I nuovi codici giovanili? Un pericolo per la lingua italiana? - di Pompea Vergaro

I nuovi codici giovanili? Un pericolo per la lingua italiana? - di Pompea Vergaro

      È sotto gli occhi di tutti che gli epocali cambiamenti dell’attuale società indirizzata verso continui rivoluzionari scenari, siano ormai di una portata incontrollabile. L’avvento dei nuovi media ha così permeato ogni aspetto della comunicazione dalla quale, oramai, non può sottrarsi un’inevitabile “rivoluzione linguistica” riguardante, soprattutto, i nuovi codici dei giovani, traducendosi in un divenire continuo attraverso l’uso dei “social network”.

     Sui “nuovi codici” Venti di Ponente ha già dedicato uno spazio divenuto oggetto di alcune riflessioni fra i nostri affezionati lettori per cui ci sembra utile intrattenerci e interrogarci su un fenomeno in piena corsa e di come i giovani modificano la lingua. In questo spazio uno sguardo sarà rivolto all’attenzione innescata tra linguisti e filologi relativo a questo aspetto sociale.

     Nello stesso tempo, mi vien da pensare: “niente di nuovo sotto il sole” in quanto l’uso del linguaggio autonomo, considerato incomprensibile dagli adulti, è un fenomeno che scaturisce spontaneamente fra le nuove generazioni atto ad acquisire una propria identità e un senso di indipendenza proprio nei confronti del “mondo adulto”. E oggi, il linguaggio giovanile impostosi all’attenzione degli studiosi, già fin dalla fine degli anni Ottanta e gli inizi dei Novanta, viene riscoperto in relazione alla video-scrittura della posta elettronica delle chat e degli sms.

      Sta di fatto che un “nuovo codice” ha sempre bisogno di tempo per imporsi in quanto ogni cambiamento è foriero di opposizioni.  E come sempre accade in ogni ambito sociale e culturale -come, ad esempio, anche in quello dell’Arte, di cui se ne potrebbe parlare in altra occasione-, vi si presentano delle resistenze. Le abitudini acquisite sono rassicuranti, i cambiamenti sono sinonimo di sforzi, ulteriore impegno, ma soprattutto demolizione delle certezze acquisite. I giovani dal loro canto sono desiderosi di costruirsi un proprio mondo, lanciando nuove tendenze, come d'altronde accade anche nel mondo della moda.

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    In realtà, i giovani sono ricchi di idee e creano nuovi neologismi che spesso sono destinati a scomparire, in quanto, l’intento del linguaggio giovanile non è di porsi come codice alternativo alla lingua degli adulti, quanto piuttosto quello di riconoscersi in un gruppo. Per cui, l’aspetto positivo di questo fenomeno si traduce nella libertà di scrivere, postare e condividere pensieri, foto ed emozioni, a tutte le ore del giorno e a tutte le latitudini del mondo.

       E a tal proposito, in relazione al “nuovo italiano digitale”, prezioso è il contributo fornito “dall'Accademia della Crusca”, la più prestigiosa istituzione di linguistica italiana, che dalla sua fondazione del 1583, con sede in Firenze , è impegnata nella cura e nella conoscenza della nostra lingua. Oggi, fa parte della “Federazione Europea delle Istituzioni Linguistiche Nazionali”  il cui compito è quello di elaborare una linea comune di protezione di tutte le lingue nazionali europee. Indubbiamente la sua “vita” si è snodata tra difficoltà inevitabili ogni qual volta il linguaggio ha proposto delle trasformazioni tramite le nuove generazioni, o si siano presentate delle occasioni di innovazioni a nuovi linguaggi.

    Ma “l‘Accademia”, nonostante le difficoltà che ha dovuto affrontare lungo i secoli, possiede quelle peculiarità essenziali mantenendo il ruolo della ponderazione e della lentezza. Così, un  accesso ai contributi scientifici della “Crusca”  lo si trova ne: La rivista della crusca in rete: “ITALIANO DIGITALE” dove,  dal 2018, ha trovato posto una  sezione che, offrendo un servizio di consulenza, spiega parole nuove “… ma anche parole che trovano solo in tempi recenti un maggiore impiego nella lingua comune …  per fornire un porto sicuro a chi si trovi immerso nella tempesta delle novità lessicali a cui il web e i mass media sottopongono continuamente”…

     D’altro canto il linguaggio giovanile ha contribuito grandemente ad accrescere la ricchezza espressiva del lessico dell’italiano contemporaneo. Infatti, nel “Vocabolario dei Neologismi. Parole Nuove dai giornali” edito dalla Treccani (2009) compaiono oltre 4000 parole nuove. Essere conservatori o innovatori, dunque, sono modalità che si possono e si dovrebbero saper integrare. L’ideale sarebbe riuscire a coniugare il meglio della nostra storia con nuovi paradigmi, innescando un dialogo fra tradizione e innovazione per meglio gestire il nostro presente.

     La lingua italiana, dunque, oggi è più viva che mai, le forme scritte inaspettatamente prevalgono sul linguaggio orale, grazie alle nuove tecnologie. D’altronde, stiamo assistendo e vivendo una vera e propria rivoluzione linguistica che offre una grande opportunità per riorganizzare le nostre conoscenze e la nostra percezione del mondo e, al tempo stesso, rappresenta una sfida all'intelligenza ed alla creatività.

     Ma, d’altra parte, già Niccolò Machiavelli nell’opera “Discorso o Dialogo intorno alla nostra lingua” composta intorno al 1525 non affermava che il linguaggio è un organismo vivo e in continuo divenire?

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