così affascinante la storia degli umani da lasciare tracce indelebili sul territorio.

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     Questo “Canto per Europa” è un omaggio alla storia della civiltà mediterranea che si è sviluppata nelle sue acque interne fra una sponda e l’altra, evocando personaggi mitici e storici che si intrecciano sovrapponendosi in dissolvenza. Una vicenda millenaria intessuta di storie e di culture, scontri micidiali anche, leggende, poesia, epica, viaggio alla scoperta dell’ignoto, Ulisse, gli argonauti, i mercanti fenici, l’ambra, gli empori, l’Itaca di Kavafis, quella di Omero. Un viaggio su un battello inglese, Moya si chiama, dove una piccola ciurma guida senza meta il suo peregrinare dentro la storia, sovrapponendosi gli avvenimenti uno sull’altro. Ulivi, un cuoco turco di madre tedesca, Petros, il nocchiero greco, il nostromo francese Sam askenazita e il narratore dalmata, alla ricerca della verità, di sé stessi, si imbattono in questa fanciulla fenicia, bellissima e seducente, misteriosa che sogna di essere posseduta dal Dio sotto forma di toro bianco come le nuvole.

     Un’atmosfera da sogno guida i nostri eroi che ripercorrono attraverso la loro memoria e i loro richiami le civiltà perdute, eppure rimaste appese come elementi di un passato vivo, insepolto. Dalla spuma si intravedono le coste e la terra intessuta di frumento, vite e olivo come elementi distintivi definiti da Braudel e descritti nei conflitti antichi e moderni fra l’Oriente e l’Occidente fin dalla guerra di Troia, lo scontro fra i greci e i persiani, la figura delle eroine/maghe come Medea, le crociate, lo scontro in atto fra i turchi e i greci, il Mare Nostrum. Una cultura millenaria ha reso questa terra culla di civiltà che si spinge fino a comprendere il nord, qui rappresentato dallo spirito pioneristico degli inglesi. Chabod ne parla diffusamente nella sua opera.

      Il nome cambia, si evolve nel passaggio dalla rozzezza di Evropa alla civiltà di Europa, beneaugurante, ed evoca il desiderio di pace e di progresso effettivo per superare le frontiere della terra ferma, inesistenti in mare. Così possono dispiegarsi le ali per accogliere la storia dei popoli che si affacciano sulle sue coste e anche oltre. Paolo Rumiz fa ricorso a tutto il suo immaginario e lo trasferisce nelle modalità espressive ricche di rimandi mitici con il rigo che trascorre in verso quasi a riprendere il ritmo epico greco dell’Odissea e latino dell’Eneide, ma anche la contrazione del teatro greco che rappresenta la passione degli uomini e le loro storie tragiche sullo sfondo di un tempo infinito.

Paolo Rausa

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