In chimica e in fisica la differenza di potenziale è ciò che permette il movimento, la corrente degli elettroni all’interno di un circuito; ma questo meccanismo, se ci pensiamo bene, è ciò che è alla base anche della comunicazione, del dialogo tra esseri umani. La comunicazione, il dialogo avvengono solo se c'è quella "differenza di potenziale", quel gradino che permette il trasferimento di idee, di emozioni, di sensazioni.
E cosa è l’amore se non flusso, travaso, osmosi, avvicinamento di anime, come in un abbraccio che allenta le tensioni e ristabilisce un equilibrio perennemente instabile?
I termini di questa espressione celano un potere incommensurabile, sono due colossi, due oceani che quasi smarriscono per le implicazioni del loro profondo significato.
Partiamo da “differenza”, un vocabolo che spesso ha un’accezione negativa nel linguaggio quotidiano; attingendo dal mondo della matematica e dei numeri richiama l’idea di una diminuzione di una restrizione, l'idea del positivo e del negativo o del non rispondente ad un cliché, l'idea di un disequilibrio, di un dislivello. La differenza è invece una ricchezza: non è un confronto tra un maggiore e un minore, ma il riconoscimento delle peculiarità di ciascuno, quella caratteristica che ci rende unici e irripetibili. La differenza non è sottrazione, ma opportunità di interazione, di generazione di flussi di pensieri.
Se non ci fossero differenze di opinioni, di pensiero, di emozioni saremmo come una pozzanghera di acqua stagna, fermi nelle nostre posizioni, impossibilitati a crescere e ad evolverci; mentre noi siamo sorgente di acqua che scorre, sempre fresca, perché fluisce in modo dinamico grazie al nostro essere differenti.
Ecco, l’amore nasce dalla differenza; l’interesse, il richiamo verso l’altro nasce ancestralmente dalla ricerca di “qualcosa” di differente che non abbiamo, o meglio che non siamo, e che desideriamo. Ma Amore non è riempire un vuoto, colmare una lacuna, ridurre una distanza, annullare una mancanza, ricucire una ferita, trovare quel pezzo del puzzle che dà senso all’intero disegno della nostra esistenza. Amore non è il complemento a 100, la somma che fa uno, il granello di sabbia che nel barattolo crea il pieno assoluto, la goccia che ci fa dire che il bicchiere è pieno o la toppa che nasconde lo strappo su un vestito.
Amore è pieno di sé, è moto interiore, perché è la nostra essenza, il senso del nostro cammino sulla Terra e solo quando ne siamo colmi per noi stessi, il primo granello di sabbia che avanza o la prima goccia di acqua che tracima dal bicchiere diviene meravigliosa Condivisione, Partecipazione. Amore non è un bisogno, è gioia nel donare e nel donarsi agli altri senza aspettarsi nulla, non è un dare per avere, ma si autoalimenta, non è mera dipendenza dall’altro, ma pienezza di sé stessi.
In quello spazio “esterno”, a volte immenso, a volte angusto, che è fuori dall’essere, avviene la conoscenza dell’altro, il riconoscimento di una nota che non è la nostra stessa nota, che è nota differente, ma che per qualche ragione si accorda ad essa, di quella parola, diversa dalla nostra che dà senso ad uno stare insieme, di quel colore che non si sfuma e non si confonde eppure si abbina perfettamente al nostro.
In questo ritroviamo l’essenza del termine “potenziale”, una sorta di messaggio cromosomico scritto prima dei tempi che contiene la nostra storia, il nostro destino che non può esplicarsi, rivelarsi, decodificarsi se non nell’incontro dell’altro; in Amore, ci si trova, ci si mette in contatto, si trasmette in Amore, continuando ad essere due individui distinti; gli altri possono arricchire il nostro bagaglio, ma mai andare a sostituirne uno già presente. Non si fa posto in Amore, perché Amore è espansione, è piena realizzazione del nostro potenziale.
Monia Politi