Lo scorrere del tempo… nel tempo. E comunque vadano le cose lui passa! - di Gianmarco Pennetta

Lo scorrere del tempo… nel tempo. E comunque vadano le cose lui passa! - di Gianmarco Pennetta

      In qualunque contesto o circostanza, l’uomo da sempre ha dovuto fare i conti con il Tempo, questa entità superiore e imprescindibile. E anche in questi nuovi frangenti, quelli appunto che si sono palesati da circa un anno, abbiamo il nostro da fare con quest’entità, il Tempo. Prima del marzo dello scorso anno, infatti, la nostra percezione del Tempo era totalmente diversa, dall’inatteso e attuale Tempo pandemico: sempre in continua corsa, e ci dimenticavamo di concederci una pausa per riflettere sulle nostre vite. In questi ultimi mesi, invece, tutto si è disposto diversamente rispetto al passato, ed il Tempo vuole essere riempito di altro rispetto al solito. Qui, la riflessione, mi pare che giochi un ruolo di primo piano. Pare infatti che sia arrivato proprio il Tempo di darle largo spazio.

     Ad ogni modo, ho sempre avuto un pessimo rapporto col trascorrere del tempo. Pur essendo ottimista di natura, viaggio sempre indietro con la mente per riassaporare momenti passati, in perenne contrasto con la parola fine, che del tempo è una naturale conseguenza. Un’idea simile a quella che traspare tra le righe del racconto “La Passeggiata” di Federico Moccia, pubblicato dal Corriere della Sera nel 2007 nella collana “Corti di Carta”. “Un uomo di mezza età esaudisce il proprio desiderio di rivedere il padre “Ora è di nuovo qui. Vicino a me. Sono sottovento e sento il suo profumo leggero di dopobarba, quello di sempre, quello che mi manca così tanto” per riassaporare il tempo della sua giovinezza quando entrambi, uniti da un rapporto esclusivo che va oltre quello tra genitore e figlio, si lasciavano andare a lunghe chiacchierate a bordo di una barca a vela sul litorale di Anzio. Come un quadro appeso nel salotto dei ricordi più belli, il protagonista si immerge nei colori mai sbiaditi dall’età, tenendo la mano del padre sotto lo sguardo attento di Walter il bagnino, come avesse un’altra occasione per rivivere dal vero i suoi ricordi senza comprometterli o alterarli, in attesa di un ultimo consiglio dal migliore amico di una vita.”

      Sfogliando le pagine di questo breve racconto racchiuso in 57 pagine, “Chi ha tempo non aspetti tempo”, sembrerebbe voler suggerire lo scrittore romano, così come ci ripeteva sempre mia madre quando da bambini non volevamo fare i compiti il sabato pomeriggio, chiedendole di rimandare quel momento noioso al giorno successivo. La pandemia di Covid-19 ci sta insegnando che tutto questo tempo per fare le cose non è che ci sia sempre, pertanto non possiamo permetterci di rimandare i nostri impegni per tutta la vita. Eppure gran parte di noi sa benissimo quali siano le cose importanti, solo che ce ne accorgiamo quando è la realtà dei fatti a ricordarcelo o quando ci rendiamo conto di aver avuto abbastanza tempo ma che, ormai, non potremo più recuperare.  

Ce lo dimostra  ancora la letteratura con Giuseppe Ungaretti che dice di come e quanto le circostanze esterne possano alterare la percezione di quel consolidato “tempo relativo”. Il poeta simbolo dell’ermetismo, si ritrova, suo malgrado, catapultato al fronte nel corso della Prima Guerra Mondiale, diventando così in prima persona, il manifesto dello stato d’animo dei soldati. Una guerra come sappiamo, definita di trincea, logorante, fatta di attese. Ed è proprio in questo contesto disumano che per Ungaretti il tempo appare fugace. L’attesa estenuante di qualcosa, che la mente del poeta-soldato rifiuta di accettare, portando l’uomo alla sua distruzione.

      Ma se è vero che la pandemia da Covid-19 ci ha imposto una nuova percezione del tempo, un tempo fatto di attese, dilatato, a volte sempre uguale, non dobbiamo dimenticare che seppur difficile, il nostro tempo è oggi e dobbiamo fare in modo di non sprecarlo perché come ci ricorda Jovanotti “comunque vadano le cose lui passa”.

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