L'ultima creazione letteraria di Titti Preta: Le Donne Sono Isole - di Rossella Maggio

L'ultima creazione letteraria di Titti Preta: Le Donne Sono Isole - di Rossella Maggio

       Titti Preta, Cavaliere al merito della Repubblica, docente di Lettere Classiche, epigrafista, esperta di Beni Culturali e dantista, scrive per passione, sollecitata dal forte impegno sociale. Vincitrice di vari premi letterari nazionali, ha all’attivo numerosi titoli, tra romanzi e saggi. Ultime pubblicazioni: “Cercando Yolanda-Vita in controluce di Dalida, la Calabrese di Parigi”, “L’abbraccio della notte -Inchiesta sul Mostro di Firenze”, “Sulle orme di Byron”, un mystery incentrato sul Grand Tour del poeta inglese a Roma e il racconto storico “La brigantessa silana”. Organizza passeggiate letterarie nella sua città, Vibo Valentia, e a Firenze dove, dopo la laurea, prosegue i suoi studi. Non ha ancora scritto una silloge poetica, ma prima o poi lo farà. Oggi ci propone questo interessante suo ultimo lavoro “Le Donne Sono Isole – Riflessioni sulle Solitudini Femminili in Età Classica” (Meligrana edizioni,2023).

       Queste donne prese in esame, quelle del mito e quelle della storia, sostiene l’autrice, sono: “isole”, ovvero eccezioni del “femminile-pensiero” dell’antichità. Sono storie di differenze e di emarginazione: ognuna di loro è un’isola.”

     Proviamo a seguire questo ‘filo dell’insularità’ che per un verso o per l’altro le accomuna attraverso le parole stesse dell’autrice:“Le nēsoi (insulae) dell’Odissea appartengono a tre tipologie: - isole dell’alterità, che alimentano il fascino della differenza verso mondi lontani: Ogigia con la ninfa Calipso, Eea con la maga Circe e l’isola delle Sirene; - isola della xenìa, ovvero dell’ospitalità: Scheria con la principessa Nausicaa; - isola del nòstos, ovvero del ritorno: Itaca con la regina Penelope. Nell’Odissea dunque l’isola è donna, e ogni donna è un’isola, ovvero un mondo a sé, senza sovrapposizioni di ruoli tra isole: ninfa, maga, sirena, principessa, regina. Nel mondo romano, invece, le isole-donne rappresentano le scapestrate, le incoercibili che rifiutano il potere maschile. Le isole diventano luogo del confino in cui espiare la colpa di essersi ribellate all’autorità di padri, fratelli, mariti, per lo più appartenenti ai rami delle famiglie imperiali. L’isola passa dal mito alla storia e genera un senso di pathos, estraneo al racconto omerico, poiché l’isola mitologica non rappresenta di per sé una punizione, ma una scelta, essa “appartiene” alla sua abitatrice, anche se esclusa dal cosiddetto mondo “civile”. Il suo è un volontario esilio.

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(Titti Preta)

         Come dire: Scheria è Nausicaa, che assume i caratteri della diversità rispetto al modello di ragazza in età da marito. E le altre isole-donna, oltre alla diversità, sono spazi ‘ibridi’, per la compresenza di elementi fantastici e realistici, antropici e selvaggi, e di tratti pertinenti alle sfere del divino e dell’umano: sono isole del desiderio. Il mondo femminile dell’Odissea è mondo binario, diviso tra sedotte/seduttrici, tra passive/attive in amore. Le prime sono donne sottomesse che vivono nell’oikos (per esteso il gruppo familiare, non solo la casa strictu sensu), protette dagli affetti e dalle mura domestiche. Di questo gruppo, la figura-chiave è Penelope.

     Diverso il destino nel I secolo d.C. delle ‘principesse’ romane espatriate, che avvisano una vera e propria “morte civile” sulle isole di Ventotene, delle Tremiti, Capri, Ventotene, le Tremiti. I Romani sapevano come punire le donne che trasgredivano la lex e del mos, deportandole su isolotti del Mediterraneo: la solitudine è il prezzo da pagare per aver infranto le norme giuridiche e morali. Anche se sono le principesse giulio-claudie, come Giulia o Agrippina. È interessante capire cosa sia stata la devianza femminile nell’antichità, perché l’indagine sull’emarginazione delle donne ribelli e sulla misoginia classica è un a storia universale.”

      L’ultima pubblicazione di Titti Preta, dunque, si rivela essere un saggio di tutto rispetto per la capacità dell’autrice di viaggiare attraverso i differenti mondi del mito e della storia inanellando una carrellata di famosissime, ma in fondo poco conosciute nelle loro particolarità, figure femminili che abitano i ricordi scolastici di molti, rendendocene per ognuna un ritratto preciso e mettendo in evidenza l’immenso oceano di solitudine in cui sono naufragate insieme alla loro memoria. È un richiamo e un monito cui può riferirsi la femminilità attuale per ritrovare il bandolo di una matassa che non si è tuttora dipanata. In fondo ricordare da dove veniamo può aiutare a capire il presente in cui viviamo e a tracciare un futuro migliore per noi tutti.

Rossella Maggio

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